La geniale strategia del M5S per difendere il deficit al 2,4%

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-01

Avete presente quella simpatica tabellina che tanti del M5S mostrano per dire che loro sul deficit non fanno niente di strano? Adesso vi spieghiamo perché è tutta una balla

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La nota di aggiornamento al Def prevede un rapporto deficit-Pil al 2,4% per tre anni. Perché al contrario di quanto promesso durante la campagna elettorale il M5S non è riuscito a trovare trenta miliardi di euro di sprechi da tagliare e per finanziare superamento della Fornero, Reddito di Cittadinanza e Flat Tax si farà più debito. I soldi ce li presteranno i mercati e le banche. Sì, proprio quei mercati “colpevoli” di cospirare contro il Governo del Cambiamento e la sua Manovra del Popolo.

Quello che Dino Giarrusso non ha capito del rapporto deficit-Pil

Dal momento però che i soliti rosiconi e uccellacci del malaugurio hanno criticato la scelta dell’esecutivo nel MoVimento 5 Stelle hanno pensato bene di rispondere per le rime. Come? Con un bel confronto tra il rapporto deficit-Pil dei famigerati “governi precedenti”. A dare il via alla controffensiva mediatica sul debito ci hanno pensato l’ex Iena – ora segretario particolare del viceministro dell’istruzione – Dino Giarrusso e il deputato Manuel Tuzi (che però poi ha rimosso il post su Facebook).

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Lo stile è analogo a quello utilizzato da Di Maio per attaccare il commissario agli affari economici Moscovici per dimostrare che anche la Francia quando Moscovici era ministro delle finanze del governo francese i nostri cugini d’oltralpe hanno ampiamente sforato il tetto del 3% e fatto debito. In realtà leggendo il grafico postato dal ministro dello Sviluppo Economico si vedeva chiaramente come Moscovici avesse progressivamente ridotto il rapporto deficit-Pil.

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Ora la battaglia si gioca tutta in Italia e i pentastellati non mancano di far notare che i governi precedenti hanno fatto tutti più deficit di quanto previsto dalla Manovra del Popolo. La tesi è semplice: se lo hanno fatto loro perché non possiamo farlo anche noi? Il corollario è: se Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni hanno fatto manovre finanziare che hanno prodotto un rapporto deficit-pil più elevato perché solo oggi gli economisti e i mercati si accaniscono contro l’Italia?

Il complotto dei giornali contro il MoVimento 5 Stelle

La risposta ovviamente è che c’è un complotto della casta dei competenti (e dei giornali) contro il governo presieduto dall’Avvocato del Popolo (non eletto dal Popolo) Giuseppe Conte. Le cose non stanno proprio così, e per accorgersene basta sfogliare i giornali di qualche anno fa. Ad esempio qui l’AGI calcolava la pesante eredità del governo Renzi rispetto all’aumento del debito pubblico. Perché è vero, Renzi voleva un deficit al 3% (per tre anni) ed è anche vero che la sua proposta e le sue promesse lasciarono perplessi molti giornalisti ed economisti che cercarono di spiegare che la ricetta dell’ex premier non era di così facile applicazione. Anche la trovata di Renzi di andare a battere i pugni sul tavolo in Europa fu criticata e addirittura ridicolizzata sottolineando il flop dell’ex segretario PD durante il semestre italiano di presidenza.

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Il post di Luigi Di Maio su Instagram

Ma c’è un altro aspetto delle recriminazioni pentastellate che non torna. Dai numeri si vede come il rapporto deficit-pil sia andato calando dal 3% del 2014 fino al 2,0% previsto per il 2018. Il trend quindi evidenzia una lenta ma costante riduzione del rapporto tra deficit e Pil. Nel 2019 il governo Conte prevede invece di invertire questa tendenza con un aumento di 0,3 punti percentuali del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo.

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In realtà il consuntivo 2017 non è stato del 2,1% ma del 2,3%

La differenza sta nel fatto che il M5S (i vari Giarrusso, Tuzi, Di Maio e Sibilia) confrontano i dati a consuntivo, quelli relativi al periodo 2009-2017 con le previsioni. Perché il DEF prevede che il rapporto deficit-pil per il 2019 sarà al 2,4% ma non è affatto detto che questa percentuale sia poi quella reale che si vedrà solo al momento del consuntivo.

Quello che il M5S non sta raccontando agli italiani sul DEF

Inoltre non è possibile fare come fa Giarrusso: paragonare la situazione economica del 2009, ad un anno dalla crisi economica e in un periodo di recessione, a quella del 2019, ad undici anni di distanza. Il tutto è capire quanto reale sarà quel rapporto deficit-pil fissato al 2,4%. Ad esempio se gli introiti per le casse statali della “pace fiscale” (o condono) fossero inferiori alle stime (una cifra che oscilla tra i 14 e i 20 miliardi di euro) quella percentuale finirebbe poi per aumentare.

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Fonte

I governi precedenti hanno ridotto il rapporto deficit-Pil e sempre nel periodo “incriminato” il Pil è salito passando dallo 0,1% all’1,6%. Eppure ieri a Non è l’Arena Di Maio ha spiegato che quelli di prima facevano deficit «per dare soldi alle banche». Soldi che però non avrebbero fatto crescere il Pil. Il governo Conte ipotizza per il prossimo anno – anche grazie al Reddito di Cittadinanza – una crescita pari all’1,6%. Eppure le agenzie di rating non sono della stessa opinione. Ad esempio a fine agosto Moody’s ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil italiano dall’1,5% all‘1,2% per il 2018 e dall’1,2% all’1,1% per il 2019. E se le cose non andranno come previsto la soluzione sarà una sola: fare tagli alla spesa. E così gli italiani non solo scopriranno di essere più indebitati, ma avranno anche meno servizi.

Leggi sull’argomento: Reddito di cittadinanza con bancomat e app: cosa può andare storto?

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