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Perché i movimenti per la casa hanno contestato Beppe Grillo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-11-24

Le proposte della giunta pentastellata si riducono – per ora – ad un bando atto a reperire 100 posti in strutture temporanee “anche prefabbricate”. E dopo la comparsa delle prime Casette Ikea i movimenti per l’abitare hanno deciso di affrontare Beppe Grillo contro le baraccopoli e i ghetti

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Ieri sera i movimenti per la casa romani si sono dati appuntamento davanti teatro Flaiano ha debuttato “Insomnia”, il nuovo spettacolo teatrale di Beppe Grillo. Al grido di «L’insonnia è quella nostra, di chi non ha un tetto e non sa come arrivare a fine mese» i manifestanti hanno protestato contro la sindaca Virginia Raggi e la gestione dell’emergenza abitativa nella Capitale. Secondo gli attivisti la nuova Amministrazione “costruisce ghetti per i poveri e promuove rastrellamenti etnici” rivendicando al tempo stesso di essere “diversi” da chi è venuto prima.

Le contestazioni a Beppe Grillo e alla Raggi per le Casette Ikea

Qualche tempo fa la sindaca aveva annunciato di avere una soluzione per l’emergenza abitativa e l’emergenza freddo: le strutture prefabbricate. Si tratta di quelle che vengono chiamate “Casette Ikea“, moduli abitativi prefabbricati per i quali il Comune ha stanziato – in base ad una determina dirigenziale firmata il 23 ottobre dall’assessora alle politiche sociali Michela Micheli – circa 900 mila euro. Vengono chiamate Casette Ikea perché si tratta proprio di baracche di plastica (17,5 metri quadri per sei posti letto) ideate dalla multinazionale svedese per far fronte a situazioni di emergenza in particolare per i rifugiati in contesti difficili, non certo all’interno di una città come Roma. Ogni modulo costa circa mille euro e la Croce Rossa ne ha installati già una quarantina nel centro di via Ramazzini, nel Gianicolense.

Dopo il disastro e la vergogna dello sgombero di Palazzo Curtatone l’Amministrazione ha cercato una soluzione per evitare nuove occupazioni e fare in modo che gli occupanti fossero più precari e di conseguenza più facilmente sgomberare. Un conto è far uscire qualche centinaio di persone da un palazzo, con tutto quello che ne è conseguito a Piazza Indipendenza, un altro è smobilitare una baraccopoli. Non che la Raggi sia in grado di farlo, la triste vicenda dello sgombero e della chiusura del Camping River è lì a dimostrarlo, ma senza dubbio in questo modo il Comune ha una maggiore capacità di “risolvere” il problema abitativo qualora ne dovesse avere la necessità.

Come Virginia Raggi sta affrontando l’emergenza abitativa a Roma

Secondo i movimenti per la casa le Casette Ikea non faranno altro che favorire la nascita di ghetti e di baraccopoli. Non si tratta di una soluzione “all’emergenza abitativa” ma di una misura tampone che va poco più in là della distribuzione di sacchi a pelo alle persone che dormono per strada d’inverno. Il bando per il reperimento di 100 posti letto ha prodotto – denunciano i movimenti per la casa – la nascita di un lager con le famose casette appoggiate su uno spiazzo.


La CRI smentisce di aver vinto il bando e del resto la gara non è ancora ufficialmente chiusa (sarà aperta fino a inizio dicembre) ma secondo i movimenti per l’abitare la CRI si starebbe “prendendo avanti” facendo nascere una baraccopoli pronta ad accogliere i futuri sgomberati. Non è difficile prevedere come si evolverà la situazione. Basta guardare quello che è successo nei diversi campi Rom autorizzati della capitale. Ma l’emergenza abitativa non è solo quella degli immigrati, dei Rom e dei richiedenti asilo, a rischio – secondo gli attivisti – ci sono anche i residenti delle case popolari. La vicenda di palazzo Curtatone – con il Comune che si “dimentica” di spendere 40 milioni di euro stanziati per l’emergenza abitativa – è emblematica di una situazione che riguarda anche gli italiani e tutte quelle migliaia di famiglie che ogni anno vengono sfrattate.
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Una tendopoli costruita con prefabbricati IKEA nel quartier generale della Croce Rossa Italiana [Dinamopress via YouTube]

Eppure a fine agosto la Raggi, parlando dell’emergenza abitativa, spiegava la necessità di “azioni di sistema” altrimenti “si continuerà a rincorrere le emergenze come nel caso dello sgombero di via Curtatone”. La sindaca concludeva che “immigrazione, accoglienza e emergenza abitativa sono temi legati tra loro” sostenendo che per affrontare il problema “serve una visione complessiva, nuova”. Evidentemente tutta questa novità nell’azione di sistema(zione) dei richiedenti asilo nelle casette dell’Ikea sfugge ai movimenti per la casa. Anche perché, casette o meno, le soluzioni abitative di cui al bando del 23 ottobre saranno tali solo per un anno. E poi? Probabilmente la sindaca e la sua giunta stanno ancora “studiando” la situazione. Così come stanno studiando tante altre questioni da un anno e mezzo a questa parte. I movimenti a quanto pare fino ad ora hanno portato pazienza, attendendo un cambiamento che la Raggi non sembra essere in grado di realizzare. E così dopo la rottura con i forum dell’Acqua Pubblica arriva quella con i movimenti per la casa.
 
Foto copertina via Twitter.com

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