Il DEF dell’Oca II: Di Maio si smentisce da solo con il grafico su Moscovici

di Costantino de Blasi

Pubblicato il 2018-09-27

“Perché la Francia può fare più deficit di noi?”, accusa Di Maio. Andiamo con ordine e vediamo perché quando affrontano la finanza pubblica quelli del MoViMento, Giggino in primis, sembrano sotto l’effetto di grappa stravecchia

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A due giorni dalla pubblicazione del DEF (non lo chiamiamo aggiornamento perché quello del precedente governo conteneva proiezioni a legislazione immutata), continua il giochino di annunci e smentite, di promesse e marce indietro. È chiaro tuttavia che gran parte della partita si gioca sul deficit 2019; lo dice Di Maio, lo dice il MoViMento, lo dice Salvini, lo dicono in toni più sfumati Conte e Tria. Giggino ha imparato infine (amen) che il numero esatto non si dice e si tiene su un cauto “il limite è il 3%”. Abbiamo visto recentemente che neanche col 3% pieno si potrebbero realizzare il reddito di cittadinanza e le altre amenità ma loro insistono, dimentichi dei 70 miliardi di coperture sbandierati in campagna elettorale, e trovano nuova linfa nel monito del commissario agli affari economici Moscovici e dall’annuncio del governo francese di aumento del deficit atteso. Andiamo con ordine e vediamo perché quando affrontano la finanza pubblica quelli del MoViMento, Giggino in primis, sembrano sotto l’effetto di grappa stravecchia. Il bis ministro ha pubblicato ieri sulla sua pagina facebook questo grafico.

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L’obiettivo è dimostrare che il severissimo commissario , cui anche Il Fatto dedica carezzevoli parole , quando reggeva l’economia bleus cavalcava allegramente il cavallo… anzi il ronzino del disavanzo. Persino un occhio non allenato alle questioni di finanza pubblica si accorge che con Moscovici il deficit, che aveva toccato il proprio picco, in Francia come in Italia, all’indomani della crisi dei mercati, scese. Se confrontiamo l’andamento del disavanzo di Italia e Francia, usando sempre come fonte Eurostat, vediamo che anche in Italia il deficit toccò il suo picco nel 2009 per poi iniziare una lenta discesa.

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Lo stesso risultato lo si ha osservando l’andamento di qualunque altro Paese dell’eurozona. Durante ogni crisi si ha un amento del disavanzo, vuoi per banali questioni di bilancio vuoi perché la tendenza è quella di generare politiche economiche anticicliche. Il ragionamento pentastellato non regge né sotto il profilo logico, né sotto quello sostanziale. Abbiamo poi già scritto che la regola del 3% è stata superata dalla regola del debito (Six Pack) che prevede il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale, da noi addirittura sancito in costituzione. Se la Francia fa più deficit è perché il rapporto debito/pil dei nostri cugini è sotto il 100%, 98,4% per l’esattezza, mentre il nostro è 131,6%. In valori nominali la Francia ha uno stock di debito di circa 1900 miliardi, l’Italia 2341. Minori tassi sul debito e minore stock di debito e si spiega perché loro possono e noi no.

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Infine Macron annuncia tagli fiscali per 25 miliardi mentre Giggino nostro solo maggior spesa corrente. Il post di Di Maio è una sintesi di un post pubblicato anonimamente sul blog stellato. Tralascio le 5 o 6 sciocchezze che vi sono scritte e mi concentro su una sola, probabilmente meno sostanziale di altre ma che dà l’esatto indice dell’ignoranza finanziaria di chi ci governa. In un passaggio si legge “su La Stampa Moscovici ha dato il peggio di sé, sostenendo che l’Italia non si può permettere il deficit francese, perché ciò che conta non è il deficit nominale ma quello strutturale, vale a dire il deficit calcolato in rapporto al Pil potenziale.” Qui  l’articolo completo. Prima di tutto se il deficit nominale deve essere paragonato a qualcosa, quel qualcosa non è il deficit strutturale; in altre parole il nominale dà la misura in valori assoluti e conta zero ai fini del calcolo dei parametri. Al limite lo si può rapportare al deficit reale, ovvero ai valori al netto dell’inflazione. Infatti alle voci di bilancio pubblico spesso si accompagna la parolina “deflatore”. Chissà se alla Casaleggio & Associati l’hanno mai letta. Commento coerente: bah! In secondo luogo si definisce “deficit strutturale” come quello calcolato sul pil potenziale. Non ci siamo proprio. Il deficit strutturale è il deficit calcolato al netto degli effetti del ciclo economico (che può essere espansivo o recessivo) e delle misure straordinarie. Il PIL potenziale non c’entra una fava.

Leggi sull’argomento: Il DEF dell’oca – I parte

 

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