Mario Giordano al posto di Rula Jebreal e le altre fregnacce di Giorgia Meloni a Non è l’Arena

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-13

Mentre si lamentava che Rula Jebreal andrà a Sanremo “senza contraddittorio” ieri da Giletti la leader di Fratelli d’Italia ha potuto raccontare – senza essere interrotta o smentita – una serie di corpose balle agli italiani. Pensate cosa sarebbe successo se lo avesse fatto in un programma del servizio pubblico (spoiler: niente)

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Ieri sera la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni era da Massimo GilettiNon è l’Arena. Tra le tante cose di cui ha parlato due meritano di essere ricordate. La prima è il commento sulla partecipazione di Rula Jebreal al Festival di Sanremo. La seconda è la questione del “blocco navale” che l’Unione Europea ha proposto di mettere in atto nei confronti della Libia.

Da quando in qua parlare di violenza sulle donne è un comizio politico?

Iniziamo con la prima importantissima questione che ha tenuto banco nelle ultime settimane: Rula Jebreal a Sanremo. Alla fine la giornalista italo-israeliana ci andrà, nonostante le proteste dei sovranisti. La Meloni è una di questi, perché sostiene che la Jebreal ancorché «donna bellissima» sia troppo politicizzata. Un conto sarebbe se andasse al Festival ad annunciare i cantanti e gli artisti in gara, un altro invece – per la Meloni – è il fatto che vada a fare un monologo «senza contraddittorio». Vale a dire quello che fanno tutti i politici quando vanno in televisione, che siano su reti private o su canali del servizio pubblico.

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L’unico modo per uscirne è quello di inventarsi uno scenario immaginario «se durante il governo di centrodestra noi avessimo dato 30 mila euro a Mario Giordano per fare dieci minuti di monologo sarebbero arrivati i caschi blu dell’ONU». E se nessuno ha mai proposto a Mario Giordano di partecipare a Sanremo un motivo ci sarà. E la ragione non è perché Rula Jebreal è una donna bellisisma. Il motivo è che Mario Giordano – che i suoi monologhi senza contraddittorio li fa già nel suo programma televisivo – di cosa avrebbe parlato a Sanremo? Di un’inchiesta ancora aperta come quella di Bibbiano? Delle zucche di Halloween?  Delle “risorse di Laura Boldrini” che hanno ucciso Cerciello-Rega? Se Giordano non è mai stato chiamato a Sanremo magari la ragione è che non garantisce abbastanza introiti pubblicitari e quindi un guadagno per il servizio pubblico? Rula Jebreal a Sanremo invece dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) parlare di violenza sulle donne.

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Non un discorso “politico” nel senso a favore di una data parte politica ma un discorso di civiltà su un argomento delicato e importante. Un tema che oltretutto è assai caro a Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni (che notoriamente è una donna, mamma e cristiana). Nel 2013 la Meloni votò a favore della ratifica della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Quindi è senz’altro sensibile sull’argomento. Anche perché il 25 novembre 2019 FdI ribadiva il suo «no alla violenza sulle donne e no ad ogni forma di violenza sulle donne». Quattro giorni dopo, il 29 novembre, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia hanno votato contro la ratifica di quella stessa Convenzione da parte del Parlamento Europeo. Chissà se Rula Jebreal lo ricorderà dal palco dell’Ariston.

Giorgia Meloni non conosce la differenza tra embargo e blocco navale?

Ma se c’è un tema sul quale la Meloni è ferratissima è quello del blocco navale. Ieri era molto soddisfatta perché «l’Unione Europea oggi parla di blocco navale, quando lo proponevo io mi si rispondeva che non si poteva fare». Ed è vero: Giorgia Meloni da tempo sostiene che la soluzione al problema dell’immigrazione sia il blocco navale, in modo da impedire le partenze dei barchini e dei gommoni dalle coste della Libia. La soluzione sbagliata: perché si tratta di un atto di guerra unilaterale contro il governo libico e perché presuppone che lo Stato che ha sancito il blocco navale possa catturare le imbarcazioni che lo violano. Di conseguenza l’Italia dovrebbe catturare barchini e barconi e – non potendo portare i migranti in Libia a causa del blocco navale (ve li immaginate i libici che vedono arrivare la nave della Marina Militare?) – se li dovrebbe portare in Italia.

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Queste sono le due ragioni per cui un blocco navale non serve a fermare le rotte migratorie. Aggiungete che la Meloni è quella che da qualche anno ci racconta del complotto della Francia per deporre Gheddafi e bombardare la Libia, dimenticando di aver votato a favore della guerra in Libia nel 2011 e il gioco è fatto. Perché abbiamo quella che era contro la guerra in Libia (ma che l’aveva votata) che propone un atto di guerra contro la Libia. Ma non è finita qui, perché l’Unione Europea non ha proposto un blocco navale ma un embargo che è cosa ben diversa. Perché l’embargo – come tanti altri in atto nei confronti di altri paesi – non impedisce alle navi di uscire e soprattutto riguarda solo alcuni specifici prodotti. Nel caso della Libia si tratta di un embargo alla vendita di armi, che non devono necessariamente essere trasferite via mare.

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A dirlo è l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell che ha dichiarato «ci concentreremo sul monitoraggio del cessate il fuoco, su un embargo e su altre misure di sicurezza sulla scorta di Sophia» con la presenza di personale di controllo in Libia. Un embargo sulle armi – quello delle Nazioni Unite – peraltro esiste già ed è stato costantemente violato. Giorgia Meloni, nell’ansia di dire “ve l’avevo detto” io non si accorge che la UE ha proposto un embargo e non un blocco navale. E che la misura non serve a fermare “l’invasione di clandestini” ma l’afflusso di armamenti sul teatro libico. Tant’è che contestualmente si parla di un ritorno di una missione come EUNAVFOR MED (Missione Sophia) che non fermava “i clandestini”. Embargo e blocco navale misure differenti: il primo non è un atto di guerra ma si tratta di un modo di imporre sanzioni economiche, il secondo sì. E basta questo per capire il livello delle proposte sovraniste.

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