Fact checking
Perché ormai è troppo tardi per il M5S per ritirare gli “impresentabili”
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-02-19
A inizio febbraio Di Maio aveva scoperto il modo per ripulire le proprie liste dagli “impresentabili”. Tre giorni fa il costituzionalista Michele Ainis ci spiegava che Di Maio aveva ragione. Ieri Paola Taverna ha raccontato che hanno entrambi torto. Ecco perché
Il MoVimento 5 Stelle ritiene di aver risolto la questione degli impresentabili nelle proprie liste in modo chiaro e definitivo. I candidati pentastellati rinunceranno al seggio una volta eletti oppure “ritireranno la candidatura”. Ad essere interessati da questo singolare provvedimento sono sia i parlamentari uscenti beccati a truccare le “restituzioni” dei rimborsi spese sia quei candidati come Emanuele Dessì la cui presenza nelle liste elettorali ora imbarazza il MoVimento di Luigi Di Maio.
Paola Taverna spiega perché il modulo di rinuncia alla candidatura è inutile
In un primo momento Luigi Di Maio aveva spiegato che di aver approntato un modulo di “rinuncia alla candidatura da parte del candidato del collegio” che prevede persino l’autentificazione della firma e va “presentato alla Corte d’appello del collegio del candidato“. Soluzione semplice ed elegante ma come avevamo spiegato la legge italiana non prevede una procedura simile e anzi istituisce che delle candidature si occupino le camere di appartenenza. Ed è curioso che il vicepresidente di una delle due camere possa aver commesso un errore così clamoroso.
Ieri poi, durante la sua intervista a Non è l’Arena, Paola Taverna ha fatto sapere che il meccanismo architettato dal Capo Politico del M5S (e costituzionalista a tempo perso) non funziona così bene: «Noi abbiamo presentato alla Corte d’Appello una formale rinuncia per Dessì e la Corte d’Appello l’ha ricusata perché questa deve venire presentata prima della presentazione formale delle liste; al momento stiamo cercando di capire se ci sono possibilità per procedere a una formale rinuncia, sembra di no». Il problema della candidatura di Emanuele Dessì (ma anche di Andrea Cecconi, Carlo Martelli ed eventualmente Giulia Sarti o Maurizio Buccarella) è che è ormai scaduto il termine per la chiusura delle liste. Fino al 31 gennaio i 5 Stelle – così come tutti gli altri partiti – avrebbero potuto cambiare la composizione delle liste. È successo ad esempio nel caso di Rinaldo Veri, annunciato all’uninominale e sostituito prima temporaneamente con Carla Ruocco e poi con l’ex Iena Dino Giarrusso quasi allo scadere dei termini.
Ma è vero che si può rinunciare alla candidatura anche dopo la chiusura delle liste?
Il 15 febbraio dalle pagine di Repubblica il cosituzionalista Michele Ainis ha però sostenuto che l’impossibilità di ritirare una candidatura, anche dopo la chiusura delle liste, fosse una “fake news”. Ainis in primo luogo chiariva che l’atto di rinuncia firmato davanti al notaio non aveva più valore che “una mail, un sms corredato da emoticon, una lettera d’amore”. Insomma chi firma la rinuncia al seggio può benissimo non tenere fede a quell’impegno. Così come chi firma il contratto con la penale da 150mila euro sa bene che non dovrà mai pagarli.
Altro discorso invece è se uno degli “impresentabili” vuole effettivamente rinunciare alla candidatura. Può farlo? Secondo Ainis non è vero che non è possibile, è una fake news sostenere il contrario. La rinunciabilità della candidatura è del resto una possibilità contemplata nel documento dal titolo Istruzioni per la presentazione e l’ammissione delle candidature pubblicato dal Ministero dell’Interno in occasione delle politiche del 4 marzo 2018. Secondo Ainis a dimostrazione della possibilità della rinuncia della candidatura c’è la figura del candidato supplente che appunto va a sostituire uno dei candidati.
La figura del candidato supplente però esiste solo per il proporzionale mentre per l’uninominale non è prevista. Inoltre secondo il Ministero (pag. 92) “Un’eventuale rinuncia alla candidatura potrà essere prodotta, si ribadisce, entro la conclusione di tutti i lavori di controllo e prima della comunicazione ai delegati delle conseguenti delibere finali sulle liste da parte degli Uffici predetti“. Non è vero quindi, come sostiene Ainis, che “In nessun luogo della disciplina elettorale la rinuncia viene assimilata a un farmaco in scadenza”.
Anzi a ben guardare è scritto chiaramente che i delegati di lista possono presentarsi all’Ufficio elettorale regionale per eventuali comunicazione. L’Ufficio elettorale si riunisce il 32° giorno antecedente quello della votazione (ovvero il 31 gennaio) e la rinuncia deve pervenire al termine dei lavori di controllo sulle liste prima delle delibere finali. Pagella Politica fa inoltre notare che gli elettori delle circoscrizioni estere hanno già iniziato a votare (i plichi sono stati spediti il 14 febbraio) e che quindi sarebbe alquanto difficile ora sostituire un candidato e modificare una lista visto che gli elettori hanno già iniziato ad esprimersi. Senza contare che le schede devono essere stampate e che “rinunciare fino all’ultimo” significa creare non pochi problemi alla macchina organizzativa del Viminale. Secondo Ainis invece gli “otto o quarantotto reprobi” del M5S possono rinunciare alla candidatura anche domani”. Cosa bisogna fare? È sufficiente presentare la rinuncia, autenticata da un notaio “alla cancelleria della Corte d’appello o del Tribunale del capoluogo della regione”. Ed è proprio la Corte d’Appello ad aver ricusato la formale rinuncia alla candidatura di Dessì con la motivazione che abbiamo esposto qui sopra e che evidentemente Ainis non ha considerato. Certo il M5S potrà sempre fare ricorso, e quindi la faccenda non è ancora conclusa definitivamente ma pare abbastanza evidente che il tempo per le rinunce è scaduto il 31 gennaio. Tutto il resto sono le balle della propaganda a 5 Stelle che il 4 marzo eleggerà, volente o nolente, diversi “impresentabili” incompatibili con il proprio statuto e il proprio codice etico. Ma questo è un problema del quale il M5S dovrà rendere conto ai suoi elettori.