Il grande ritorno di Paola Muraro?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-09

L’assessora che inventò il complotto dei frigoriferi e che ha definito i grillini incompetenti e la Raggi manovrata potrebbe a sorpresa tornare in Campidoglio dopo l’addio di Montanari

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L’ipotesi è di quelle da far accapponare la pelle: la sindaca Virginia Raggi pensa al ritorno di Paola Muraro per l’assessorato all’Ambiente lasciato vacante da Pinuccia Montanari con le sue dimissioni. L’idea alternativa è quella di promuovere invece Laura D’Aprile, dirigente capitolina oggi direttore della Direzione Rifiuti, risanamenti ed inquinamenti del Dipartimento Tutela Ambientale.

Il grande ritorno di Paola Muraro?

Quello di Paola Muraro sarebbe di certo un grande ritorno. Anche perché da quando è uscita dal Campidoglio (o forse proprio per questo motivo) l’ex assessora ha dimostrato di avere un quadro molto chiaro della situazione visto che ha rilasciato interviste parlando dell’incompetenza del M5S Roma e immaginando non meglio precisati “gruppi di potere” che controllano Virginia Raggi (la quale invece è bravissima nel peggiorare le situazioni da sola) rinverdendo la tradizione – inaugurata da Berdini, proseguita da Meloni – dell’assessore che lascia e spara a zero su quelli che ha mollato.

Paola Muraro da Rovigo, caduta sotto i colpi di un’inchiesta nascosta dai vertici M5S, e accusata di essere troppo legata al sistema Ama travolto in precedenza dagli scandali (la tecnica mandata via con un post di ignominia è uscita indenne da tutte le accuse), ha però idee completamente diverse per risolvere l’emergenza che d’abitudine scoppia ogni tanto a Roma non appena la filiera (?) dei rifiuti trova un intoppo: lei preferisce usare gli impianti di Cerroni piuttosto che lasciare la città in balia dei rifiuti, è evidentemente in possesso di una mentalità troppo pratica per andare d’accordo con i grillini.

paola muraro virginia raggi

Paola Muraro e il silenzio dei frigoriferi

Non che l’ex assessora non sia esente da fantasie. Era stata lei a mettere in testa il complotto dei frigoriferi alla sindaca, che all’epoca serviva  a coprire il fatto che la “sua” AMA avesse sospeso la gara per il ritiro a casa dei rifiuti ingombranti, aggravando un’emergenza che a Roma comunque c’è sempre stata. La storia di Paola Muraro assessora all’ambiente a Roma comincia con la richiesta di dimissioni tramite petizione qualche giorno dopo la nomina, ma ha un antefatto preciso: quello che coincide con la storia del patto segreto per l’immondizia a Roma. La Muraro viene infatti suggerita a Raggi come assessora da Stefano Vignaroli, onorevole romano che preciserà poi che quella dell’ex AMA non fosse nemmeno la prima scelta ma il decimo nome sottoposto alla sindaca, che all’epoca aveva non pochi problemi a trovare nomi per la sua Giunta.

E proprio su input della Muraro in uno studio privato a fine giugno viene siglato un patto per tamponare l’emergenza rifiuti, anche se chi lo stipulo c’è chi non aveva titoli per accordarsi su nulla. In via Aurelio Saffi 70, sede dello studio di architettura di Giacomo Giujusa, all’epoca assistente parlamentare del deputato e oggi assessore all’Ambiente ed ai Lavori pubblici del XI Municipio, si incontrano l’allora presidente di AMA Daniele Fortini, il presidente del Consorzio Laziale Rifiuti Candido Saioni, lo stesso deputato e la non ancora nominata assessora.

Poi il monnezzagate di Roma esplode definitivamente. Paola Muraro viene accusata esplicitamente di conflitto d’interessi per i suoi precedenti incarichi in AMA, per il «milioncino» guadagnato da consulente; l’assessora si difende con argomenti risibili sul blog di Beppe Grillo e nell’occasione sbaglia anche il calcolo di quanto ha guadagnato. Daniele Fortini, in audizione alla Commissione Ecomafie, si toglie valanghe di sassolini dalle scarpe accusando Vignaroli e la Muraro di voler aiutare Cerroni e in particolare all’assessora rinfaccia una serie di comportamenti irregolari segnalando di aver portato 14 dossier in procura (negli anni) per segnalare le irregolarità nella vecchia gestione. Si susseguono notizie dei rapporti della Muraro con Fiscon, Panzironi, Buzzi. Fortini se ne va, al suo posto, suggerito da Minenna, arriva Alessandro Solidoro. Girano fregnacce su complotti dell’immondizia, che i grillini rilanciano.

Quella volta che Paola Muraro…

A settembre il Corriere della Sera scrive che Paola Muraro è indagata per due ipotesi di reato. La sventurata e la sindaca smentiscono, mentendo ripetutamente all’opinione pubblica. Il 5 settembre, in audizione davanti alla Commissione Ecomafie, la Muraro ammette candidamente di sapere di un’indagine a suo carico da luglio e di avere avvertito la sindaca che l’ha riferito ai vertici nazionali e romani del MoVimento 5 Stelle. Anche Marco Travaglio, scottato perché la Muraro ha mentito anche al Fatto, chiede le dimissioni dell’assessora. Il direttorio M5S chiede alla Raggi l’addio di Marra, Muraro e dell’appena nominato De Dominicis, mentre scoppia il caso della mail “non capita” da Luigi Di Maio e la situazione sembra che stia per esplodere: si racconta che anche la sindaca cominci a pensare di lasciare.

A fine novembre si sa che la Muraro verrà convocata in procura per l’interrogatorio di garanzia; l’invio dell’avviso è quindi questione di giorni. La sindaca e l’assessora si fanno fotografare con le mani nella monnezza e il “nuovo corso” su AMA promesso a più riprese tra le due si rivela pericolosamente simile, se non uguale, al vecchio. Fino alle dimissioni . E in attesa di un grande ritorno.

Leggi sull’argomento: Virginia Raggi scopre improvvisamente che Roma è zozza

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