Un altro grande successo di Di Maio: Knorr delocalizza in Portogallo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-06

Dopo i casi di Whirlpool e Mercatone Uno la decisione di Knorr di delocalizzare la produzione del dado classico e di licenziare 76 dipendenti mette a nudo l’incapacità del bisministro di gestire le crisi aziendali e di fornire risposte concrete ai lavoratori. Il ministro è bollito?

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Con Luigi Di Maio e il M5S  le aziende riaprono. Con Renzi e PD le aziende chiudevano delocalizzando così scriveva non più di sei mesi fa il sito Silenzi e Falsità, il sito gestito dal fratello di Pietro Dettori. Luigi Di Maio invece scriveva che grazie alla contrattazione portata avanti dal MISE era stato messo uno stop alle delocalizzazioni selvagge e il governo aveva iniziato a riportare il lavoro in Italia. L’entusiasmo era alle (cinque) stelle per l’accordo con Whirlpool. Sappiamo tutti come sta andando a finire. Ma i problemi non sono solo a Napoli, anche nel produttivo Nord Est i lavoratori rischiano il posto perché l’azienda sposta la produzione dove conviene di più, in Portogallo.

Knorr licenzia 76 persone e sposta la produzione in Portogallo

Il caso riguarda la Knorr, storico marchio ora di proprietà di Unilever, che ha deciso di trasferire all’estero la produzione di dado vegetale dello stabilimento di Sanguinetto, in provincia di Verona. La fabbrica non chiuderà, Unilever fa sapere che rimarrà aperta la linea di produzione di dado in gel, di brodo granulare e di risotti. Per i lavoratori però è una magra consolazione perché per 76 dipendenti su 161 è già stata avviata la procedura di licenziamento collettivo.

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Perdita occupazionale e delocalizzazione, due dei problemi cui Di Maio aveva promesso di trovare soluzione (mica come quelli di prima) ma ai quali fino ad ora non ha saputo dare risposta. I sindacati accusano l’azienda anglo-olandese di procedere ai licenziamenti solo per la «volontà di massimizzare i profitti, dato il costo inferiore del lavoro in Portogallo, e non per crisi aziendale o cali di fatturato». Già lo scorso anno nello stabilimento veronese erano state lasciate a casa 28 persone. Proprio quella ristrutturazione aziendale avrebbe dovuto evitare la crisi ed altri licenziamenti. Ma il sacrificio di quei lavoratori è stato vano e l’azienda continua la politica dei tagli al personale. La CISL denuncia che la multinazionale «non ha cercato mediazione e non ha chiesto un tavolo di confronto con Stato, regione, parti sociali».

Come Di Maio si lava le mani dei licenziamenti della Knorr

A quanto pare per Di Maio si tratta di un problema che non lo riguarda da vicino. Oggi a Radio Anch’io su Radio 1 il bisministro e vicepremier ha detto che «aveva preso i fondi prima che  io arrivassi a fare il decreto. Se i fondi che hanno dato era prima che arrivassi come ministro posso fare ben poco». Insomma è colpa del PD e dei governi precedenti, ora che finalmente ci sono quelli del M5S al governo le cose cambieranno. Non si chiede certo a Di Maio di tornare indietro nel tempo o di fare norme retroattive. Gli si chiede di risolvere i problemi quando si presentano senza dover ogni volta trovare una giustificazione.

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Anche perché il signor ministro sa bene che ai dipendenti licenziati poco importa se è “colpa” dei governi precedenti. Pernigotti, Knorr, Whirlpool, Mercatone Uno sono solo alcune delle tante situazioni di crisi che riguardano il mercato del lavoro italiano. Il M5S sta facendo qualcosa per evitare che oltre duecentomila persone perdano il lavoro? Sta facendo qualcosa per abbassare il costo del lavoro? Salvini in queste settimane parla sempre di lavoro, lavoro, lavoro; nel senso che ripete ossessivamente la parola, non che fa delle proposte. Cosa intende fare la Lega? Non basta recitare litanie sul lavoro come se fossero rosari, servono provvedimenti e risposte concrete.

Leggi sull’argomento: Tutti i guai del viceministro Massimo Garavaglia

 

 

 

 

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