Perché Di Maio si è messo il gilet giallo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-08

Il M5S punta ad alleanze in Europa ma ha ricevuto il due di picche da tutti gli altri movimenti nati dal basso. Per questo si butta sui gilet gialli

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L’ideona porta la firma di Alessandro Di Battista. Il sostegno che Luigi Di Maio ieri ha fatto arrivare ai Gilet Gialli è il frutto di una strategia che deve portare il MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee e visto che l’ex deputato di ritorno dalle Americhe parteciperà alla campagna elettorale prima di andare in Congo ecco il primo tassello della tattica in vista di maggio 2019.

Perché Di Maio si è messo il gilet giallo

Le scorse elezioni europee rappresentarono una débâcle per il MoVimento 5 Stelle: allora guidato (si fa per dire) da Grillo e Casaleggio, non bissò i risultati delle elezioni politiche di un anno prima e anzi fu costretto ad accettare l’idea che Renzi fosse legittimato a governare dopo la vittoria clamorosa (e inaspettata anche secondo i sondaggi) del Partito Democratico, che da lì raggiunse il suo punto più alto fino al crollo del marzo 2018. Le teste d’uovo del M5S (tra cui Silvia Virgulti, ieri tornata nella foto di gruppo per le Europee) diedero la colpa degli scarsi risultati al cappellino troppo lugubre di Casaleggio e alle stronzate dette da Grillo in campagna elettorale (“Io sono oltre Hitler“).

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La foto di gruppo per le elezioni europee (La Repubblica, 8 gennaio 2019)

Oggi quindi la strategia elettorale è in mano ai “meravigliosi ragazzi” e la prima mossa di quella che sarà una lunga partita a scacchi che porterà al rinnovo dei membri della Commissione Europea a novembre 2019 è la ricerca di alleanze. Perché dopo aver fatto tappezzeria lungo questa legislatura salvo durante il tentativo abortito di alleanza con l’ALDE il M5S si rende conto di non avere partiti europei con cui proporsi in un’alleanza visto che, chissà perché, quelli a cui arditamente si paragonavano (tipo Podemos o Ciudadanos) non hanno la caratteristica di essere partiti di proprietà di una ristretta cerchia di componenti che cacciano gli oppositori interni. Difficile trovare alleati in queste condizioni.

L’isolamento europeo dei grillini

Quelli con cui ci hanno provato, tipo i Verdi, hanno prima detto di no perché il M5S è alleato con la destra sovranista in Italia e poi si sono messi a ridere quando hanno visto dove sono finite le battaglie ambientali del M5S al governo, che dopo aver rotto le scatole con l’emergenza democratica ogni due per tre non è stato in grado di scrivere una legge che impedisse le trivellazioni di ricerca nei mari italiani. Per questo oggi Di Maio e Di Battista puntano ai Gilet Gialli. Quelli francesi, ovviamente, e non quelli italiani non a caso già pieni di ex M5S. Già così però la strada è problematica: sabato mattina a Roma, in gran segreto, Luigi Di Maio ha in programma di incontrare i due capi moderati dei gilet gialli, Véronique Rouille e Yvan Yonnet, ospiti nella capitale di un convegno a cui partecipa anche il “professore sovranista” Antonio Maria Rinaldi, che stranamente non è ancora in Consob ma di sicuro è in quota Lega.

Véronique Rouille e Yvan Yonnet

Spiegano oggi Tommaso Ciriaco e Alberto D’Argenio su Repubblica che il piatto forte di questa strategia è atteso per la prossima settimana, quando il ministro volerà assieme ad Alessandro Di Battista in Francia.

L’appuntamento è a Strasburgo, dove è prevista la sessione plenaria del Parlamento europeo. Incontreranno rappresentanti di vari Paesi, sonderanno ancora le possibili alleanze. E potrebbero approfittarne anche per vedere altri emissari dei gilet gialli, forse direttamente Jacline Mouraud, che dei nuovi rivoltosi francesi intende fare addirittura un partito, ‘Les Emergents’.

La macchina di propaganda M5S

Per questo la fotografia di gruppo pubblicata ieri è in qualche modo simbolica. Nello scatto si ritrovano proprio Di Maio e Di Battista, assieme all’entourage plasmato dalla Casaleggio associati: Rocco Casalino, Silvia Virgulti, Pietro Dettori. E si pianifica un nuovo tour per Dibba:

È nel chiuso di questa stanza che matura l’ennesima svolta. Si butta nel cestino l’invito con cui meno di un anno fa il Movimento aveva provato a convincere Emmanuel Macron a costruire assieme un nuovo “contenitore del cambiamento” a Bruxelles. E si rende pubblico l’innamoramento per i nuovi rivoluzionari di Francia, gli arci-nemici del Presidente francese.

Salvini, fiutata la novità, ci mette cinque minuti a dissociarsi dall’ala violenta del movimento transalpino, per “sporcare” subito l’operazione grillina. Ma Di Maio, non ha alternative: vuole, deve dialogare con l’ala moderata dei gilet gialli, quella che alcuni sondaggi accreditano già a due cifre e che risulterebbe preziosa per costituire un nuovo gruppo. Ma non basta.

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https://twitter.com/terrytomthomas/status/1073587521974624256

Il Movimento ha bisogno di una scossa. Per questo, è vitale far fruttare il grillino più amato dalle telecamere e prende forma l’idea di un tour di Di Battista in giro per l’Europa. È quello che chiede anche Casaleggio junior. L’obiettivo è plasmarlo come il primo dei “gilet gialli d’Italia”.

Non a caso, nella foto della riunione postata su Instagram si intravede anche una ragazza mora, che gli esperti di cose grilline identificano con Selena Caputo, organizzatrice degli eventi di “Dibba”.

Funzionerà?

Leggi sull’argomento: Cosa stanno diventando i gilet gialli

 

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