Il possibile rinvio di quota 100 e del reddito di cittadinanza

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-11

Il ministero del Tesoro propone a Salvini e Di Maio di cambiare la platea o far partire tutto dal secondo semestre 2019. Un’ipotesi che i grillini rifiutano. Nella Lega ci pensano perché sanno fare anche altri calcoli: quelli elettorali

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Mentre lo spread calma la sua corsa in attesa del giudizio delle agenzie di rating e il governo mette a punto un piano per l’Oro alla Patria che fa acqua da tutte le parti, il ministero del Tesoro continua nella sua opera diplomatica di normalizzazione delle proposte che ha contribuito a mettere a punto prima che scoppiasse la bomba sui mercati, a dimostrazione che anche a via XX Settembre la situazione è disperata ma non seria.

Così si rimanderanno la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza

Ieri mattina una riunione con i tecnici del Tesoro dei sottosegretari e viceministri Garavaglia, Bitonci e Castelli ha certificato che i 37 miliardi promessi nella NADEF per la legge di bilancio 2019, di cui una gran parte in deficit, non bastano per soddisfare tutte le promesse elettorali. Il che è in un certo senso assurdamente meraviglioso visto che soltanto gli annunci ci stanno portando a buttare soldi nelle aste a causa della crescita dello spread. Per questo, spiega oggi Repubblica, una ipotesi di studio avanzata dal Mef porterebbe a ridurre la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza ai disoccupati in cerca di prima occupazione, almeno per il 2019. Per la riforma pensionistica i 7 miliardi stanziati non sarebbero sufficienti (mancano 600 milioni almeno), dunque in alternativa si potrebbe decollare da febbraio-marzo. Compromesso che Salvini e Giorgetti potrebbero anche accettare, a patto che non si rivedano età anagrafica e anni di contribuzione come invece auspicherebbe il Quirinale. Di Maio però da quell’orecchio non ci sente.

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L’impatto macroeconomico della manovra (Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2018)

Il leader del MoVimento 5 Stelle d’altro canto non ha scelta, perché arretrare anche solo di un millimetro dopo che già sul reddito di cittadinanza si addensano nubi che taglieranno la platea dei percettori non è politicamente sostenibile. In confronto con quella di Salvini, Di Maio sa bene che la sua leadership è più debole. Anche perché è a tempo, fino a quando il M5S non abolirà la regola dei due mandati, ma lo farà soltanto se l’esperimento con lui andrà bene: altrimenti sarà usata per un rinnovamento del vertice.

Il rinvio di quota 100 e del reddito di cittadinanza

Ciò nonostante le ipotesi dei tecnici vedono anche la possibilità di rinviare, semplicemente, al secondo semestre 2016 il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni con quota 100. Questo perché gli scricchiolii che provengono dal fronte bancario sono sempre più udibili e il piano per l’Oro alla Patria, anche se piuttosto terrorizzante nelle premesse, non sembra essere un granché nei fatti. In questa fase Salvini, che davanti alle telecamere le spara volentieri sempre più grosse, nelle segrete stanze del potere appare come quello più ragionevole e disposto a seguire le indicazioni di Tria & Co.

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Le aste dei BoT a 12 mesi (Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2018)

Ma anche per questo c’è un motivo, tattico e strategico: mentre il leader del M5S ha davanti a sé l’orizzonte della legislatura, il Capitano sa che se andasse male con il governo gialloverde potrebbe spuntare per lui presto una possibilità di tornare al voto con la coalizione di centrodestra strafavorita proprio grazie alla crescita della Lega e ai voti che ha “rubato” al M5S in questi mesi. Capitalizzando una campagna elettorale che riporterebbe i grillini all’anno zero.

Leggi sull’argomento: Toninelli è quasi fuori dal tunnel (del governo del cambiamento)

 

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