Fact checking
Libero e Salvini che non è in crisi: è diventato il Tristo Elencatore
Alessandro D'Amato 08/05/2020
La fabbrica di negazione della realtà che esce tutti i giorni in edicola sotto la testata Libero oggi si esercita in un interessante tentativo di raccontarci che no, non è vero niente madama la Marchesa, anche se nei sondaggi arranca la stella del Capitano continua a brillare. Vediamo se è vero
Da qualche tempo c’è un incubo che popola le notti di Matteo Salvini: quello dei sondaggi. Come dimostra anche l’ultima media delle rilevazioni pubblicata da Youtrend/AGI, la Lega è in calo e con il Carroccio va a picco anche la popolarità del Capitano.
Libero e Salvini che non è in crisi: è diventato il Tristo Elencatore
Come hanno spiegato alcuni sondaggisti ieri all’AdnKronos, questo dipende da una serie di fattori e il primo è Giuseppe Conte: nell’emergenza Coronavirus “Salvini è contrario al governo, ma il governo, con la sua tenuta ha vinto, gli italiani, per oltre l’85% hanno aderito alle richieste di Conte e anche tra i cittadini leghisti in tanti gli hanno obbedito”. “La gente era entusiasta – spiega ancora – è un grande venditore, appassionava, era creatore di ricchezza e mercato, era Re Mida, poi la gente però si stufa e lui ha superato il limite, ma il 25% non glielo toglie nessuno”, come ha spiegato Nicola Piepoli. Oppure “Ha completamente perso il contatto con la gente, per questo i sondaggi sono scesi in questo modo, ha perso credibilità”, come ha fatto notare Luigi Crespi.
Ciò nonostante, la fabbrica di negazione della realtà che esce tutti i giorni in edicola sotto la testata Libero oggi si esercita in un interessante tentativo di raccontarci che no, non è vero niente madama la Marchesa. Il primo argomento è di quelli davvero solidissimi:
1) Salvini vive tra la gente. Ha una leadership fisica, fatta di foto, comizi, pacche sulle spalle. Privarlo del contatto con gli elettori è come togliere il piede sinistro a Maradona. Quando potrà tornare a giocare a tutto campo, l’ex ministro si riprenderà.
E sorvola su un punto piuttosto importante. Chi va ai comizi o partecipa ai bagni di folla di Salvini di solito è già un elettore del Capitano. A lui servirebbe convincere gli indecisi o riprendersi quelli che nel frattempo, delusi dal Papeete e dalle altre merde pestate in questi mesi, sono transitati da Fratelli d’Italia o magari stanno tornando a pensare al MoVimento 5 Stelle, che il Capitano aveva saggiamente svuotato nei mesi di governo con una strategia, quella sì, molto intelligente. Ma adesso come se li riprende? Il secondo argomento è altrettanto scivoloso:
2) Matteo ebbe il grande exploit nei consensi quando, arrivato al Viminale, dimostrò in due settimane che si potevano fermare gli sbarchi, mentre la sinistra da anni sosteneva che fossero una necessità. Il Covid-19 ha messo in secondo piano il problema, ma la maggioranza, con istinto kamikaze, l’ha riportato alla ribalta,pianificandola sanatoria di 600mila disperati. È un assist che la Lega non si farà scappare.
E anche qui Senaldi sogna. È vero che agli italiani è piaciuto l’Uomo Forte che se la prendeva con le Potenze Straniere (le navi delle ONG), ma è vero pure che questo è stato valido all’inizio della sceneggiata. Poi in molti si sono accorti che alla fine delle trentasei dirette su Facebook in cui Salvini diceva che quelli per sbarcare dovevano passare sul suo corpo, quelli sbarcavano e il suo corpo era altrove. Altri hanno avuto contezza del fatto che mentre il Capitano si bullava con trenta poveracci imprigionati in mare, i 600mila rimpatri promessi diventavano 6mila e, soprattutto, che la guerra del Capitano non riportava vittorie definitive mentre la magistratura si avvicinava sempre più pericolosamente alla meta.
La leadership stagionale di Matteo Salvini
Senaldi prosegue con altre affermazioni in cui dimostra di avere un rapporto dialettico con la realtà dei fatti, come quelle dei “positivi Covid-19 che non sono mai stati trasferiti al Pio Albergo Trivulzio, alla terapie intensive che hanno retto, alla zona rossa della Bergamasca negata dal governo e non dalla Regione” (tutte fregnacce e in particolare l’ultima, come ha ammesso anche Gallera), e poi, già che c’è, infila una raffinata strategia politica sull’Europa che Winston Churchill spostate proprio:
7) La reazione egoista alla pandemia dell’Europa, e in particolare della Germania,ha rivitalizzato il sentimento antieuropeista, che pareva sopito da un paio d’anni. Con Fratelli d’Italia, la Lega è l’unico partito che ha messo seriamente in discussione l’Unione. Le figure da camerieri di Conte, e di tutti i nostri governanti a Bruxelles saranno un epitaffio per la sinistra.
Mentre infatti è dai tempi di Prodi che i giornalisti della destra italiana ci spiegano che stavolta, con la figura da cameriera fatta “stavolta”, vedrete che crolla tutto e ogni volta non succede nulla di tutto ciò, gli italiani sono giustamente arrabbiati con l’Unione Europea ma si potrebbero anche rendere conto del fatto che gli egoismi del Vecchio Continente sono frutto dello stesso sovranismo a cui si abbevera il cavallo di Salvini. Che poi la Lega sia l’unico partito che ha messo in discussione l’UE, Salvini dovrebbe andarlo a dire agli industriali veneti o a quelli lombardi, che saranno entusiasti dell’uscita dall’euro che il Capitano ogni tanto riciccia e poi si rimangia visto che questo significa anche uscire dal mercato unico (anche se qualcuno cerca di convincerli del contrario).
La verità è che Salvini è diventato un tristo elencatore che ogni volta ripete la sua manfrina e chiama in causa “il salumiere, l’estetista, il rivenditore di mobili”, oppure chiede interventi “sugli affitti, sulle imprese, sui mutui” e così via perché così chiama in causa più elettori possibili. Infine va all’attacco sulla Cassa Integrazione senza notare che è il meccanismo messo in campo dalle Regioni che sta rallentando l’arrivo dei soldi. Perché vuole far arrivare a più gente possibile il suo messaggio. Ma c’è un fattore indipendente che è terribilmente contro di lui: il Tempo, che mangia i suoi figli sempre con una certa rapidità specialmente quando si tratta di politici italiani. Chi parla ancora della “grande vittoria” alle europee di Salvini dovrebbe ricordarsi che in percentuale nel 2014 Matteo Renzi prese molto di più: tre anni dopo il suo governo cadeva sotto la spinta del referendum e oggi Italia Viva arranca nei sondaggi. Nel 2016 Raggi e Appendino stravincevano o vincevano le elezioni comunali: oggi la loro leadership è tristemente appannata nelle città che amministrano. Appena due anni fa, e sembra un secolo, il MoVimento 5 Stelle guidato da Luigi Di Maio conseguiva un clamoroso risultato alle elezioni politiche coagulando attorno a sé consensi altissimi: qualcuno forse vuole andare a vedere dove sono finiti entrambi appena 24 mesi dopo? Il problema di Salvini è che anche la sua, come tutte le leadership della Terza Repubblica, è tristemente a tempo. E il tempo passa, tic toc tic toc tic toc tic toc. Dietro l’angolo c’è Giorgia che è già pronta a fargli le scarpe.