Attualità
La squallida ipocrisia di Salvini sull’otto marzo e i diritti delle donne da difendere
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-03-08
Vi ricordate Salvini? Quello che paragonava la Presidente della Camera ad una “bambola gonfiabile” e che regolarmente mette alla gogna le donne che cantano Bella Ciao o che lo contestano? Non ci crederete mai ma anche quel Salvini difende i diritti delle donne e festeggia l’8 marzo. Bacioni e abbraccioni a tutte eh!
Non fiori ma opere di bene. «Una donna, anche con la minigonna, anche alle dieci di sera, deve avere il diritto e la libertà di andare in giro senza essere molestata» così il ministro dell’Interno Matteo Salvini in occasione dell’8 marzo ha presentato due leggi che diventeranno realtà e che «risparmieranno sofferenze a migliaia di donne che sono in balia di delinquenti e leggi inefficaci».
La propaganda leghista sull’otto marzo
Una legge è il “Codice Rosso”, un provvedimento contro la violenza sulle donne non proprio nuovissimo, visto che è stato approvato in Consiglio dei Ministri nel novembre del 2018 su iniziativa dei ministri Bonafede e Bongiorno. La seconda è l’eliminazione del rito abbreviato e dello sconto di pena per “stupratori e assassini” ovvero per i delitti più gravi. Un’analoga proposta era già stata approvata dalla Camera durante la scorsa legislatura. A inizio novembre 2018 la Camera ne ha stata approvata un’altra – nell’ambito della riforma del codice penale – che prevede lo stop al rito abbreviato per i delitti considerati più gravi.
Di fatto quindi non c’è nessuna novità da raccontare. Salvini ha semplicemente utilizzato la Festa della Donna per fare un po’ di propaganda su provvedimenti approvati dalla maggioranza o dal governo ma che al momento non sono ancora legge. Eppure il ministro ci ha tenuto a ribadire, durante la conferenza stampa di oggi al Senato che «i ministri e chi governa non possono limitarsi alle mimose alle margherite ai sorrisi ai baci Perugina e alle pacche sulle spalle». Il suo deve essere il Ministero del Fare e così deve essere raccontato. Ed infatti il titolare del Viminale non ha risparmiato una frecciatina nei confronti dicoloro che oggi hanno deciso di aderire allo sciopero generale «contro la violenza maschile sulle donne e i femminicidi; contro ogni discriminazione di genere e contro le molestie nei luoghi di lavoro; contro la precarietà e la privatizzazione del welfare; contro l’obiezione di coscienza nei servizi sanitari pubblici e a difesa della Legge 194, per il potenziamento della rete nazionale dei consultori; contro il disegno di legge Pillon su separazione ed affido».
Il senso della Lega per i diritti delle donne
Salvini si occupa di sicurezza, quindi il fatto che un suo senatore sogni di poter un giorno abolire l’aborto magari facendolo diventare un reato non è un problema. La soluzione è semplice, quelle di Pillon così come le dichiarazioni del Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana su gay e aborto non sono nel contratto di governo quindi non vanno tenute in considerazione. Certo, nel contratto di governo non si parla nemmeno di riapertura delle case chiuse, eppure Salvini ha sentito il bisogno di parlarne lo stesso, usando ancora una volta l’alibi del “nel contratto di governo non c’è”. A Verona però intanto la maggioranza di centrodestra ha approvato una mozione “contro l’aborto” avanzata dalla Lega. Probabilmente l’aborto non rientra tra i diritti delle donne.
Chissà perché l’ha detto allora. Qualche maligno potrebbe pensare che tutte queste uscite che “non sono nel contratto” servono unicamente a far capire all’elettorato quali fantastici provvedimenti potrà prendere un futuro governo a trazione completamente leghista. Poi Salvini è modesto e non dice che dietro al DDL Pillon (quello si che è nel contratto) ci sono le teorie sull’alienazione parenale di uno che riteneva che la pedofilia una cosa tutto sommato normale.
Quando Salvini usa le donne per fare campagna elettorale
In attesa di sapere cosa verrà fuori al Congresso mondiale delle famiglie di Verona – cui per il governo prenderanno parte Salvini, Fontana, Bussetti e Pillon – ci limitiamo a ricordare a Salvini che ribadire che una donna ha il diritto di andare vestita come le pare senza essere molestata è il minimo sindacale. Da un ministro ci si aspetta qualcosa di più. Ad esempio due parole sul volantino della Lega di Crotone oppure alle parole del segretario crotonese del Carroccio che in un’intervista ha spiegato che «oggi c’è un’autodeterminazione della donna sfrenata che l’ha portata ad aggredire l’uomo». Siamo a livello di quei razzisti o suprematisti bianchi che dicono di essere vittime di razzismo da parte della minoranza nera.
Ma andiamo avanti. Salvini potrebbe spiegarci perché non ha detto una parola sulla morte di Violeta Senchiu, forse perché era di origine rumena mentre l’uomo che l’ha bruciata viva era italiano? Le solite malelingue potrebbero pensare che il motivo è quello. Salvini dice che le donne hanno il diritto di andare in giro senza essere molestate indipendentemente da come si vestono? E allora come spiega i post in cui prende di mira donne e ragazzine “colpevoli” magari di esercitare il diritto sancito dall’articolo 21 della Costituzione, indossare una bandiera della pace, di cantare Bella Ciao o di essere “buoniste”? Evidentemente per loro non vale.
Così come non vale per Laura Boldrini, che durante un comizio del 2016 Salvini ha paragonato ad una bambola gonfiabile. Ovvero ad uno di quei simpatici oggetti inanimati dalle fattezze femminili dentro ai quali coloro che non riescono ad avere rapporti sessuali con donne in carne ed ossa sono soliti svuotare i propri testicoli. Talmente eccitato e soddisfatto dal paragone (donna = oggetto del piacere maschile) Salvini aveva anche lanciato un simpatico hashtag #sgonfialaboldrini. Ma a Salvini le donne piacciono, e sicuramente le ama e le rispetta, a patto che non siano sue avversarie politiche. Perché magari poi succede come nel famoso video delle “troie di Ormea”. Ma non si venga dire che Salvino non ha un cuore, lui le donne le piange, quando sono vittime delle violenze delle “risorse”. Dimostra decisamente meno pietà quando chiude i porti e impedisce che delle donne – che magari hanno subito delle violenze orribili in Libia o che semplicemente sono rimaste per un giorno in mezzo al mare a fianco di un cadavere di un bambino – possano sbarcare in Italia.
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