Rousseau, cronaca di un voto annunciato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-09-02

Lo Stato Maggiore del M5S convoca gli attivisti a votare su un quesito in cui compare il PD (l’altra volta la Lega non c’era), non si parla dei punti dell’accordo e si vota nel giorno in cui Conte avrebbe dovuto incontrare Mattarella. Ce n’è abbastanza per capire quale sia l’orientamento…

article-post

“Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”: il M5S annuncia sul Blog delle Stelle il voto su Rousseau e se dal quesito di solito si capisce quale sia l’orientamento dello Stato Maggiore del partito, nell’occasione qualcosa è cambiato. E per un motivo ben preciso.

Rousseau, cronaca di un voto annunciato

Il MoVimento 5 Stelle è infatti famoso per la scarsa linearità e il generale orientamento che tende a dare agli attivisti sulla votazione, che di solito è preceduta da appelli delle cariche più influenti del partito o da evidenti tentativi di manipolarlo, come in occasione del voto sul sequestro della nave Diciotti effettuato dal ministro degli Interni Matteo Salvini. Quella volta il quesito da votare era questo:

m5s diciotti salvini 2

Nell’occasione persino la buonanima di Beppe Grillo arrivò a lamentarsi scherzosamente della domanda posta agli iscritti, ma in realtà il problema non era il modo in cui era posta la domanda, ma il fatto che non ci fosse nemmeno il tentativo di far capire agli attivisti la portata del voto, visto che non si nominava nemmeno il ministro Salvini né si faceva in alcun modo cenno a ciò che stava succedendo, ovvero alla richiesta di autorizzazione a processare da parte del tribunale dei ministri per il reato di sequestro di persona.

beppe grillo voto rousseau

All’epoca si pubblicò  un riassuntino pieno di informazioni sbagliate sul Blog delle Stelle. L’intero testo pubblicato dal MoVimento 5 Stelle – che, bontà sua, riusciva soltanto nel terzo paragrafo a nominare il sequestro di persona – era un palese tentativo di orientare il voto degli iscritti alla piattaforma Rousseau, a partire dal favoloso “distinguo” con cui spiegavano che se uno viene accusato di qualcosa deve andare a farsi processare (quindi Salvini deve farsi processare) tranne in un caso: nel caso che a processo ci vada Salvini:

Questo quindi non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare.

L’intenzione era quindi palese (si voleva salvare Salvini) e la realizzazione la tradiva in maniera solare e cristallina.

Il voto su Rousseau per il governo M5S-PD

Non si tratta dell’unico esempio. La storia dei grillini è piena di esempi di voti orientati, nei quali gli iscritti venivano a ratificare decisioni già prese. Ne è un esempio il voto per l’accordo con la Lega, che viene spesso citato a sproposito per confrontarlo con questo. Ma quel voto arrivava dopo una lunga negoziazione tra i due partiti che stipularono un “contratto” nel quale comparivano come approvati molti punti del programma M5S. Per soprannumero, nell’occasione non si citava la Lega come se il partner di governo non esistesse.

Inutile dire che nei fatti quel voto è stato tradito in più occasioni, in primo luogo sulla TAV dove la Lega si era impegnata a una ridiscussione dell’opera che non è mai avvenuta. Eppure i grillini approvarono con grande entusiasmo. Stavolta no. Stavolta nel quesito si cita il nemico ma il blog non ha mai pubblicato i punti dell’accordo con il PD (i primi dieci) né i secondi dieci comparsi dal nulla qualche giorno dopo.

Si vota martedì perché il voto conta

In ultimo, nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano aveva raccontato che secondo fonti parlamentari il quesito sarebbe stato pro-forma perché l’accordo si sarebbe fatto con o senza l’ok degli attivisti.

Non era passata inosservata, al Colle, la perentorietà con cui il voto era stato annunciato sul blog tre giorni fa: “Gli iscritti al M5S hanno e avranno sempre l’ultima parola. Solo se il voto sarà positivo la proposta di progetto di governo sarà supportata dal MoVimento 5 Stelle”. Una mina piazzata sulla strada delle consultazioni, irricevibile per la più alta carica dello Stato.

Così ieri mattina, incaricando Conte premier, Mattarella ha chiarito lo stesso concetto che aveva sottoposto il giorno prima a Di Maio. E ha ricevuto la medesima garanzia: “Il nostro sì è incondizionato: i gruppi parlamentari voteranno la fiducia al nuovo esecutivo”. Un fatto che ha diffuso finalmente l’ottimismo al Quirinale.

Tommaso Labate sul Corriere della Sera invece si esprimeva così a proposito del quesito:

Chi lavora sulla formulazione del quesito se lo immagina così. Semplice semplice, concentrato sulla parola«Conte», senza citare il Pd. «Volete voi che nasca un governo Conte 2, che si pone come obiettivi…?», e via con l’elenco dei punti programmatici. Da quando esiste l’ultima versione di Rousseau, il sì alle richieste formulate da Roma ha sempre vinto.

È invece accaduto l’esatto contrario: il PD viene citato, i punti programmatici no, non si parla di un Conte 2 e quindi di continuità con l’esperienza di governo precedente e così via.

voto rousseau m5s

Ce n’è abbastanza per rendersi conto che sta succedendo qualcosa di strano e inusuale rispetto ai precedenti. Ed è inutile nascondere che l’intenzione di chi ha formulato il quesito e almeno di parte dello Stato Maggiore del M5S (escluso Grillo e gli eletti, a quanto pare, che sono al 90% per il sì) è di “non influenzare” una tendenza ben precisa da parte degli attivisti (che, a giudicare dai commenti che si leggono sulle pagine fan dei grillini, sembrano in maggioranza per il no). Il M5S non ha nemmeno atteso che Conte salisse al Colle per i ministri, forse perché ormai la trattativa è arenata se il PD non accetta il posto da vicepremier per Di Maio. L’intenzione è palese e il risultato sembra essere annunciato. Se arrivasse una bocciatura l’unica via in teoria sarebbero le urne. Nella pratica è sempre possibile un nuovo accordo in extremis con la Lega (Salvini tiene sempre aperta la porta), anche se a quel punto i grillini dovrebbero rinunciare a Conte e ai 7 punti in più accreditati nei sondaggi. Oppure Rousseau ci stupirà questa volta e voterà sì anche a dispetto dei santi. E lì qualche testolina dovrebbe a quel punto saltare. Per sempre.

Leggi anche: Ma come mai Salvini non nomina mai il M5S quando attacca il governo?

Potrebbe interessarti anche