Rita Pavone e Rula Jebreal: il doppio standard della Rai per un Sanremo sovranista

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-07

Sulla partecipazione della giornalista israeliana con cittadinanza italiana la RAI mette dei paletti e parla di questione di opportunità. Per quella della cantante con cittadinanza e residenza in Svizzera che se la prende con una ragazzina e che sparge bufale sovraniste invece nessun problema

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Rita Pavone sarà uno dei big in gara a Sanremo. Ad annunciarlo ieri durante la puntata del 6 gennaio de «I soliti ignoti» è stato Amadeus, il conduttore della settantesima edizione del Festival della canzone italiana. A 48 anni dalla sua ultima partecipazione a Sanremo (1972, con Amici Mai) la Pavone tornerà per la quarta volta al Festival con il brano Niente (Resilienza 74).

Rita Pavone, per un Sanremo sovranista

Sulla canzone di Rita Pavone non è possibile per ora esprimersi, e senza dubbio va lodato il coraggio di una cantante che si mette in gioco a 74 anni (ma forse è stata più impegnativa la partecipazione a Ballando con le stelle). Ma non è per questo che tutti oggi parlano di Rita Pavone a Sanremo 2020. La ragione è la profonda simpatia che la cantante nutre da qualche tempo a questa parte per la Lega e per Matteo Salvini.

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Perché negli ultimi anni Rita Pavone è diventata celebre non tanto per le sue canzoni, le sue partecipazioni a programmi televisivi o per le sue tournée quanto per essersi informalmente iscritta alla folta schiera degli artisti sovranisti uniti per la difesa dell’Italia. Anche perché l’ultima volta che la Pavone ha avuto un programma tutto suo in Rai (Woodstock: Rita racconta), gli ascolti non sono andati benissimo. Segno forse che il sovranismo è sì capace di catalizzare una caterva di commenti e reazioni ma poi a livello di audience le cose vanno diversamente.

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Forse sarà perché tutti i sovranisti dichiarano con orgoglio di “non guardare la televisione”, che si sa è la fonte delle bufale governative, oppure di non averla affatto. E chissà quanti di loro potranno guardare l’esibizione a Sanremo della Pavone, visto che avevano già fatto sapere – in occasione delle polemiche sulla partecipazione di Rula Jebreal – che Sanremo non lo guardano da decenni.

Perché non c’è una “questione di opportunità” sulla partecipazione di Rita Pavone a Sanremo?

E mentre alcuni quotidiani (come Libero e Il Tempo) si sono affrettati a denunciare il “linciaggio” da parte delle sardine virtuali e del popolo della sinistra contro “la cantante torinese” giova qui ricordare alcuni fatti. Il primo è che la Pavone abita in Svizzere ha da tempo la cittadinanza elvetica. Non proprio il massimo per una sovranista. Ma la misura dell’impegno politico di Rita Pavone è quella dei suoi tweet, ed è tutta da ridere. Perché a quanto pare non puoi essere sovranista se non insulti qualcuno o non spari qualche fake news. Chissà se è questa la tanto decantata superiorità culturale dei sovranisti di destra.

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Perché negli ultimi anni si è distinta per aver diffuso la bufala dei vu’ cumpra’ della Rambla di Barcellona che sapevano dell’attentato perché si sa che tutti gli islamici sono conniventi con il terrorismo. In ambito musicale invece le ha cantate ai Pearl Jam colpevoli del reato di lesa Capitanità e per non farsi mancare nulla ha pesantemente insultato Greta Thumberg  «quella ” bimba” con le treccine che lotta per il cambio climatico [Sic NdR], non so perché ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror..». Un tweet che le valse l’endorsement del senatore leghista Alberto Bagnai, che prese le difese di Rita Pavone e ne approfittò per denunziare il complotto dietro la figura dell’attivista svedese che lotta contro il Global Warming.

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Ma anche di tutto questo si potrebbe far finta che sono le opinioni di una boomer preoccupata (da dietro la Svizzera) dell’invasione dell’Italia e dell’Europa da parte di non meglio identificati nemici di origine straniera e forze oscure del globalismo internazionale. Il punto è che la Rai, che organizza Sanremo dove canterà Rita Pavone è la stessa che “per motivi di opportunità” ha detto di no alla partecipazione della giornalista israeliana Rula Jebreal. Salvo poi fare una mezza retromarcia e acconsentire alla presenza della Jebreal (che è italiana) solo a condizione che parli di donne e nient’altro. E non magari del razzismo, cui vittima spesso sono le donne di origine straniera. Ma se per la Jebreal si era posta la questione “di opportunità” non si spiega come mai per la Rai a trazione sovranista non ci siano stati problemi nell’avallare la scelta di inserire Rita Pavone in gara. O meglio si spiega in un solo modo: il sovranismo è di regime, e quindi piace.

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