L'immobilismo del M5S sull'emergenza abitativa di Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-08

Famiglie in graduatoria da decenni per una casa popolare che vengono sfrattate, occupanti abusivi difesi contro le assegnazioni legittime perché gli assegnatari “sono negri”, e mentre Roma non ha ancora un assessore alla casa i palazzinari fanno affari e migliaia di famiglie rimangono senza casa. L’impegno di Roberta Lombardi. Che però non basta

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Emergenza abitativa a Roma, la Giunta di Virginia Raggi “ci sta lavorando” – come è ormai è diventata prassi ripetere quando le cose non funzionano – da ormai otto mesi ma la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Un’Amministrazione che si è insediata grazie alla promessa di cambiare tutto non è ancora riuscita a dire una parola chiara sul dramma – perché di dramma si tratta – che stanno vivendo le famiglie romane in attesa di una casa. Tanto più che Roma non ha un assessore con la delega alla casa che – denuncia l’Unione Inquilini – è ancora nelle mani della sindaca Raggi la quale peraltro non ha ancora prodotto un atto formale per venire incontro alle necessità dei cittadini più in difficoltà. In realtà la casa era stata spacchettata e suddivisa tra l’allora assessore Marcello Minenna (che si è dimesso a settembre) che doveva occuparsi di edilizia residenziale pubblica e l’assessora al sociale Laura Baldassarre alla quale è stata affidata la delega per “gli interventi alloggiativi”.

I numeri dell’emergenza: venti famiglie sfrattate ogni giorni a Roma

Ma al di là delle specifiche competenze l’Amministrazione capitolina in questi mesi è rimasta muta (e sorda?) alle richieste di intervento per risolvere alcune situazioni abitative delicate. Ad esempio a novembre era salito alla ribalta della cronaca il caso della famiglia di Emmanuel Mariani, padre di Maria Noemi una bambina affetta da una grave disabilità, che rischiava di essere sfrattata dall’alloggio pubblico. All’epoca l’assessore Mazzillo aveva assicurato che sarebbe stata trovata una soluzione. La stessa cosa aveva detto l’assessora Baldassarre che aveva dichiarato «Il singolo caso lo stiamo già seguendo. Stiamo lavorando ad una delibera di giunta per dare una risposta non solo alle singole situazioni, ma di sistema. Non abbiamo delle politiche per l’emergenza abitativa, è importante lavorare su questo e lo stiamo facendo». Qualche giorno fa però il padre della bambina denunciava che dopo le numerose rassicurazioni era calato il silenzio sulla sua vicenda: «Ho fiducia nell’assessore Mazzillo ma poi non abbiamo avuto più notizie, non sto tranquillo» e il timore che lo sfratto possa diventare esecutivo è tornato a farsi forte. Mentre a Roma si continua a costruire molti alloggi rimangono sfitti perché non esiste un piano per l’edilizia popolare l’Amministrazione non è stata fino ad ora in grado di far fronte all’emergenza.

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Un picchetto anti sfratto del sindacato ASIA USB

Il MoVimento “sta lavorando” a risolvere l’emergenza abitativa ma manca l’assessore con la delega alla casa

Ieri – 7 febbraio – in consiglio comunale è andato in scena quello che l’Unione Inquilini ha definito “un sonoro schiaffo alle migliaia di famiglie romane in disagio abitativo”. La maggioranza M5S si è astenuta sulla mozione presentata da Stefano Fassina per chiedere l’assegnazione della delega alla casa che manca ormai da troppo tempo e che aveva visto il voto favorevole di tutte le opposizioni, così facendo il MoVimento ha reso possibile la bocciatura della mozione e ha motivato l’astensione dicendo “ci stiamo lavorando”. I numeri dell’emergenza abitativa però imporrebbero una maggiore sollecitudine nell’affrontare la situazione, il Sindacato degli inquilini spiega che sono 8.000 le famiglie che ogni anno subiscono una sentenza di sfratto, oltre 3.000 ( 20 al giorno a Roma) quelle che si vedono sfrattati con la forza pubblica senza alcun tipo di accompagnamento da parte del Comune e più di 10.000 le famiglie che sono collocate nelle graduatorie comunali per l’accesso ad una casa popolare “costrette a questo punto ad ‘abitare’ nella graduatoria” perché le graduatorie si basano su domande presentate tre anni fa, nel 2013. Il problema della casa rischia di far esplodere tensioni e conflitti sociali che stanno continuando a montare, prova ne è la “rivolta” di alcuni abitanti di San Basilio che volevano impedire l’ingresso di una famiglia di cittadini marocchini con tre figli piccoli prendesse possesso della casa popolare ATER che era stata assegnata. “Qui non vogliamo negri. Tornate a casa col gommone”, avrebbero detto alcuni abitanti. Il sospetto però è che dietro la motivazione razzista possa celarsi il business delle occupazioni abusive, organizzazioni che mal digeriscono il ripristinarsi della legalità nei palazzi che considerano veri e propri feudi. Un episodio analogo è quello verificatosi il 24 gennaio scorso quando alcuni attivisti di CasaPound hanno difeso gli occupanti abusivi di una casa Ater per impedire l’accesso ai legittimi assegnatari, ancora una volta una famiglia di origine nordafricana, padre, madre e 5 figli, al grido di “Roma ai romani”.

Tace la Raggi su quanto riguarda la situazione degli abitanti di Monte Stallonara, che si sentono abbandonati dalla sindaca che pure nel “quartiere fantasma” a due passi dalla sede del Tar si era fatta vedere spesso durante la campagna elettorale quando c’era da prendere voti. Tace sulla manifestazione andata in scena ieri in centro a Roma dopo lo sgombero di un palazzo occupato a Colle Monfortani dove abitavano una quarantina di famiglie. L’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini ha promesso di trovare una soluzione ventilando l’ipotesi di un recupero delle caserme ma gli attivisti fanno notare che Berdini ha la delega al patrimonio e non alla casa e pertanto non può più che tanto occuparsi della questione. Anche per quanto riguarda gli sfratti nei confronti delle Onlus il Comune non sta facendo abbastanza per tutelare le associazioni. Rudy Colongo, della segreteria romana dell’Unione Inquilini di Roma denuncia la totale assenza della politica e chiede che l’assessora Baldassare faccia approvare al più presto un regolamento:

L’assessore Baldassarre dice che ci sono 750 realtà “costrette all’irregolarità”. Il regolamento serve e serve con urgenza per regolare i rapporti del Comune con la Corte dei conti. La politica è totalmente assente. L’agenda viene dettata dalla corte dei Conti che chiede conti economici e ragioni di gestione al Comune. Purtroppo il vero danno non sono i soldi ma i servizi socio-culturali che vengono a mancare alle periferie già abbandonate a se stesse. Mafia Capitale ha scoperchiato il clientelismo e questa amministrazione, con un fare del tutto emergenziale, cerca di nascondere la spazzatura sotto il letto con una delibera approvata in pochissimo tempo facendo di tutto l’associazionismo un fascio. Bisogna valutare le attività meritorie, sociali e un regolamento in quanto tale va discusso con le forze politiche di opposizione e le parti sociali

Sfratti che comportano il rischio che gli spazi vadano in rovina o vengano occupati abusivamente favorendo di nuovo i soliti noti che si spartiscono le briciole.
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Il lavoro di Roberta Lombardi a difesa degli inquilini

C’è però un politico del MoVimento 5 Stelle di Roma che da diversi anni si è fatto carico di rispondere di persona ai cittadini e di trovare una soluzione al problema dell’emergenza abitativa. Si tratta dell’onorevole Roberta Lombardi che – anche a causa dell’assenza delle istituzioni capitoline – sta facendo molto per aiutare le famiglie in difficoltà. Lo ha fatto ad esempio presentando un esposto sull’omesso controllo da parte dei funzionari comunali sul Piano di Zona B50 Monte Stallonara che ha avviato un’azione giudiziaria che nei giorni scorsi ha portato al sequestro di tre palazzine, dei conti correnti e delle quote azionarie di sei persone indagate con l’accusa di truffa “nei confronti della Regione Lazio, del Comune di Roma e di circa 76 persone con il concorso di un Dirigente e un Funzionario di Roma Capitale, indagati per abuso di ufficio”. La Lombardi da tre anni “fa scudo” a Roberta Maggi, madre disoccupata di due figli, da tre anni sotto minaccia di sfratto per non essere più stata in grado di pagare un affitto illecitamente aumentato da 300 a 700 euro da una coop che ha intascato i fondi pubblici per l’ennesimo piano di zona marcio di Roma. Per difendere la Maggi la Lombardi ha eletto il domicilio del suo ufficio parlamentare a casa della donna e ogni due mesi si reca nell’appartamento di quaranta metri quadri in attesa della visita dell’ufficiale giudiziario. Quello che fa la Lombardi dovrebbe però farlo l’assessore capitolino con delega alla casa, a questo punto tanto varrebbe dare la delega alla deputata Cinque Stelle.
 
 

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