Cos'è il reddito universale di Benoit Hamon

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-03

Benoit Hamon grazie alla sua proposta di reddito universale vince le primarie del Partito Spcialista ma non convince gli elettori della gauche che secondo le intenzioni di voto sarebbero pronti a votare il centrista “blariano” Emmanuel Macron e così il Partito Socialista rischia di non riuscire a superare il primo turno. A meno che Benoit non esca allo scoperto e spieghi come vuole implementare il reddito di cittadinanza

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Benoit Hamon dopo la vittoria alle primarie della gauche è il candidato del Partito Socialista che il 23 aprile sfiderà al primo turno delle presidenziali francesi gli altri quattro principali contendenti: l’ultradestra di Marine Le Pen del Front National, i gollisti di François Fillon (ammesso e non concesso che rimarrà candidato per Les Républicains), la sinistra radicale no euro guidata da Jean-Luc Mélenchon e l’ex Ministro dell’Economia di Hollande Emmanuel Macron che rappresenta la visione di un socialismo “alla Blair” (ovvero molto liberista e poco socialista).
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Nei sondaggi il Partito Socialista è fuori dal ballottaggio

Al primo turno i diretti concorrenti di Hamon saranno Mélenchon e Macron; il candidato socialista dovrà infatti riuscire a superare la soglia del 20% per essere sicuro di accedere al secondo turno dove – se tutto questo dovesse accadere – Hamon potrebbe trovare con ogni probabilità Marine Le Pen il cui passaggio al secondo turno è dato quasi per certo. A quel punto – ma questo vale per ogni candidato che al secondo turno si trovasse a sfidare la Le Pen – molti ritengono che la strada verso l’Eliseo sarebbe spianata perché si ripresenterebbe una situazione simile a quella delle Presidenziali del 2002 quando per scongiurare una vittoria di Jean-Marie Le Pen gli elettori votarono in massa per il candidato gollista Jacques Chirac. Il problema è naturalmente che non è assolutamente scontato che il Partito Socialista riesca a superare il primo turno perché gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto danno il centrista Macron tra il 22-23% con la Le Pen in testa con il 26-27%; dal ballottaggio rimarrebbero esclusi sia Fillon che Macron, ovvero i candidati dei due principali partiti. Manca ancora molto ad aprile e sul calo di Fillon (che ha perso sei punti e si attesta sul 19-20%) pesa soprattutto il “Penelopegate”, lo scandalo riguardante l’uso improprio di fondi dei contribuenti francesi per stipendiare la moglie del candidato gollista in qualità di assistente parlamentare all’Assemblea Nazionale, un lavoro che la signora Fillon non ha mai svolto. Quando è stato condotto il sondaggio inoltre doveva ancora esplodere una questione analoga che coinvolge però il Front National e l’uso improprio di fondi da parte della Le Pen per stipendiare una dirigente di partito facendo finta che fosse un’assistente dell’Europarlamento. In ogni caso se Fillon e Macron riuscissero a superare il primo turno gli analisti ritengono che entrambi batteranno la Le Pen.


Sia Macron che Hamon hanno però ancora la possibilità di rientrare nella corsa per il ballottaggio, approfittando proprio delle difficoltà di Fillon con il primo che è leggermente più favorito nei sondaggi rispetto al candidato socialista.

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Matteo Renzi e Manuel Valls nel 2014 [via Twitter.com]

Il reddito universale di Benoit Hamon

A sinistra la situazione è complicata, Benoit Hamon – ex Ministro dell’Istruzione di Hollande – ha battuto a sorpresa il candidato considerato favorito ovvero l’ex Primo Ministro Manuel Valls (un candidato che in Francia è stato addirittura definito renziano). La candidatura di Hamon però non sembra riuscire ad unire la sinistra e nemmeno il Partito Socialista dal momento che a quanto pare diversi sostenitori di Valls hanno già annunciato che non voteranno per Hamon e alcuni deputati del PS hanno già chiesto di poter essere esentati da fare campagna elettorale a sostegno di Hamon. Probabilmente quei voti persi non andranno “più a sinistra” ovvero verso La France insoumise di Mélenchon ma al centro, ovvero a favore di En Marche, il movimento fondato e guidato da Emmanuel Macron e c’è chi nel Partito Socialista parla già di emorragia di voti. Se né Fillon né Hamon riuscissero a superare il primo turno sarebbe la prima volta che entrambi i candidati dei due principali partiti politici francesi si troverebbero fuori dalla corsa per l’Eliseo.


Eppure anche se al momento i sondaggi che danno Hamon al 18% con tre punti in più delle precedenti rilevazioni (Mélenchon è fermo intorno al 9%) ne decretano l’uscita già al primo turno, secondo un sondaggio d’opinione di Le Figaro il candidato socialista gode di una buona popolarità. Il motivo sembra essere soprattutto la sua nuova “concezione della società”, incarnata dal suo reddito universale. Un punto sul quale alle primarie Valls aveva insistito dipingendo Hamon come un idealista sognatore: “Non e’ abbastanza far sognare la gente, bisogna essere credibili”. L’impresa impossibile di Hamon è quindi duplice, da un lato ricompattare il Partito Socialista dall’altro convincere che la sua proposta di reddito universale sia effettivamente attuabile. Hamon infatti ha proposto di arrivare, entro il 2022, alla creazione di una forma di reddito di cittadinanza estesa a tutti i cittadini francesi adulti che dovrebbe ammontare, quando la misura sarà a regime, a 750€ al mese. Ci sono delle fasi intermedie per raggiungere la meta del reddito universale: la prima è l’aumento del reddito minimo per i cittadini poveri che dovrebbe aumentare fino a 600€ al mese, in seconda battuta Hamon propone che il reddito minimo venga erogato a tutti i cittadini tra i 18 e i 25 anni e successivamente a tutti i cittadini francesi dal più povero al più ricco, finanziandolo a quanto pare (ma su questo Hamon è volutamente vago) con un aggravio del prelievo fiscale nei confronti dei più ricchi. Non è ben chiaro quanto denaro servirebbe per finanziare una misura del genere – che è stata ovviamente molto criticata da Valls durante la campagna per le primarie – e che qualcuno stima che potrebbe arrivare a costare tra i 300 e i 400 miliardi di euro. Sembrerebbe di capire che Hamon vorrebbe finanziarlo in parte con i proventi di una tassa sui robot utilizzati nell’industria. Si capisce quindi come mai per l’elettorato di sinistra, tra Mélenchon che propone in maniera ambigua di uscire dall’euro (o di rinegoziare con la Germania i trattati per il rimborso del del debito pubblico) Hamon sia molto più appetibile come alternativa. Il problema è che al momento Hamon non riesce ad essere abbastanza credibile, l’idea del reddito di cittadinanza universale (che siano 500 euro o 750 poco importa) piace a molti ma richiede che la Francia metta in atto un’ambiziosa e complessa riforma del sistema fiscale per reperire i fondi. Dal momento che Hamon non ha ancora detto come vuole orientare la politica fiscale o implementare il reddito universale qualora venisse eletto (ad esempio se verranno condotti esperimenti “locali” come in Finlandia prima di lanciarlo su larga scala) la sensazione è che nemmeno lui sappia bene come fare. Ma gli elettori della sinistra francese, delusi da cinque anni di Hollande, probabilmente non sono ancora pronti per farsi illudere di nuovo. C’è chi ha letto la sconfitta di Valls come una sconfitta del modello “renziano” alla francese, un modo con cui gli elettori hanno voluto punire le politiche dell’ex primo ministro. Il voto di protesta che ha portato Benoit Hamon alla candidatura però non sembra essere sufficiente per ora nemmeno per farlo arrivare al ballottaggio.

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