Dal 2,4 al 2,04: cosa cambia dopo l’incontro tra Conte e Juncker?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-13

Il governo taglierà le risorse di quota 100 e reddito di cittadinanza che cambiano rispetto alle promesse. E cerca altri soldi con la spending review. Ma tiene sull’immaginaria linea del Piave scritta sull’acqua che dovrà rimangiarsi in primavera

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Dal 2,4 a 2,04. Giuseppe Conte annuncia il risultato della sua mediazione con l’Unione Europea sul deficit/PIL e la cifra oggetto dell’accordo fa pensare che davvero sia stata scelta per confondere le acque e far credere ai meno attenti che il governo sia rimasto fermo nelle sue intenzioni iniziali. Non era questione di decimali, quindi, ma di centesimi di punto: dopo gli annunci sulle manovre intoccabili e i brindisi da Palazzo Chigi il governo taglia la Manovra del Popolo di 6,4 miliardi di euro per evitare la procedura d’infrazione, mannaia per la tenuta della coalizione giallo-verde. In arrivo un maxiemendamento che ridimensionerà le risorse destinate a reddito di cittadinanza e quota 100.

Dal 2,4 al 2,04: cosa cambia?

Il governo fa quindi calare di 0,36 punti il deficit, ovvero 6,48 miliardi di euro che verranno reperiti togliendo risorse per 4,2 miliardi a reddito di cittadinanza e quota 100 e per 2,2 miliardi da nuovi tagli. È già chiaro a tutti che la riforma delle pensioni verrà ristretta da 6,7 a 4 miliardi, consentendo risparmi da 2,7 miliardi grazie alla platea che scenderà a 300mila unità dai 430mila previsti. Roberto Petrini disegna su Repubblica i nuovi paletti di Quota 100: divieto di cumulo lavoro-pensione sopra i 5.000 euro, finestra semestrale per gli statali che si aprirebbe solo il 1° ottobre del prossimo anno per chi ha maturato i requisiti ad aprile, differimento del pagamento del Tfr, quattro finestre trimestrali per i privati.

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Il reddito di cittadinanza dovrebbe invece perdere risorse per circa 1,5 miliardi, passando dai 9 previsti a 7,5 miliardi. Il vecchio obiettivo è quello di raggiungere 1,8 milioni di famiglie (pari a 5 milioni di persone) e potrebbe essere diluito: anche in questo caso si opererà con i paletti. Per ottenere l’integrazione a 780 euro mensili bisognerà dimostrare criteri reddituali e patrimoniali, si considererà la casa, l’esistenza di un conto in banca e, soprattutto, la misura scatterà solo con un livello compatibile di reddito familiare Isee (la denuncia dei redditi che consente di accedere ai servizi sociali).

Due miliardi e duecento milioni di tagli

All’appello mancano ancora 2 miliardi e duecento milioni di tagli che dovrebbero essere reperiti attraverso una spending review tra ministeri ed enti locali. E poi ci sono sempre le privatizzazioni per 18 miliardi di euro, da effettuare attraverso un’operazione con Cassa Depositi e Prestiti dai contorni ancora fumosi. Fin qui la cronaca. Poi è bene che si sappia che stiamo parlando di niente: è impossibile prevedere con questa precisione un rapporto di deficit/PIL, tanto è vero che spesso, se non sempre, gli obiettivi delle manovre invernali vengono puntualmente smentiti a primavera. Ma il quadro economico è mutato mentre sia il governo che la Commissione Europea lavorano su cifre che non tengono conto della recessione in arrivo: sarà impossibile puntare all’1,5% di crescita del PIL che ha registrato il governo gialloverde e quindi tutto andrà comunque a saltare quando i veri conti verranno fuori.

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Italia ed UE: su cosa si litiga (La Repubblica, 26 novembre 2018)

E una crescita più bassa fa inevitabilmente aumentare il rapporto deficit-Pil: la Commissione stessa prevedeva un disavanzo al 2,9% per il prossimo anno, anziché il 2,4% messo a bilancio da Roma.  Quella che il Fatto Quotidiano definisce oggi un’immaginaria linea del Piave è destinata ad essere violata comunque. “La Commissione non si accontenterà del 2,04”, dice inoltre un maggiorente del Movimento in serata al quotidiano di Travaglio.Ma è possibile che il Consiglio europeo del 19 dicembre non apra la procedura d’infrazione rinviando tutto alla prossima primavera, quando potrà chiedere una manovrina di correzione.

L’immaginaria linea del Piave

Il Sole 24 Ore spiega oggi che nel dossier portato a Bruxelles da Conte e Tria sono state due le cifre chiave: i 3,6 miliardi di minori spese su quota 100 (2 miliardi) e reddito di cittadinanza e la spinta in più sulle dismissioni immobiliari.

Sul tavolo anche il carattere «sperimentale» di quota 100, che sarà in vigore per tre anni fino all’introduzione della possibilità di uscita anticipata dopo 41 anni di lavoro. Anche questo aspetto è stato portato avanti nel tentativo di far scendere il deficit strutturale rispetto all’1,7% scritto nei due programmi di bilancio italiani, che aveva spinto la Ue a denunciare la «deviazione più significativa» nella storia del Fiscal Compact.

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Nel tira e molla potranno intervenire anche le spese «eccezionali» per manutenzione delle strade e lotta al dissesto idrogeologico. Questa voce, che può valere fino a due decimali di Pil (3,6 miliardi, non cambia il deficit nominale, cioè il 2,4% diventato 2,04%, ma accorcia la riduzione richiesta sull’indebitamento strutturale, che è la vera posta in palio nel negoziato. E oggi il confronto proseguirà proprio sulla possibilità che il nuovo programma italiano produca davvero la mini-correzione strutturale chiesta finora dalla Ue.

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Il deficit da tagliare (La Stampa, 13 dicembre 2018)

E mentre Giorgia Meloni sfotte il governo con il paragone tra parmigiano e parmesan, ieri Luigi Di Maio e Matteo Salvini non si sono fatti vedere in giro dopo l’annuncio di Conte, a cui lasciano l’intera mediazione con l’Unione Europea ben sapendo che possono smentirlo in qualsiasi momento. Ma ad occhio sembra che a loro per ora interessi di più lo spread in calo e il quadro economico a breve che mostra segnali di ripresa dopo gli annunci su contratti, piani B e manovre spendaccione. Piegarsi era l’unico modo per non spezzare il governo. La macchina della propaganda farà il resto e tenterà di convincervi che è una Grande Vittoria.

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