Fact checking
Il Viminale di Luciana Lamorgese ci costa mezzo milione in meno di quello di Salvini (e del suo staff)
Giovanni Drogo 10/01/2020
Senza i vari Salvini e Morisi il Ministero dell’Interno risparmia 560 mila euro, soldi degli italiani che potranno essere spesi per fare qualcosa di più che i post e i tweet del Capitano. E al conto va aggiunto anche il risparmio per Palazzo Chigi
Non è il cambiamento che tutti speravano ma è sicuramente qualcosa. Con l’addio di Matteo Salvini e del suo sontuoso staff dal Viminale lo Stato si è tolto un bel peso, economico. Perché la prima diretta conseguenza del cambio della guardia al Ministero dell’Interno è che gli italiani non dovranno più pagare l’armata leghista che per quattordici mesi ha curato (a spese nostre) la comunicazione del leader della Lega, ministro e papà di tutti gli italiani.
Ma com’è che Lamorgese riesce a fare il ministro spendendo un quinto di quello che ci costava Salvini?
A fare il conto del risparmio per le casse dello Stato è Mauro Munafò per l’Espresso che ha calcolato la differenza tra gli stipendi pagati a quelli della Bestia e il nuovo staff del ministro Luciana Lamorgese. Gli uomini del Capitano pesavano sulle finanze del Ministero per 718mila euro l’anno. Lamorgese ha tagliato notevolmente le spese per i suoi uffici di diretta collaborazione consentendo un risparmio di ben 560mila euro. In pratica a quanto pare il Ministero si può gestire tranquillamente spendendo un quinto di quello che Salvini faceva spendere agli italiani.
Lo staff che Salvini si era portato al Viminale (e a Palazzo Chigi) costava ai contribuenti all’incirca mille euro al giorno. Ad aiutare il capo della Lega a raccontare i suoi più grandi successi da ministro c’erano Luca Morisi e Andrea Paganella, soci della Sistema Srl che si occupano della comunicazione di Salvini e che erano stati assunti con l’incarico di Consigliere strategico per la comunicazione e Capo della Segreteria e della Segreteria particolare di Salvini. Il compenso annuo di Morisi era di 65mila euro, quello di Paganella di poco più di 85mila euro l’anno. Nella segreteria di Salvini al Viminale lavoravano anche anche Cristina Pascale (30.000 euro) e Giuseppe Benevento(41.600 euro) e lo storico deputato leghista Luigi Carlo Maria Peruzzotti (41.600 euro). Dal gennaio 2019 nell’organico era entrato anche Andrea Pasini, uno che scriveva che era meglio dar da mangiare ai propri figli che pagare le tasse e che poi grazie alle tasse pagate dagli italiani si è garantito un compenso da 41mila e rotti euro.
Al Viminale gli italiani pagavano anche lo staff di addetti alla comunicazione. Persone che prima di arrivare al Ministero erano assunte (con un Co.Co.Co.) dalla Lega per Salvini Premier. A capo dell’ufficio stampa c’era Matteo Pandini (che ha anche curato una biografia di Salvini) con un compenso lordo annuo pari a 90mila euro, c’erano poi il figlio del Presidente della RAI Leonardo Foa, Fabio Fisconti, Andrea Zanelli e Daniele Bertana che percepivano un compenso annuo pari a 41.600 euro. Ai risparmi calcolati dall’Espresso vanno aggiunti anche quelli di Palazzo Chigi. Salvini infatti ricopriva il doppio incarico di ministro e Vicepremier (che nel Conte 2 non c’è) con uno staff di tutto rispetto che costava poco meno di cinquecentomila euro all’anno.
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