Come il governo Conte si è calato le braghe per evitare la procedura di infrazione

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-04

C’è chi ci racconta del grande successo di Conte che ha evitato (grazie alla sua dialettica da principe del foro) la procedura d’infrazione. E c’è chi guarda sotto la propaganda di certi giornali e dei parlamentari del M5S e scopre che anche questa volta facciamo proprio quello che ci chiede l’Europa. Ma lo facciamo perché lo abbiamo deciso noi eh, anzi era proprio quello che volevamo (come per la storia del 2,04%) quindi è sicuramente un successone

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«È stata evitata una procedura di infrazione che sarebbe potuta ricadere sul Paese, per colpa del Pd», così ieri Luigi Di Maio annunciava che la Commissione aveva deciso di non procedere sulla strada della procedura d’infrazione per debito eccessivo nei confronti dell’Italia. Oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio festeggia, alla faccia di tutti quei Cavalieri dell’Apocalisse (non usa “gufi”perché troppo renziano) che nelle settimane e nei mesi scorsi avevano spiegato cosa sarebbe potuto succedere se l’Italia non si fosse messa in regola coi conti.

Apocalittici e disintegrati

Perché né Travaglio né Di Maio dicono come si è evitata la procedura d’infrazione. La procedura d’infrazione non è scomparsa magicamente. Come ha dichiarato il Commissario agli affari economici Moscovici «Avevamo posto tre condizioni: dovevamo compensare lo scarto per il 2018, quello del 2019 da 0,3 e ottenere garanzie sul bilancio 2020. Il Governo ha approvato un pacchetto che risponde alle nostre tre condizioni e quindi la procedura per debito non è più giustificata».

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Secondo la senatrice M5S Paola Taverna  si tratta di un grande successo del Presidente Conte che «ha saputo difendere il nostro Paese dalla brutta situazione in cui ci hanno messo i competenti e gli esperti di prima». Ancora una volta alla narrazione grillina (e dei vari corifei del governo Conte) manca un dettaglio fondamentale. La procedura non è stata schivata come le pallottole di Matrix. È stata scongiurata grazie ad una manovra correttiva.

Come Conte ha evitato la procedura d’infrazione

Nessuno ovviamente nella maggioranza ha il coraggio di chiamarla così. Anzi: Conte è ottimista e dice che poteva andare peggio. Magari è un’altra battuta delle sue. Ma quando il Governo tira fuori 8 miliardi di euro a metà anno si parla in genere di manovra correttiva. Eppure non ne sentirete parlare da Di Maio, Taverna e nemmeno dal direttore del “giornale più libero d’Italia” Marco Travaglio, che oggi ci racconta di quando a novembre del 2018 «quel burattino di Conte volò a Bruxelles e quei mollaccioni di Moscovici e Juncker si fecero intortare». Perché senza dubbio andare a Bruxelles dicendo che non sarebbe ceduto di una virgola sul deficit al 2,4% e tornare a casa con un 2.04% sicuramente è una grande vittoria italiana.

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Dalla lettera della Commissione Europea agli italiani [Fonte]
Ma del resto è logico che se si considera la Manovra del Popolo un grande successo italiano in Europa non si può pensare che la manovra correttiva possa essere qualcosa di meno di un trionfo. Meglio non chiamarla con il suo nome però. Altrimenti il rischio è quello di scoprire che – come scrive la Commissione – il governo italiano ha deciso una correzione che aumenta a 7.6 miliardi di euro, pari allo 0,42% del PIL. In termini strutturali si tratta di una manovrina da 8,2 miliardi di euro (0,45% del PIL). È proprio grazie a queste misure che l’Italia potrà rientrare all’interno del limite del 2,04% stabilito nella Manovra del Popolo (che secondo le previsioni della Commissione rischiava di diventare un 2,5%).

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Fonte: Il Fatto Quotidiano del 04/07/2019

E così mentre ci raccontano che anche questa volta le abbiamo suonate all’Europa i numeri ci dicono un’altra versione del fantasy di governo gialloverde. Ci dicono ad esempio che quegli 1,5 miliardi che Luigi Di Maio voleva mettere in tasca delle famiglie e delle giovani coppie con figli non ci saranno. È il famoso “fondone” a deficit di cui parlava Barbara Lezzi prima delle europee, soldi che come Paese abbiamo chiesto in prestito, non certo risparmi in cassa o proventi della spending review. Nella non-manovra correttiva ci sono anche i tagli, non preoccupatevi voi amanti del fantasy: ci saranno trecento milioni in meno per il trasporto pubblico locale ed mezzo miliardo di tagli dai fondi per il Sud. E tutto questo solo per mettere i conti in ordine, perché se fossero stati in ordine allora oggi staremmo qui ad ascoltare Di Maio che parla di dare i soldi per il bonus baby sitter o pannolini “come in Francia”. Meno spesa sociale e più tagli? Sembra davvero una manovra per il popolo. Festeggiamo quindi, ma con moderazione: il M5S e la Lega (e qualche giornalista che la sa lunga) ci devono ancora dire dove sono i 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e i 10-15 per fare la “flat tax” tanto cara a Salvini. Com’è che si diceva? Sarà un anno bellissimo!

Leggi sull’argomento: La storia della Gip di Agrigento che sostiene la raccolta fondi per la Sea Watch

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