Il Terzo Uomo tra Di Maio e Salvini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-03-28

Ieri è cominciata la partita a scacchi per il nuovo presidente del Consiglio. Le proposte irricevibili di Di Maio, i desideri nascosti di Salvini e le possibilità di una mediazione intorno a una figura terza

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«È finita l’epoca dei governi non votati da nessuno. È la volontà popolare quella che conta»: nelle due frasi di Luigi Di Maio su Facebook c’è un po’ tutto il MoVimento 5 Stelle insieme a tutta l’arma di propaganda farlocca su cui i grillini hanno costruito la sedicente Terza Repubblica. I governi infatti non sono “votati” dagli elettori ma dai parlamentari e senza quel voto, la fiducia, non possono operare. Non è mai esistito quindi un governo “non votato da nessuno” e la sua epoca non può giocoforza essere finita. Ma soprattutto: la volontà popolare è quella che il 4 marzo ha detto che per il 67 e rotti degli italiani non deve essere Luigi Di Maio il presidente del Consiglio, visto che hanno votato gli altri.

Il Terzo Uomo tra Di Maio e Salvini

Ma visto che può contare sul precedente di Matteo Renzi, anche Di Maio in questa fase della crisi di governo decide di giocare le sue carte evergreen: questo perché tutta una serie di opportunità oggi gli consentono di muoversi in questo modo e, soprattutto, lo obbligano a farlo se vuole provare a giocarsi le sue possibilità di mettere piede a Palazzo Chigi. E infatti anche l’altra frase va letta in controluce: “Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, lo dica subito”. Il perdente è Berlusconi e l’intenzione del MoVimento 5 Stelle è ancora quella di staccare Salvini da Berlusconi e dal 14% di Forza Italia per trattare da posizioni di forza.

luigi di maio

Questo perché c’è anche un’altra (inconfessabile) esigenza, ben spiegata da Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano:

Se si parte con un governo a trazione 5Stelle, per Di Maio deve durare 5 anni. In caso contrario, se non si sbroglia la matassa, meglio tornare al voto, presto. Anche per permettere al candidato premier di derogare alla regola del doppio mandato, ricandidandosi e riconfermando anche tutti gli oltre 330 eletti del M5S. “Se lo facciamo tra sei mesi la nostra gente potrà capirlo, se passa più tempo sarà un problema” è il ragionamento che fanno ai piani alti.

Però ora serve tempo, anche per permettere a ciò che resta del Pd di farsi avanti. Perché nel M5S sono convinti che qualcosa si stia muovendo traidem. “Ci arrivano segnali dalle minoranze, e sui capigruppo Renzi ha trovato ostacoli” notano.

La partita politica tra Di Maio e Salvini

Di Maio ha quindi un interesse squisitamente personale nel sostenere la linea dell’«O io o nessuno a Palazzo Chigi»; ha bisogno della possibilità di violare la regola dei due mandati e il metodo è quello delineato qualche tempo fa da Alessandro Di Battista: i due mandati sono dieci anni nelle istituzioni, se non passano quegli anni è giusto fare un’eccezione. È lo stesso ragionamento fatto da Fabio Fucci a Pomezia, ma lì non è servito e il sindaco è stato accompagnato alla porta. Questa volta potrebbe però tornare buono ed essere conveniente per tutti. Tutti gli eletti, ovviamente: gli attivisti se ne faranno una ragione visto che l’alternativa è essere buttati fuori.

di maio salvini terzo uomo
Antonio Padellaro, Il Fatto Quotidiano

Dall’altra parte però c’è Matteo Salvini che non è certo sceso ieri dalla montagna del sapone. E infatti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera prima dice a Di Maio che se vuole fare un governo con il PD, si accomodi e poi spiega qual è l’identikit del Terzo Uomo che potrebbe costituire l’anello di congiunzione del Patto di Neanderthal:

Lei ha detto che se il problema fosse sul suo nome, sarebbe pronto a fare un passo indietro. Si è parlato di Giorgetti come possibile premier…
«Io non faccio nomi. Non ne ho fatti per le presidenze delle Camere, non ne faccio per i ministeri, men che meno ne farei per il presidente del Consiglio. Certo: noi abbiamo scritto nel simbolo Salvini premier, e su questo abbiamo preso 6 milioni di voti».

Qualcuno fuori dall’ambiente della politica sarebbe possibile?
«Una cosa è certa: io non penso a figure esterne o tecnici, gli italiani hanno già dato. Io credo che il candidato premier debba essere indicato dal centrodestra, per il semplice fatto che è la coalizione che ha vinto. E dentro la nostra alleanza, la Lega è il partito che ha preso più voti».

Ma un candidato non leghista lo accettereste?
«Ribadisco: partiamo da chi ha vinto. È chiaro che dentro la squadra, la Lega è il partito che ha preso più voti, ma io ragiono in termini di gruppo. E, da questo punto di vista, segnalo che la Lega di passi indietro ne ha già fatti più d’uno. Di certo, a noi non mancano le persone adatte».

L’unione fa il Patto di Neanderthal

È abbastanza chiaro che la figura di mediazione tra Salvini premier e Di Maio premier è Giancarlo Giorgetti. Ma da qui a farlo arrivare a Palazzo Chigi ce ne corre, se non altro proprio perché per adesso è Di Maio a dire a Salvini che lui ha più voti e quindi è giusto che diventi presidente del Consiglio, mentre l’ipotesi alternativa prevede un governo-lampo che però non conviene a Salvini perché brucerebbe il suo candidato e la sua prima esperienza di governo, dovendo poi presentarsi alle urne come lo sconfitto.

giancarlo giorgetti
Giancarlo Giorgetti

Una mediazione sulla legge elettorale, poi, è impossibile in sei mesi a meno che non nasca un governo di scopo. Perché non appena la legge elettorale sarà varata non ci saranno più ostacoli al ritorno alle urne: per questo di solito viene fatta alla fine delle legislature e non all’inizio. La partita a scacchi potrebbe però portare a un terzo uomo di cui Antonio Padellaro oggi traccia un identikit tra il serio e il faceto:

Un breve prontuario per candidarsi a Terzo Uomo tra Di Maio e Salvini. Max cinquantenni (visto il nuovo format generazionale), aspetto ben conservato, capelli tinti non sconsigliati, gradito abbigliamento stile cresima a Pomigliano d’Arco. Bene accette le interviste nelle quali si teorizza che flat tax e reddito di cittadinanza sono compatibili, anzi di più. Hobby e Passioni: running, sport populista trasversale (non sbilanciarsi sui troppo divisivi caccia e cucina carnivora). Progetti per il futuro: evitare di girare con la scorta inseguito da folle di grillini ululanti (copyright Travaglio).

Sarà proprio difficile trovare un profilo adatto. Ma dopo i presidenti delle Camere la partita vera è cominciata e c’è il rischio che possa durare mesi. Il tempo c’è. C’è da verificare la volontà.

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