Il M5S non espelle più chi non restituisce

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-01-08

Nobili motivazioni hanno consigliato la tregua: a Palazzo Madama la maggioranza conta su 164 voti, tre in più rispetto alla soglia minima di 161. Se li cacciano è a rischio il governo

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Alla fine la mannaia del MoVimento 5 Stelle sui grillini che non restituiscono non si è abbattuta. Anzi: si è scoperto che a non essere in regola sono 47 grillini ma per ora i probiviri hanno aperto soltanto procedimenti nei loro confronti, senza sanzioni.

Il M5S non espelle più chi non restituisce

Ai 47 stata inviata una comunicazione formale in cui si rileva il mancato rispetto dello Statuto dei 5 Stelle. Chi ha ricevuto la mail ha quindi dieci giorni di tempo per fare delle controdeduzioni, compresa la possibilità di regolarizzare i versamenti. Dopo, soltanto dopo tre probiviri, ovvero la ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, il consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti la consigliera comunale di Villorba (Treviso) Raffaella Andreola, arriveranno a una decisione: archiviazione del procedimento, richiamo, sospensione oppure, extrema ratio, espulsione. E così alla fine l’unico a essersela filata (al momento giusto, evidentemente) è Santi Cappellani, quello che fino al giorno prima non trovava la password di Rousseau e a partire dal giorno dopo ha scoperto quanto sono cattivi i grillini. Spiega oggi Luca De Carolis del Fatto Quotidiano che da quando sono al governo i grillini hanno, stranamente, scoperto la diplomazia:

Dietro le quinte, il lavorìo di Grillo. Da giorni il fondatore telefona a dissidenti di vario ordine e grado per rabbonirli. Sta cercando anche i “contiani”, quelli che volevano uscire in Senato per formare un gruppo in suo nome. Ma il pressing di Grillo sta funzionando. Come i moniti del premier, pronto a disconoscerli. Così invece che gruppo i contiani si faranno “componente”, dentro il M5S. E in settimana diffonderanno un loro documento con punti programmatici, da sottoporre a Di Maio.

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I parlamentari a rischio (Il Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2019)

Poi ci sono i 5 Stelle tentati dal gruppo che Fioramonti vuole far partire da febbraio alla Camera, Eco. “Non pensino di sedere al tavolo di governo”avvertono dal M5S. Intanto dall’alto piovono telefonate per evitare che il gruppo si riempia di grillini. Stanchi, di restituzioni e di altro.

Rischiano l’espulsione in nove, tutti in ritardo sulle rendicontazioni da oltre un anno, ma tra questi a preoccupare sono soprattutto i senatori. In cinque sono fermi a dicembre scorso: Lello Ciampollillo, Fabio Di Micco, Cristiano Anastasi, Luigi Di Marzio e Mario Michele Giarrusso.

Il rischio per Conte dietro le espulsioni

A spiegare il motivo di questa improvvisa soluzione diplomatica è Federico Capurso sulla Stampa: a Palazzo Madama la maggioranza conta su 164 voti, tre in più rispetto alla soglia minima di 161.

«Nessun rischio per il governo», assicura il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Ma se venisse confermata la cacciata per tutti e cinque, l’esecutivo si reggerebbe in piedi solo grazie all’appoggio esterno del gruppo delle Autonomie, dove siedono i senatori a vita, e di un’eventuale pattuglia di responsabili proveniente da Forza Italia. Inizierebbe, insomma, un calvario ad ogni voto di fiducia. Insomma, i vertici dei Cinque stelle quel «pugno duro» lo hanno mostrato, ma non sono così sicuri di volerlo usare.

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Certo, ciascun eletto sarebbe a quel punto chiamato a farsi i suoi conti: ovvero a considerare che se cade il governo rischia il posto e la Lega non avrebbe certo abbastanza cadreghe per tutti. Per adesso però l’unico sanzionato è Gianluigi Paragone. Che ha annunciato di essere pronto ad andare in tribunale e ha già contattato l’avvocato Lorenzo Borré per le varie e le eventuali.

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