La caccia del M5S a chi non obbedisce a Di Maio e Salvini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-31

Espulsioni minacciate ai senatori che non vogliono votare la fiducia sul DL sicurezza. E macchina del fango con accuse di tradimento a chi prova a dissentire

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«Laddove si arrivasse a porre la questione di fiducia difficilmente un componente del M5s potrà non votarla. Per chi non vota la fiducia si aprirà un provvedimento disciplinare»: è il capogruppo del MoVimento 5 Stelle Stefano Patuanelli ad attuare la rappresaglia annunciata da Di Maio nei confronti dei grillini che non vogliono votare il Decreto Sicurezza firmato da Matteo Salvini perché sarebbe in contrasto con le idee del MoVimento.

La caccia del M5S a chi non obbedisce a Di Maio e Salvini

Ora, a parte che da quando è nato il M5S ha delle idee, ma se non vi piacciono ne ha delle altre – e quindi non si capisce di quale coerenza parlino i ribelli – per ora in commissione gli articoli 1, 10 e 14 non sono stati intaccati dagli emendamenti dei quattro del M5S. Paola Nugnes, Matteo Mantero, Gregorio De Falco ed Elena Fattori hanno fatto sapere che non voteranno il testo senza modifiche e sono pronti a disertare l’assemblea congiunta fatta slittare dal vicepremier da ieri a oggi per tentare un ultimo disperato negoziato. «La città da cui vengo, Genzano, era conosciuta come la Piccola Mosca. Non è facile per me tornare a casa se diciamo ok a queste robe fasciste», dice oggi la Fattori alla Stampa mentre tra le mani stringe la denuncia che ha appena depositato per le minacce subite sui social: «Ero abituata con i No Vax, ma questi fascisti sono molto peggio». Sta aspettando di parlarne al capogruppo Stefano Patuanelli: «Gli chiederò di espellermi subito dopo il voto. Almeno mi evito l’agonia delle minacce».

matteo mantero

Dall’altra parte della barricata c’è Gregorio De Falco che si è improvvisamente accorto che nel M5S non c’è libertà di parola ma non sembra voler arretrare anche di fronte alle minacce, alla moral suasion di Giuseppe Conte e alla macchina del fango scatenatasi sui suoi rimborsi. E c’è anche Matteo Mantero, anche lui come Fattori e Nugnes alla seconda legislatura che contesta in un’intervista a Repubblica l’intera impostazione del Decreto Sicurezza: «Andando a ridurre il sistema dello Sprar e promuovendo i Cas, i grandi centri, si rischia di alimentare gli affari di chi lucra sull’immigrazione e di limitare la capacità di integrazione. Si creano delle sacche di disagio, che sono quelle su cui fa profitti la criminalità. Le conseguenze le subiremo tutti, non solo i migranti». Lui sembra prontissimo ad affrontare le sue:

«Voterò contro o uscirò dall’aula, non ho ancora deciso. Ma non approvo quel testo».

Se vota contro la fiducia può essere espulso dai 5 stelle. Lo sa?
«Oltre che al gruppo una persona deve rispondere alla sua etica. C’è un livello di compromesso che si può accettare, ognuno ha la sua asticella. Questa legge supera la mia. Non dico di avere ragione, ma che per me non è accettabile».

Tanto da farsi cacciare?
«Se capisco che il mio lavoro su eutanasia, cannabis terapeutica, gioco d’azzardo, non è più utile, vado a casa senza aspettare che mi caccino. Al mio posto verrà qualcuno pronto a fare la testuggine».

Le espulsioni in preparazione nel M5S

Il Fatto racconta l’altalena emotiva di Paola Nugnes, vicinissima a Fico, che all’Huffington Post nel pomeriggio va all’attacco: “Siamo diventati come il Pd diRenzi”. Ma che poi in serata precisa, smentisce, supercazzola: “Ho detto solo che abbiamo sempre criticato Renzi e il Pd”.E anche il suo no netto al dl stinge in un “vedremo, in Aula ci sono tutti i voti”. La Nugnes non è nuova a fughe in avanti e critiche urticanti poi seguite da smentite precipitose. E anche altri senatori oggi coinvolti nello scontro interno hanno promesso in più occasioni fuoco e fiamme per qualche decisione sgradita salvo poi ritirarsi in buon ordine alla prima occasione buona.

paola nugnes

Oggi però alcune cose sono cambiate. Il MoVimento 5 Stelle ha nei suoi ranghi un buon numero di deputati e senatori alla seconda esperienza, che quindi non potranno essere ricandidati. L’arma dell’espulsione parte già un poco spuntata. Sul decreto sicurezza la questione dei numeri potrebbe rappresentare un pericolo durante l’esame in aula al Senato, dove il provvedimento approderà lunedì. Tutto, quindi, si gioca su una manciata di voti in quanto i numeri della maggioranza a Palazzo Madama non garantiscono ampi margini di sicurezza. M5s e Lega possono contare sulla carta su 6 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta: con i 58 senatori leghisti e i 109 pentastellati, il governo ha una maggioranza di 167 voti, la maggioranza assoluta è fissata a quota 161. Tutte le altre forze di opposizione, invece, hanno sempre sulla carta 151 voti: quindi una differenza di 16 voti.

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