Fact checking
La disfida delle mascherine tra Protezione Civile e Regione Lombardia
Alessandro D'Amato 15/03/2020
FFP2 e FFP3 sono le due sigle che caratterizzano e certificano le mascherine più efficaci contro i batteri. Hanno la capacità minima di filtrare le particelle sospese nell’aria del 92% ma possono arrivare fino al 98%. Sono le più ricercate ma ormai è quasi impossibile trovarle. Tecnicamente, servono 90 milioni di mascherine al mese, ad oggi i contratti sono per 55 milioni
«Ci hanno mandato delle mascherine che sono un fazzoletto o un foglio di carta igienica»: a dar fuoco alle polveri ieri è stato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera durante la conferenza stampa sui numeri del Coronavirus in Lombardia. L’obiettivo dell’attacco è la Protezione Civile, che non avrebbe acquistato le mascherine del tipo Fpp2 o Fpp3 o quelle chirurgiche.
La guerra delle mascherine tra Protezione Civile e Regione Lombardia
L’assessore al Bilancio Davide Caparini ha chiesto le dimissioni del commissario Angelo Borrelli, sostenendo che le mascherine inviate dalla Protezione Civile “non sono a norma”. E, come se non bastasse, in serata è arrivato l’annuncio di Fontana: Bertolaso “consulente personale” per la realizzazione dell’ospedale alla fiera di Milano, proprio quello su cui già ieri c’erano stati diversi attriti tra Regione e Protezione civile. Una polemica che sembrava chiusa con la nota del Dipartimento secondo la quale, d’intesa proprio con la Regione, si era deciso di potenziare i posti letto di terapia intensiva di tutti gli ospedali. Alle accuse ha replicato prima lo stesso Borrelli e poi il ministro delle Autonomie Francesco Boccia. “Ci sono in corso polemiche destituite di ogni fondamento e quindi mi auguro che anche da parte di tutte le restanti istituzioni si possa esser coesione – dice il Commissario – Siamo di fronte ad una grande pandemia, dobbiamo lavorare tutti insieme senza polemiche e lo dice chi da 20 anni è al servizio del paese”.
Anche Boccia rispedisce al mittente ogni critica. “La Lombardia ha ricevuto quasi 550mila mascherine nei giorni scorsi, tra ffp2 e ffp3 e quelle chirurgiche, oltre a 113 ventilatori polmonari intensivi. Le critiche a Borrelli sono ingiuste e sgradevoli, sono arrivate mascherine e non carta igienica, tocca alle singole regioni smistarle in funzione dei diversi usi”. Ma Luciano Nobili (Iv) ringrazia Fontana: “Bertolaso non sbaglia mascherine”. Quello dei dispositivi di protezione individuale resta comunque un problema, al di là delle polemiche, perché tutti i paesi stanno bloccando le esportazioni e l’Italia, come ha detto Borrelli, non ha una produzione nazionale di questo materiale. Ecco perché si stanno valutando due ipotesi: la prima è di riconvertire alcune linee produttive per aumentarne la dotazione; la seconda è quella di inserire in uno dei prossimi decreti una norma che consenta di produrre, con il via libera dell’Iss, mascherine “non sanitarie” da destinare ai lavoratori e alla popolazione in modo che quelle mediche recuperate sul mercato siano destinate esclusivamente ai sanitari.
Il problema delle mascherine che mancano in Italia
Ricapitolando, quindi, FFP2 e FFP3 sono le due sigle che caratterizzano e certificano le mascherine più efficaci contro i batteri. Hanno la capacità minima di filtrare le particelle sospese nell’aria del 92% ma possono arrivare fino al 98%. Sono le più ricercate ma ormai è quasi impossibile trovarle. Tecnicamente, servono 90 milioni di mascherine al mese, ad oggi i contratti sono per 55 milioni. Di queste circa 20 milioni non saranno consegnate, perché in tutto il mondo si sta verificando una chiusura delle frontiere all’esportazione. Attenzione: la stessa cosa è stata fatta dall’Italia qualche tempo fa. Quelle “Montrasio”, oggetto della critica a Borrelli, sono mascherine: tocca alle singole regioni smistarle in funzione dei diversi usi. Fabio Martini sulla Stampa però aggiunge un retroscena politico sulla questione:
Anzitutto la tensione e lo stress su entrambi i fronti per un’emergenza straordinaria. Ma dietro le quinte pesa anche un retroscena: nei giorni scorsi i vertici della Regione Lombardia avevano tenuto costantemente al corrente il capo della Protezione civile sul progetto dell’ospedale da campo realizzato a tempo di record sul modello Wuhan negli spazi messi a disposizione dalla Fondazione Fiera di Milano. Ma due giorni fa Borrelli aveva informato Fontana: «Ora la competenza sarà del nuovo commissario…».
Da quel momento i lombardi hanno faticato a mettersi in contatto col Commissario Domenico Arcuri. Per questo il presidente Fontana è uscito allo scoperto: «Inizialmente era così: voi trovate il sito e noi mettiamo i presidi e i dipendenti. Noi abbiamo detto “va bene”. Poi la Protezione civile ci ha detto che non ci può mettere a disposizione né una cosa né l’altra».
Ieri sera, Fontana e Arcuri si sono parlati e il nuovo commissario ha chiesto «una notte per trovare una soluzione». Un atteggiamento che ai lombardi è parso la premessa di una svolta. In attesa della quale Fontana ha “assunto” come «consulente personale» l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, proprio per realizzare il progetto dell’ospedale da 400 posti-letti di terapia intensiva.
Intanto i contagi rilevati, che sono solo una parte del totale visto che agli asintomatici non viene quasi mai fatto il tampone (e nemmeno a tutti i sintomatici), sono saliti ieri sera a 21.157 (+3.497) tenendo conto anche dei morti che sono ormai 1.441 (+175, molto meno dei 250 di venerdì) e dei 1.966 ritenuti guariti (+537).