Il piano nascosto del governo Lega-M5S per cambiare la manovra

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-10

Un’iniziativa per rendere più potabile la legge di bilancio piegandosi così ai mercati e all’Unione Europea. Possibilmente senza che gli elettori se ne accorgano

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Lo ha detto a mezza bocca Giovanni Tria ieri durante l’audizione alla Camera sulla NADEF prima che Borghi gli spegnesse il microfono, lo ha ripetuto esplicitamente Paolo Savona durante la sua partecipazione a Porta a Porta: “Se ci sfugge lo spread, la manovra deve cambiare”. E c’è un piano nascosto del governo per rendere più potabile la legge di bilancio piegandosi così ai mercati e all’Unione Europea, possibilmente senza che gli elettori se ne accorgano.

Il piano nascosto del governo Lega-M5S

L’alternativa, d’altro canto, è quella di far cadere l’esecutivo e andare al voto sventolando la fiaccola del sovranismo contro l’Europa bastarda: un’ipotesi che porterebbe lo spread a esplodere, le banche a rischiare aumenti di capitale e il prossimo vincitore delle elezioni a dover governare sulle macerie. Per questo l’idea di tirare a campare per non tirare le cuoia, luce del cammino dell’andreottismo nella Prima Repubblica, potrebbe tornare di moda a breve e con protagonisti insospettabili. Ed è per questo, spiega oggi Francesco Verderami sul Corriere della Sera, che quel 2,4% di deficit scritto nel Def diventa una linea Maginot, difesa formalmente da Di Maio e Salvini ma pronta ad essere aggirata.

Perché è chiaro che i«numerini»non si toccheranno, ma è altrettanto chiaro ormai che i contenuti della Finanziaria si acconceranno a logiche più realistiche. In fondo, come spiega un autorevole ministro, è meglio muoversi per tempo visto che «fra due settimane la Commissione europea ci boccerà». Perciò alcuni rappresentanti dell’esecutivo sono espliciti nelle conversazioni riservate, perciò Giorgetti assicura a chiunque lo consulti che saranno introdotte delle modifiche sostanziali alla manovra.

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I numeri della manovra Lega-M5S (Corriere della Sera, 9 ottobre 2018)

Resta da capire chi resterà con il cerino in mano. Enel caso in cui la modifica del sistema pensionistico fosse davvero avviata solo in fase sperimentale, c’è chi scommette che i grillini dovrebbero accontentarsi sul reddito di cittadinanza, spalmando per il prossimo triennio i dieci miliardi previsti per il 2019.

Insomma, un mezzo passo indietro sulla Fornero da parte della Lega e un mezzo passo indietro del M5S sul reddito di cittadinanza. Sembrerebbe una soluzione diplomatica, ma è difficile che nel M5S siano disposti ad accettarla senza prima sacrificare almeno un tecnico del ministero sull’Altare della Patria.

Cambiare la manovra all’insaputa degli elettori

In ogni caso nei retroscena dei giornali si parla di una manovra scritta da Tria con Bankitalia all’insaputa del governo che potrebbe costituire la base per il piano B. Il«credo» del governo ieri è stato messo a dura prova da Savona, che di fatto ha bocciato l’impianto originario della manovra perché — come sottolineavano nell’esecutivo al vertice serale — «se è sbagliata non si aspetta che lo spread arrivi a 400, si corregge anche con lo spread a 200». “Certo ci vuole stile a seppellire la Finanziaria facendo finta di difenderla, al contrario delle molte contraddizioni scritte nel Def e accettate dai grillini: da sempre a parole ostili alle privatizzazioni, hanno lasciato che venissero messi a bilancio dieci miliardi di entrate proprio su quella«voce»”, commenta ancora Verderami. Ilario Lombardo sulla Stampa entra invece nei dettagli delle modifiche della manovra:

In audizione alla Camera, Tria aveva parlato di una «temporanea ridefinizione delle condizioni per il pensionamento, la creazione di finestre specifiche» per consentire l’assunzione di nuove persone. Una bomba. Perché, di fatto, come confermano fonti del Tesoro, il ministro avrebbe in mente il superamento della Fornero in una formulazione della cosiddetta Quota 100 «in parte sperimentale» per vedere «l’effetto che fa e capire come continuare», dal 2020 in poi.

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Le misure 2019 (La Stampa, 6 ottobre 2018)

I 5 Stelle confermano l’interpretazione. I leghisti bocciano qualsiasi ipotesi che contempli di tornare indietro. «Tria ci ha confermato che sarà una riforma strutturale». L’idea del Carroccio è invece di rimodulare anno dopo anno i requisiti: si parte da 62 anni di età più 38 di contributi ma si potrebbe passare a 63 tra due anni.

Nubi di ieri sul nostro domani odierno

Ieri intanto Matteo Salvini ha spiegato che se le cose andranno male gli italiani daranno una mano con i propri risparmi, senza specificare se volenti o nolenti. Il leader della Lega confida nei Conti Individuali di Risparmio che nei piani della Lega dovrebbero consentire agli italiani di investire in titoli di Stato al posto degli stranieri. Ma le cose sembrano sfuggirgli di mano nel suo stesso partito: a sei giorni dalla presentazione della legge di Bilancio, Garavaglia di buon mattino ha aperto a una revisione importante della manovra: «Da qui a Natale cambierà di sicuro, il punto chiave è lo sviluppo». Non solo, il viceministro dell’Economia in quota Lega, si è spinto fino a prevedere «misure per ottenere il minore impatto possibile» alla revisione della legge Fornero.

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Le tappe del DEF (Il Sole 24 Ore, 2 ottobre 2018)

Nel M5S e nella Lega però non tutti sono convinti. E in molti guardano con attenzione ai piani ridicoli sul debito pubblico che girano in questi giorni. Giusto per aggiungere un tocco di surreale a una situazione già disperata ma non seria.

Leggi sull’argomento: UPB: il M5S ha trovato un altro Nemico del Popolo

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