Di Maio è nei guai: Rousseau lo salverà?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-29

La leadership del Capo Politico è messa in discussione all’interno dei gruppi parlamentari a 5 Stelle ma anche da migliaia di simpatizzanti ed elettori indignati per l’accordo con il partito di Bibbiano. La democrazia diretta da Casaleggio su Rousseau più che mettere in discussione l’accordo con il PD serve per salvare proprio Luigi Di Maio (dai suoi)

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Che ne sarà di Luigi Di Maio dopo il voto su Rousseau? Sono tante le variabili della consultazione online. Molto dipenderà soprattutto da come verrà formulato il quesito. Perché già in occasione del voto per salvare Salvini il M5S riuscì a cavarsela in quel modo. Secondo il senatore Nicola Morra ci sarà uno “sforzo massimo” per “rendere il quesito neutro”.

Le accuse a Di Maio per l’alleanza con il PD

E chissà che agli iscritti non venga proposto un quesito molto chiaro. Una cosa come “volete un’alleanza con il Partito Democratico?”. A maggio 2018 agli iscritti venne semplicemente chiesto “approvi il contratto per il Governo del Cambiamento?”. Ma ora come ora un contratto con il PD non c’è, e non è ancora stata rivelata la formula di marketing con cui verrà presentato il Conte-bis. Il tempo stringe e c’è già chi immagina strategie per portare al voto le truppe cammellate del Sì.

 

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È vero che all’ultima votazione parteciparono appena 25mila iscritti, ma in occasione del voto sul contratto di governo i votanti erano stati quasi il doppio (44.796) con il 94% a favore dell’alleanza con la Lega. Alcuni magari sono quelli che in queste ore stanno bombardando i canali social del Capo Politico del MoVimento accusandolo di aver tradito i valori del M5S e tutti i proclami contro il Partito Democratico.

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Ci sono quelli che parlano di Bibbiano (ovviamente) e quelli che si rammaricano perché oramai il M5S è diventato un partito di persone attaccate alla poltrona che finirà per andare a braccetto con gli amici della Tav (ma pure la Lega lo è) e con le lobby UE (qualsiasi cosa voglia dire). È un malcontento nel quale sguazza il megafono di Salvini Luca Morisi, che in questi giorni è molto impegnato a sfottere i grillini per la valanga di insulti che stanno prendendo su Facebook.

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Qualcuno magari sarà pure fake ma la maggior parte è composta da genuini simpatizzanti di Di Maio (lo dimostra anche il badge di follower di lunga data di alcuni). Al limite a spingere in alto certi commenti potrebbero essere all’opera alcuni account non strettamente a 5 Stelle.

Come Di Maio potrebbe salvarsi grazie a Rousseau

Ma che valore hanno i commenti su Facebook? Senza dubbio sono indicativi di una certa insofferenza ma non è affatto detto che si traducano in voti contrari su Rousseau. Questo perché – ed è importante – gli iscritti al “sistema operativo” del MoVimento 5 Stelle sono un numero decisamente inferiore. E questo le gerarchie del partito lo sanno. Come sanno che se vuole Di Maio può far ripetere il voto, qualora l’esito non fosse di suo gradimento (non è mai successo fino ad ora).

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Di grande importanza è anche il fatto che gli iscritti che hanno i privilegi di voti – ben diversi da quelli che commentano sulla pagina di Di Maio – nella quasi totalità delle votazioni su Rousseau non abbiano mai smentito la linea ufficiale del partito. E oggi la linea ufficiale è che si deve fare un accordo con il Partito Democratico. I votanti di Rousseau sono i più convinti tra gli elettori del M5S, il nocciolo duro degli attivisti che è sempre fedele alla linea. E anche se non fosse così da fuori non c’è modo di saperlo visto che l’esito del voto può essere manipolato a piacimento (e non c’è nessuno che garantisca che ciò non possa avvenire). C’è chi ha provato ad aprire un sondaggio sul gruppo non ufficiale “Fans club Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista”. Un gruppo la cui popolazione si distribuisce equamente tra troll e grillini veri (lo stesso utente che ha aperto il sondaggio è un troll). E lì la situazione si capovolge, con la maggioranza (parliamo in ogni caso di poche decine di voti) a favore dell’accordo.

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Non bisogna quindi confondere gli attacchi a Di Maio (ce ne furono di simili anche in occasione dell’accordo con la Lega) con quello che sarà il voto su Rousseau. Saranno come sempre i duri e puri a decidere le sorti, e visti i numeri in gioco bastano poche migliaia di voti per ribaltare il risultato. Diverso invece è la perdita di consensi e di fiducia nei confronti di Di Maio che si registra nell’elettorato a 5 Stelle (che alle politiche 2018 ha preso oltre dieci milioni di voti). Ed è proprio nello iato tra l’elettorato nazionale e l’esigua riserva indiana degli attivisti che si può misurare il valore della democrazia diretta su Rousseau: pari a zero. L’unico che potrà beneficiare di un sì su Rousseau è Di Maio, che ancora una volta potrà raccontare ai suoi di avere la fiducia del M5S. Ma non è così.

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