Per la Francia il reddito di cittadinanza non è una buona soluzione alla povertà

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-07

Il presidente del Consiglio spera di trovare una “sponda” nel governo francese. Ma il portavoce di Macron oggi ha ribadito il no dell’esecutivo alla proposta di sperimentazione del reddito di base spiegando che le migliori politiche sociali sono la formazione e il lavoro

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«Il reddito di cittadinanza non sarà concepito come una misura meramente assistenziale, lo struttureremo come un sostegno per il reinserimento lavorativo» così ieri alla Camera dei Deputato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto precisare che il provvedimento fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle farà parte delle politiche attive del lavoro e non sarà invece – come hanno più volte detto gli alleati della Lega – una forma di assistenzialismo a tempo indeterminato aperto a tutti.

Le Monde bacchetta l’esecutivo gialloverde di Giuseppe Conte

Conte non ha detto però quando diventerà operativo il reddito di cittadinanza. Il governo si è appena insediato e per ora il premier e la maggioranza invitano a leggere attentamente il contratto di governo dove però non si parla di tempi certi ma solo dell’ammontare dell’assegno che sarà al massimo di 780 euro mensili come promesso dal M5S in campagna elettorale. Da quel che si è potuto capire però prima di attivare questo “sostegno per il reinserimento lavorativo”- (la ragione per cui un governo che promette di favorire una pronta ripresa dell’occupazione è restio a definiro sussidio di disoccupazione è abbastanza evidente – il ministro del Lavoro Luigi Di Maio dovrà mettere mano alla riforma dei centri per l’impiego dal costo stimato di due miliardi di euro.

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Oggi sul quotidiano francese Le Monde si parla proprio del reddito di cittadinanza italiano e il titolo è piuttosto chiaro: “Il governo italiano rinvia le sue sue riforme simbolo più dispendiose”. “L’attuazione della flat tax e del reddito di cittadinanza dal costo astronomico è rinviata all’anno prossimo”, sottolinea il giornale francese, aggiungendo che “dopo le promesse mirabolanti il nuovo esecutivo dovrà dunque confrontarsi, già dai prossimi giorni, ai duri vincoli della realtà”. Il riferimento è agli annunci sul fatto che si farà la flat tax per le imprese (nel 2019) e poi quella per le famiglie (nel 2020).

La proposta francese del reddito di cittadinanza bocciata dal governo

In attesa di vedere se e come verrà realizzato il reddito di cittadinanza (e dove l’esecutivo troverà i quasi trenta miliardi di euro necessari) torna utile gettare uno sguardo oltralpe. Da qualche tempo si parla di un possibile asse Conte-Macron. Ne parlarono il ministro per gli Affari Europei Paolo Savona (nella sua lettera a Scenarieconomici) e l’ex deputato Alessandro Di Battista che ad Otto e Mezzo parlò di una sponda Macron da utilizzare per chiedere più flessibilità in Europa. Flessibilità indispensabile per realizzare l’ambizioso programma di riforme M5S-Lega che per il reddito di cittadinanza ambisce a poter utilizzare il 20% delle dotazioni del Fondo Sociale Europeo. L’ipotesi del sodalizio francoitaliano è avvalorata da una telefonata d’auguri fatta dal premier francese quando Conte aveva ricevuto il primo incarico da Mattarella. Successivamente, durante il discorso al Senato, il presidente del Consiglio ha dato l’impressione di inseguire Macron che a San Pietroburgo aveva citato Dostoevskij. La giornalista Rachel Donadio però si è accorta che quella di conte non è una vera e propria citazione visto che Dostoevskij in quel discorso non parla mai di populismo.

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Anche durante la campagna per le presidenziali francesi il reddito di cittadinanza aveva fatto il capolino. Ma si trattava di una misura ancora più radicale di quella pensata dal M5S dal momento che il candidato socialista Benoit Hamon aveva parlato di reddito universale. Hamon propose di arrivare, entro il 2022, alla creazione di una forma di reddito di cittadinanza estesa a tutti i cittadini francesi adulti che sarebbe dovuto ammontare, una volta a regime, a 750€ al mese. Indovinate però chi c’era tra gli avversari di Hamon e che non ha mai promesso un reddito di cittadinanza? Proprio il presidente francese Emmanuel Macron.

Ed oggi sulla questione del reddito di cittadinanza (che in Francia viene chiamato però Revenu de base) è intervenuto il portavoce del governo nonché sottosegretario di Stato Benjamin Griveaux che ha detto che la misura non è una “buona soluzione alla poverta'” e che è meglio invece puntare su una “società basata sul valore del lavoro”.  Nel marzo scorso 13 Dipartimenti francesi (che grosso modo corrispondono alle nostre province) avevano chiesto al governo di poter sperimentare una nuova forma di sostegno economico ai cittadini dei propri territori. La risposta del governo è quella data da Griveaux: no.

Non au Revenu de base

Il reddito di base non è una misura universale ed è molto più simile al reddito di cittadinanza “all’italiana” di quello proposto da Hamon anche se l’importo della proposta (530 euro al mese per un single) è inferiore a quello della misura elaborata dal M5S. I proponenti calcolano che possa costare da 2,8 a 7,5 milioni di euro all’anno per una platea di 20.000 persone (durante la sperimentazione) composta per lo più da coloro che non fanno richiesta – anche perché si vergognano – del Revenu de solidarité active (RSA). Si tratta quindi di una misura meramente assistenziale. Intervenendo ad un dibattito all’emittente radiofonica ‘France Inter’, il portavoce dell’esecutivo francese spiega che “tutto comincia dalla formazione” e aggiunge: “Considero il lavoro come un fattore di emancipazione, di progresso sociale”, pertanto anche “in una prospettiva filosofica preferisco avere una società fondata anche sul valore del lavoro”.

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Su Twitter il portavoce dell’esecutivo francese ha anche ricordato le misure di sostegno alle pensioni minime e ai portatori di handicap approvate dal governo. Macron punta ad aumentare le pensioni minime di 1.200 euro all’anno entro il 2020 passando da 803 euro a 903 euro al mese. La proposta di Lega e M5S per la pensione di cittadinanza prevede invece di alzare le pensioni a 780 euro al mese.

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