Economia
Quanto ci sta costando la crisi dello spread
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-10-11
Trenta milioni in più rispetto a un mese fa, 81 milioni rispetto ad aprile: così il governo fa guadagnare di più gli speculatori
Trenta milioni in più rispetto a un mese fa, 81 milioni rispetto ad aprile. Questo è costata soltanto ieri la crisi dello spread nell’asta che ha consentito al Tesoro di collocare sei miliardi di euro in BoT con scadenza a un anno a un tasso dello 0,949%, ovvero i massimi da cinque anni, con 51 basis point in più rispetto all’asta di settembre e 135 in più rispetto alla scorsa primavera. Soldi che andranno nelle tasche degli investitori, ovvero quelli che il governo chiama speculatori, e che grazie alla sua politica guadagneranno di più in attesa del Grande Piano sull’Oro alla Patria che tremare il mondo fa. E le brutte notizie non finiscono qui. Il Messaggero racconta oggi che l’ufficio studi di Unicredit stima che il Tesoro debba collocare 35 miliardi entro l’anno e 260 miliardi nel 2019, 25 miliardi in più a causa dell’obiettivo di deficit alzato al 2,4%. Il governo può puntare sui risparmi delle famiglie per compensare gli investitori esteri che ora si fidano di meno, ma non può pensare che esse possano compensare il “buco” che si è già creato. Se non altro perché i piani individuali di risparmio dei CIR prevedono una raccolta annua di appena 15 miliardi.
La situazione sarà ancora più grave questa mattina con l’offerta al mercato di 6,5 miliardi di Btp che comprendono la nuova emissione a tre anni per 3,5 miliardi, un “benchmark” che certamente registrerà condizioni di mercato peggiorate. A fine mese toccherà poi ai Ctz e a una nuova emissione a medio e lungo termine (venerdì 26) in concomitanza con il verdetto di Standard & Poor’s e di Moody’s. Che tutti prevedono come negativo.