Economia

Pensioni, lo stop alla rivalutazione: chi ci perde e quanto per scaglioni di reddito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-24

Assegno per assegno, ecco come capire quanto costerà lo stop alle rivalutazioni. Le soglie vanno calcolate con il cumulo tra vecchiaia e reversibilità

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I pensionati che superano i duemila euro netti perderanno soldi dalla sospensione della rivalutazione degli emolumenti voluta dal governo Lega-M5S. Ora le fasce di reddito alle quali sono applicate percentuali diverse sono quattro; dal 2019, quando entrerà in vigore la Legge di Bilancio, saranno sette. Ognuna con una diversa percentuale di recupero dell’inflazione, che scende con l’aumentare dell’assegno previdenziale.

Pensioni, la rivalutazione: chi ci perde e quanto per scaglioni di reddito

Non cambierà la soglia sotto la quale l’inflazione calcolata dall’Istat (nel 2019 è stata fissata con un decreto del ministero dell’Economia all’1,1%) sarà recuperata interamente. Tre volte il trattamento minimo (oggi 513 euro), quindi 1.539 lordi. Da gennaio potranno avere un aumento di 16,9 euro mensili. Per tutti gli altri arriveranno i tagli. Le riduzioni sono piccole per la seconda fascia, quella tra tre e quattro volte il trattamento minimo. La perequazione, cioè il recupero, sarà del 97%, per poi passare al 77% per i trattamenti fino a cinque volte, al 52% fino a sei e del 47% oltre sei volte il minimo, il 45% oltre otto volte e 40% oltre nove volte il minimo.

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Pensioni, gli effetti del taglio della rimodulazione (Il Giornale, 24 dicembre 2018)

Ovviamente, prima del quantum il concetto da enucleare è il se: intanto  il governo ha approvato il saldo e stralcio, ovvero il decimo condono, che riguarda gli importi affidati all’agente della riscossione entro il 31 dicembre 2017 e derivanti dalla liquidazione delle dichiarazioni annuali Iva e redditi. La sanatoria riguarda anche i contributi dovuti dagli iscritti alle casse professionali e alla gestione separata Inps dei lavoratori autonomi. È giusto beneficiare gli evasori fiscali e punire i pensionati?

Da 58 a 322 euro all’anno in meno

Il riferimento è all’importo complessivo dei trattamenti. Quindi le soglie vanno calcolate sommando eventuali diversi trattamenti pensionistici (ad esempio una pensione da lavoro e una di reversibilità). Con una pensione pari a cinque volte il minimo-secondo una simulazione effettuata dalla Uil e ripresa oggi dal Giornale – l’indicizzazione ordinaria avrebbe portato la rendita da 2.565 a 2.591. La legge di Bilancio riporta a 2.586,73. Ai pensionati sono sottratti 59,68 euro all’anno. Con un assegno mensile di 3.078,00, il 2019 porterà una riduzione di 167,26 euro all’anno.

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Pensioni, gli effetti del taglio della rimodulazione (Il Giornale, 24 dicembre 2018)

Da un importo comprensivo di recupero dell’inflazione di 3.108,47 euro, si passerà a 3.095,61euro. Con il precedente regime il recupero dell’inflazione sarebbe stato totale, con la legge di Bilancio la rivalutazione sarà del 52%. Passando alle pensioni pari a otto volte il trattamento minimo, quindi un assegno mensile che nel 2018 era 4.104 euro, la legge di Bilancio sottrae al recupero dell’inflazione 230,35 euro all’anno. Gli assegni passeranno da 4.142,94 a 4.125,22 euro. Gli assegni di 10 volte il minimo (oggi 5.130 euro) passeranno da 5.177,40 euro a 5.152,57 euro, con un differenza lorda annua di 322,78 euro.

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