Attualità

Rita Pavone e la bufala dei vu cumprà sulla Rambla

Giovanni Drogo 21/08/2017

Il dramma di Rita Pavone che abbocca alla bufala dei “vu cumprà” che erano stati avvertiti per tempo dell’attentato di Barcellona e avevano deciso di non andare a lavoro sulla Rambla. La cantante invece che ammettere il suo errore da giorni è impegnata a insultare chi le fa notare di aver preso un granchio

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La paura degli attentati terroristici ha dato vita ad una serie di curiosi “messaggi di avvertimento” che si diffondono via social network e messaggi WhatsApp. I messaggi sono sempre uguali, cambia solo la data e il luogo. In genere c’è un buon samaritano che aiuta una persona di origine straniera la quale per sdebitarsi lo avvisa di tenersi a debita distanza dalla metropolitana, dal centro commerciale o da un altro luogo molto frequentato perché il tal giorno ci sarà un attentato terroristico. Ovviamente si tratta di bufale che fanno leva sui pregiudizi di chi ritiene che tutti gli stranieri siano potenziali terroristi, o quantomeno che esista un network che avvisa i cittadini immigrati degli attentati per evitare che vengano coinvolti.

Come mai i venditori ambulanti non erano sulla Rambla il 17 agosto?

Non fa eccezione la storia secondo la quale i manteros, ovvero i venditori ambulanti di Barcellona, sapessero che il 17 agosto sulla Rambla ci sarebbe stato un attentato. E così invece che affollare la Rambla con la propria merce se ne sarebbero stati a casa, al sicuro. In modo da consentire ai terroristi di trucidare solo i cittadini di Barcellona e i turisti. Non è chiara la genesi della storia, si sa che un immagine è stata diffusa dalla pagina Facebook España libre informacion. Qualcuno ha poi tradotto in italiano il testo di quel post e il messaggio ha iniziato a circolare su WhastApp.
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Come mai, si chiedono gli esperti di informazione libera, il giorno dell’attentato non c’erano “vu cumprà” sulla Rambla? «Erano in sciopero o sapevano qualcosa?». La tesi del messaggio è che i venditori ambulanti in realtà sapessero e fossero stati informati che qualcosa stava per succedere e quindi hanno deciso di non andare a lavoro, per evitare di essere investiti dal furgone del terrorista. Quindi, è la conclusione, qualcuno li ha avvertiti. E dal momento che i manteros sono per la maggior parte di origine straniera questo significa che tutti gli immigrati stanno cospirando contro i popoli europei, per ucciderci tutti.

Rita Pavone e il complotto dei venditori ambulanti

Anche Rita Pavone si è accorta di questa coincidenza sospetta. Come mai giovedì i manteros non erano al lavoro? Probabilmente sapevano e se ne sono stati a casa al sicuro.
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Molti utenti hanno provato a spiegare alla Pavone che si tratta di una bufala, la maggior parte di loro però ha ottenuto come risposta solo insulti. Come segnala Paolo Attivissimo la spiegazione la fornisce appunto El Diario che spiega che sulla Rambla i venditori ambulanti non c’erano perché da qualche tempo la polizia ha intensificato i controlli contro gli abusivi mettendo in atto quella che secondo alcuni è una vera e propria repressione nei confronti degli ambulanti. Insomma, i cosiddetti “vu cumprà” non erano sulla Rambla perché – per motivi di ordine pubblico e di decoro cittadini – dall’estate 2016 sono stati fatti allontanare dalla zona. A dimostrarlo ci sono le ordinanze dell’amministrazione comunale e numerosi articoli che parlano dei manteros e di uno “stato d’assedio” della polizia in alcune zone di Barcellona maggiormente soggette alle attività di vendita ambulante.
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La notizia, già di per sé inverosimile, è stata quindi completamente smentita. Ma Rita Pavone non ha intenzione di arrendersi e in una serie di tweet spiega che “se un quotidiano riporta una notizia smentendola, vuol dire che quella notizia è stata riportata su molti altri quotidiani”. In realtà un quotidiano può anche smentire una notizia perché è diventata “virale” su Twitter e su WhatsApp dove si diffonde in maniera indiscriminata. Non è necessario che la notizia venga data da un altro giornale per poter essere smentita.
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E del resto sappiamo che la fonte dell’informazione della Pavone non è un altro giornale ma proprio WhatsApp. Dopo essere stata colta in errore la Pavone invece che prendersi le sue responsabilità dà la colpa “a chi ha tradotto il tweet spagnolo”. Uno spettacolo davvero penoso.
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La cantante prova anche a giustificarsi spiegando di “aver solo mostrato un’immagine da un sito spagnolo”. Ovviamente senza verificarne l’attendibilità, anzi spiegando a più riprese di conoscere bene la Spagna e di sapere davvero come sono andate le cose. La verità dei fatti però è che le cose non sono andate come lo ha detto Rita Pavone, che non si è informata su un giornale ma su una pagina Facebook che pretende di fare “controinformazione”.
 

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