La Manovra del Popolo è talmente bella che tra poco ne fanno un’altra

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-17

Dopo le elezioni europee servirà un intervento per fermare il deficit. E la parte curiosa della questione è che non basterà per niente

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Sull’orizzonte dei conti italiani si staglia la manovra correttiva. Mentre il governo promette per oggi il varo del reddito di cittadinanza e di quota 100 con un decreto legge, tutti i numeri dell’economia italiana disegnano un orizzonte di recessione a breve e questo non potrà che riverberarsi sui conti italiani.

La Manovra del Popolo è talmente bella che tra poco ne fanno un’altra

Per questo il governo Conte dovrà prima o poi (possibilmente poi, ovvero dopo le elezioni europee) mettersi attorno a un tavolo e ragionare intorno al da farsi. La crescita del Prodotto Interno Lordo prevista dall’esecutivo quest’anno è pari all’1% e corrisponde a un obiettivo di deficit-Pil pari al 2,04%. E qui, spiega Roberto Petrini su Repubblica, l’asino casca rovinosamente:

Se la crescita sarà inferiore, come stimano quasi tutti i centri di ricerca, anche in conseguenza delle difficoltà dell’economia europea e globale, il deficit è destinato a salire perché il rallentamento dell’economia alimenterà un minore gettito fiscale. Secondo molti centri di ricerca, che hanno sfornato le proiezioni più fresche condivise anche dal Tesoro, il Pil italiano non salirà quest’anno più dello 0,7 per cento, di conseguenza il deficit potrebbe crescere di almeno 0,15 punti di Pil, cioè 2,7 miliardi, portandosi nuovamente al 2,2%.

chi paga più tasse con la manovra del popolo
Le entrate e le uscite della Manovra del Popolo (Corriere della Sera, 24 dicembre 2018)

La manovra-bis sarebbe necessaria perché questo livello non ci permetterebbe di superare il monitoraggio concordato con Bruxelles per luglio: lo sfondamento del tetto del 2 per cento ci imporrà di rendere strutturale il taglio lineare dei 2 miliardi che ora sono congelati all’interno del bilancio dello Stato in seguito al negoziato con Bruxelles e di recuperare anche altre risorse.

La questione si potrebbe aggravare se non consideriamo soltanto l’aritmetica, ma anche diamo retta alle promesse della politica: i 120 milioni per recuperare la gaffe sul non-profit per l’Ires, la lista delle sciagure a cominciare dai 10 milioni per Rigopiano. Sul 2019 pesano poi nove condoni dall’esito tutto da verificare (il decimo sta arrivando e riguarderà le concessioni delle spiagge), come bisognerà monitorare i 2 miliardi della fatturazione elettronica, misura antievasione che il governo potrebbe essere tentato di ammorbidire. Il solo effetto annuncio delle sanatorie, durante lo scorso anno, ha già intaccato gli incassi della lotta all’evasione del 7,3 per cento: anche questo aspetto pesa sui conti, come pure l’aumento della spesa per interessi sul bilancio dello Stato ormai consolidato in 4 miliardi.

I conti di Conte non tornano

Ci sono anche altre scadenze da rispettare. A luglio, per esempio, si vedrà se sono davvero entrati i 18 miliardi di privatizzazioni che il governo Conte ha promesso – e che sarebbero più del doppio degli 8,7 miliardi incassati per privatizzazioni dal 2017 al 2018 – e tra febbraio e marzo arriveranno i nuovi giudizi di Fitch, Moody’s e Standard&Poor’s. Poi c’è anche la bazzecola di 23 miliardi di clausole IVA da annullare entro il 2019, il M5S aveva promesso che avrebbe trovato le risorse per il reddito di cittadinanza e le altre misure del suo programma tagliando gli sprechi ma finora non lo ha fatto.

come cambia manovra del popolo
Come cambia la manovra del popolo (Corriere della Sera, 21 dicembre 2018)

Per questo già da ora appare problematico per il governo Conte riuscire a far quadrare i conti come ha promesso a Bruxelles durante la calata di braghe più promettente della storia. E ancora più difficile lo sarà se si avverano le previsioni più gettonate per le elezioni europee, che vedono una Lega pronta a raddoppiare il consenso rispetto alle politiche di marzo e a chiederne quindi subito dopo il corrispettivo in materia di rappresentanza nel governo. Una manovra bis con rimpasto annesso e in attesa del taglio degli sprechi per 23 miliardi promesso nel 2020. Non è tutto magnificamente preoccupante?

Leggi sull’argomento: Come Conte butta nel cesso l’Italia culla del diritto per difendere Bonafede

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