Economia
Stadio della Roma: piccola storia di un ponte mai nato
Alessandro D'Amato 14/06/2018
Nell’ordinanza dell’inchiesta su Tor di Valle si racconta di come il progetto del ponte di Traiano sia stato “cancellato” anche se i tecnici erano pienamente consapevoli che questo avrebbe generato caos nel traffico. Ma se ne sono fregati
«Questo tienilo per te». Bastano quattro parole a volte per capire come nasce (e per responsabilità di chi) il traffico a Roma. Il virgolettato, che si trova nell’ordinanza dell’inchiesta sullo Stadio della Roma a Tor di Valle, permette però di raccontare una piccola storia con una morale molto significativa. A rispondere così è infatti Luca Caporilli, collaboratore di Luca Parnasi, a chi gli fa notare come “levando il ponte sul Tevere (dal progetto dello stadio, ndr) si crea il caos sulla via del Mare”.
Stadio della Roma: piccola storia di un ponte mai nato
Di cosa stiamo parlando? Quando l’amministrazione Marino con Giovanni Caudo assessore all’urbanistica approva il primo progetto di Stadio della Roma, questo prevede una serie di opere pubbliche a carico dei proponenti che renderanno l’area di nuovo fruibile alla cittadinanza e migliorata dal punto di vista del traffico. Tra queste c’è il progetto di un ponte sul Tevere che costerà 70 milioni di euro e una nuova stazione per la Roma Lido (altri 10 milioni di spesa a carico del proponente). Come dicono le leggi, per compensare le opere pubbliche vengono concesse cubature che Parnasi & Co. sfruttano progettando un Business Park con le famose tre torri di Liberskind.
L’accordo tra i proponenti e la Giunta Raggi, che manda in soffitto quello con Marino, invece sceglie la strada della riduzione delle “opere di interesse generale da 195 milioni a 80,6 milioni di euro“. Riduzione che è determinata dal taglio delle cubature del “Business Park” mentre il centro commerciale “Convivium” è rimasto invariato rispetto al progetto precedente. Il problema è che mentre la riduzione reale di quelle cubature si ferma al 40% (da 354.000 mq a 212.000 mq di Superficie Utile Lorda) quello delle opere pubbliche finanziato dai privati è del 60%. Questo significa che per i costruttori sarà più vantaggioso realizzare il progetto perché gli oneri sono minori. E questo nonostante la Raggi avesse annunciato poco tempo prima la necessità di fare il ponte sul Tevere.
Una romanella di ponte
Ora, però, c’è un problema: senza quel ponte ci saranno molti problemi di viabilità sia prima e dopo le partite della A.S. Roma che nelle ore di punta del traffico in zona. Lo sanno i tecnici di Parnasi, evidentemente gli stessi calcoli li sanno fare anche al Comune. Eppure la questione del ponte diventa ostativa all’ok per l’intero progetto e allora in Campidoglio e alla Parsitalia decidono di eliminarlo: e se poi lì scoppia il caos per il traffico? «Questo tienitelo per te», dice il collaboratore di Parnasi a chi solleva il problema. Secondo il gip ciò testimonia di un “metodo corruttivo finalizzato a realizzare profitti al massimo grado e incurante dei danni sociali che esso provoca”. Descrivendo quello che per il gip è un modus corruttivo un collaboratore di Parnasi, Mangosi, anche lui arrestato dice: “è abituato solo a questo metodo, è una mentalità italiana, anni ‘80”.
Un giudice deciderà se quanto ipotizzato dai magistrati è vero o è falso e chi dovrà pagare, nel caso, pagherà. Ma l’intercettazione che si trova a pagina 13 dell’ordinanza merita di essere riportata integralmente:
Perché a prescindere dalle eventuali responsabilità penali che saranno accertate dai magistrati, qui possiamo notare un aneddoto che chissà quante volte è stato riproposto nella storia della nostra città. Ovvero quello in cui ci si nasconde da un problema perché non tornano i conti per risolverlo, aspettando che scoppi successivamente a danno dei cittadini. Una romanella, insomma. Una romanella di ponte e una romanella di stadio, come diceva qualcuno che aveva ragione.