Fact checking
Tutte le volte che Di Maio ha detto di avere i soldi per il programma di governo
Giovanni Drogo 19/09/2018
Il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle ha spiegato ieri che “un ministro serio trova i soldi”. Il gioco del M5S è chiarissimo: da anni lui promette e racconta di aver trovato decine di miliardi, ma se poi quei soldi non saltano fuori la colpa è di qualcun altro. Ma allora chi è che non è serio?
Ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha nuovamente attaccato il titolare dell’Economia Giovanni Tria dicendo che «un ministro serio trova i soldi». Di Maio non vuole chiedere le dimissioni di Tria ma non ha usato mezzi termini: «pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare». Una posizione interessante quella del Capo Politico del MoVimento 5 Stelle, che fino a qualche tempo fa sembrava aver trovato tutte le coperture necessarie per realizzare il suo fantasmagorico programma di governo.
Quando Di Maio aveva trovato un miliardo per Roma e 30 miliardi di sprechi da tagliare
Abbiamo così imparato che i ministri seri sono quelli che trovano i soldi mentre i candidati premier (che poi diventano ministri) possono promettere di aver trovato tutti i soldi necessari senza essere accusati di non essere ministri seri. Si dirà, in campagna elettorale si promettono tante cose. Però c’è da aggiungere che quello di Di Maio è un vero e proprio vizio. I romani ancora si ricordano di quando nel 2015 aveva detto che il MoVimento 5 Stelle aveva trovato (nemmeno promesso di trovare, li avevano proprio trovati) un miliardo di euro di sprechi e privilegi da tagliare che si potevano utilizzare per risanare il bilancio della Capitale. Qualche mese dopo, nel febbraio del 2016, la cifra “trovata” dal M5S era aumentata di duecento milioni di euro.
Di Maio concludeva dicendo “metteteci alla prova”. I cittadini romani hanno accolto l’invito. Quei soldi, come è noto, non sono mai saltati fuori e nessuno ha rinfacciato a Di Maio o al Presidente della Commissione sula Revisione della Spesa, che nel frattempo è diventato assessore allo Sport della Capitale di essere dei “politici poco seri”.
Ma i soldi per il governo di Roma non hanno nulla a che fare con i molti miliardi necessari per il Documento di Economia e Finanza. Vero. Infatti prima e dopo le elezioni Luigi Di Maio spiegava che il M5S aveva trovato il modo di recuperare 30 miliardi in venti minuti, il tempo di convocare una seduta del Consiglio dei Ministri e approvare un decreto legge. Da quando il governo del cambiamento si è insediato il Consiglio dei Ministri si è riunito diciannove volte ma non ha ancora trovato quella ventina di minuti per approvare quel decreto con cui Di Maio prometteva di trovare trenta miliardi di euro.
Quando il MoVimento raccontava di aver trovato 70 miliardi di euro di coperture per il programma
In tutto questo Di Maio è ancora considerato un ministro serio (nonostante la figuraccia rimediata sull’Ilva dopo aver promesso letteralmente qualsiasi cosa). Oggi la situazione è questa: i soldi che secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico erano già nelle disponibilità del suo governo non ci sono. La colpa però non è di chi si è inventato l’esistenza di quei soldi, la colpa è di un ministro che non è ancora stato in grado di trovarli.
La questione potrebbe far sorridere, se non fosse drammatica. Ma se non altro rivela l’estrema disinvoltura con la quale il MoVimento 5 Stelle mente agli italiani. Perché il M5S l’ha detto fino allo sfinimento di aver trovato i soldi, spiegando che le coperture per realizzare il suo programma di governo c’erano eccome. A gennaio sul Blog delle Stelle il M5S spiegava che «i soldi ci sono, eccome, in un bilancio da 800 miliardi» per trovarli era sufficiente «avere lungimiranza e, appunto, le mani libere da condizionamenti di lobby e gruppi di interesse». Cosa ne dobbiamo dedurre, ora che i soldi non si trovano? Che chi è al governo non ha lungimiranza e non ha mani libere dai poteri forti e dalle lobby? Ahia.
Il MoVimento 5 Stelle all’epoca annunciava di aver trovato il modo di recuperare 70 miliardi di coperture annue a regime. Una montagna di soldi che era già tutta lì, bastava solo prenderla, senza aumentare le tasse o tagliare le spese (ad eccezione di quelle inutili e degli sprechi). Superamento della Fornero, reddito di cittadinanza, “shock fiscale” con introduzione di tre aliquote. aumento della no-tax area, taglio delle accise. Era già tutto lì. Ed è quello che vuole fare anche il governo del cambiamento. Eppure ora i soldi non si trovano.
In molti avevano evidenziato come i conti fossero sballati, soprattutto quelli relativi al reddito di cittadinanza e al gettito dalla spending review. Eppure a difendere la lista delle coperture per il programma era sceso in campo Lorenzo Fioramonti nientemeno che il ministro dello sviluppo economico in pectore nel governo Di Maio (e poi “retrocesso” a vice-ministro dell’Istruzione). Durante un’epica apparizione a Otto e Mezzo Fioramonti continuò a dire che quei soldi c’erano anche se curiosamente si rifiutò di dire dove sarebbero stati fatti i tagli.
Ma gli italiani dovevano fidarsi perché «Noi abbiamo una storia. Il MoVimento 5 Stelle è un partito che ha credibilità da questo punto di vista. Riduzione massiccia dei costi della politica. Lo abbiamo dimostrato già nel tempo e possiamo farlo. A differenza degli altri partiti non abbiamo clientele» (per inciso una delle idee era quella di tassare di più chi ha le concessioni autostradali, che il governo ora vorrebbe nazionalizzare). Oggi quella credibilità tanto sbandierata il M5S non l’ha più. Alla fatidica prova dei conti tutti quei miliardi, che a volte secondo convenienza erano calcolati su base annua e a volte spalmati sul periodo della legislatura, non ci sono. Prima o poi un ministro serio dovrà raccontarlo agli elettori.