Ma è Whirlpool che prende per il c… gli operai o Di Maio?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-05

Sarebbe stato meglio «procedere a monitorare costantemente le fasi di attuazione del piano industriale» come si leggeva nel comunicato del Ministero di ottobre. Ma Di Maio e Sorial non hanno fatto nulla

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«Avete preso 27 milioni di fondi pubblici. Non si prende per il c… lo Stato italiano. Vi tolgo i soldi e vi faccio restituire quanto avete già avuto». Luigi Di Maio ieri è stato categorico nel dare a Whirlpool sette giorni di tempo per revocare i licenziamenti annunciati nei giorni scorsi.

Ma è Whirlpool che prende per il c… gli operai o Di Maio?

Ora, andrebbe segnalato che l’attività di Di Maio al ministero dello Sviluppo non ferve di certo visto che dai 138 tavoli di gennaio siamo già passati a 150, tanti quanti ne mettono in fila i sindacati. Significa 210 mila lavoratori coinvolti, il 35% in aziende sull’orlo della chiusura, a un passo dalla disoccupazione. In aprile la cassa integrazione straordinaria è esplosa del 78% sull’anno prima e del 79% su marzo. Nei primi quattro mesi del 26%. Ma del 57% per gli operai, del 429% in edilizia, del 45% nell’industria, del 282% in Liguria, del 102% in Lazio, 115% in Campania, 82% in Puglia.

di maio whirpool

Da sabato 25 maggio, i 55 supermercati di Mercatone Uno non hanno alzato più la saracinesca: 90 milioni di debiti in 9 mesi, su 180 di fatturato per la proprietaria Shernon Holding. Fallimento dichiarato dal tribunale di Milano, 1.800 dipendenti appesi agli ammortizzatori sociali, 10 mila lavoratori dell’indotto coinvolti. L’autorizzazione a vendere a Shernon l’ha data Di Maio. Un’offerta farlocca, se in pochi mesi l’azienda è vicina alla bancarotta. Anche qui, nessuno ha monitorato. Ai tavoli, raccontano i sindacati, il ministro non si vede. Delega tutto al vicecapo di gabinetto Giorgio Sorial, ex deputato M5S non rieletto.

I soldi che Di Maio vuole indietro

In attesa di saper cosa farà la Lega con i soldi che Di Maio si farà restituire da Whirpool, va ricordato che il ministero dice che sono 35 i milioni da restituire mentre i sindacati dicono che sono 25. Ma soprattutto, quelli che riguardano il sito di via Argine sono 8 ma il ministero vuole congelare anche quelli destinati a Comunanza nelle Marche. Ma se li congela, quelli chiudono anche lì. Intanto ieri la Whirpool, racconta il Mattino, si è fatta sentire:

Dietro le quinte, hanno fatto sapere al Mise che Napoli – che registra un calo del 25 per cento nelle vendite non è più sostenibile. Anche perché la linea di alta gamma che si produce a Napoli è destinata in futuro a essere trasferita in Polonia. L’unica vera garanzia che danno è quella di voler fare ogni sforzo per trovare un compratore – che al momento non ci sarebbe- e per salvare i posti di lavoro.

Soprattutto avrebbero tranquillizzato il ministero dello Sviluppo che i 17 milioni destinati per gli investimenti in Campania, qualora via Argine uscisse dal loro perimetro, sarebbero dirottati su altri siti in Italia. Posizioni irricevibili per Di Maio quanto per i sindacati.

whirpool indesit operazione fantastica

Qualche giorno fa il Mattino aveva anche ricordato quali armi ha davvero in mano Di Maio:

Ma di certo, appare già da adesso impercorribile la strada del ricorso al decreto dignità. La legge, in vigore da novembre, è successiva all’accordo stretto con Whirlpool a fine ottobre. Imporre dunque all’azienda la restituzione con gli interessi degli aiuti di Stato previsti sotto forma di ammortizzatori sociali fino a fine 2020, in aggiunta a sanzioni che possono arrivare per legge a quattro volte gli importi erogati, non è possibile.

Più plausibile è semmai l’impugnazione dell’accordo sottoscritto dall’azienda. In queste ore i tecnici del Mise valutano anche una possibile azione di risarcimento da intentare contro Whirlpool in caso di mancata risoluzione della crisi. Ma in subordine, c’è nell’aria la minaccia di chiudere il rubinetto di Stato. Se riavere indietro le somme stanziate finora per gli ammortizzatori è pressoché impossibile, Whirlpool potrebbe vedersi tagliati i fondi previsti per la cig fino alla fine del 2020. L’azienda finirebbe spalle al muro, è vero. E avrebbe l’alibi per emigrare altrove. Ma tutto questo avverrebbe a spese dei lavoratori.

Il bell’addormentato nel bosco “s’è svejatooo”

Ma come si è arrivati a questa situazione? Chi sa come funzionano i tavoli di crisi sa bene che gli ispettori del MISE avevano tutti gli strumenti per monitorare la situazione. Eppure il Ministero non ha fatto nulla, anzi solo quando la notizia è diventata di dominio pubblico Di Maio ha convocato un incontro a Roma per il 4 giugno. Forse sarebbe stato meglio «procedere a monitorare costantemente le fasi di attuazione del piano industriale» come si leggeva nel comunicato del Ministero di ottobre.

di maio whirlpool napoli licenziamenti mise - 3

Eppure da quel giorno non risultano verbali di  riunioni sul tavolo di crisi Whirlpool. La storia si ripete: come per MercatoneUno Di Maio non ha vigilato sul piano di sviluppo e il MISE si trova di nuovo spiazzato dagli eventi.

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Ma Di Maio dovrà spiegare agli italiani e ai lavoratori come mai Whirlpool EMEA ha deciso di  procedere con la riconversione del sito di Napoli e la cessione del ramo d’azienda a una società terza ” in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali, al fine di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano” quando nell’accordo firmato da Di Maio è scritto che «il sito conferma la sua missione produttiva di Lavatrici a carica frontale di alta gamma» e che «il totale degli investimenti previsti per il sito nel triennio 2019 -2021 sarà di circa 17 milioni di euro, tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo». Come mai il Ministero non si è accorto di nulla?

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