Cosa hanno in comune Virginia Raggi e le combattenti curde?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-15

Uno sfegatato fan del MoVimento 5 Stelle sostiene che così come le donne curde dell’YPJ combattono contro Erdogan Virginia Raggi combatte contro Mafia Capitale e i Casamonica. Ed in effetti a ben guardare le strade di Roma non sono messe meglio di quelle bombardate dai turchi. Per fortuna che il vento sta cambiando, nella Capitale come nel Rojava!1

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Virginia Raggi come le combattenti delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ), le brigate femminili dell’Unità di Protezione Popolare dei curdi siriani? Un paragone senza dubbio spericolato. Ma c’è qualcuno che, galvanizzato dall’esperienza mistica di Italia a 5 Stelle di Napoli ha pensato bene di metterlo nero su bianco, per i posteri. «In Siria, come a Roma, splendide donne guerriere combattono ogni giorno una sporca guerra contro i criminali». Così si legge in un tweet di un sostenitore pentastellato che sta facendo il giro dell’Internet.

Roma come la Siria, per fortuna che Virginia Raggi c’è!

Ora a nessuno in questo momento sfugge un concetto molto semplice: si può manifestare la propria solidarietà al popolo curdo senza mettere in mezzo la sindaca di Roma. Così come si può legittimamente sostenere la sindaca di Roma evitando di tirare in ballo gente che lotta per la propria vita e per la propria sopravvivenza. Ma forse è proprio questo il punto: da tre anni la Raggi combatte per le strade della Capitale. Ed infatti ecco il nostro eroe a 5 Stelle che ci spiega che sta parlando di donne che combattono: «in Siria contro il dittatore turco Erdogan e a Roma contro il sistema politico corrotto che rivuole Mafia Capitale».

raggi curde kobane roma - 1

Certo, direte voi, Mafia Capitale è stata sconfitta dalle indagini della magistratura e dal lavoro delle forze dell’ordine. Ma questi sono dettagli. Come è un dettaglio il fatto che la Raggi abbia nominato Luca Lanzalone presidente di ACEA. Il litorale di Ostia come il Rojava? Il muretto che impedisce l’accesso al lungomare come il confine turco-siriano? Perché no. In fondo dopo otto anni di guerra è lecito pensare che le strade siriane non siano messe meglio di quelle della Capitale costellate di buche e crateri. Certo, qualcuno potrebbe dire che a Roma non c’è stata la guerra mentre in Siria sì. E allora perché non parliamo dei rifiuti? Avete visto immondizia per le strade della Capitale? E non avete notato le macerie ai bordi delle strade in Siria? Che credete, la Raggi e le combattenti curde si stanno battendo contro lo stesso nemico.

E se i curdi lanciano operazioni per la riconquista di città occupate dall’ISIS la sindaca non è certo da meno. Lei con un blitz scattato all’alba ha conquistato le villette dei Casamonica. E lo dice lei stessa, senza falsa modestia, che quando va in Giappone la riconoscono e i giornalisti giapponesi le chiedono «è vero che lei è la sindaca della legalità che ha combattuto i Casamonica?». Cosa volete che sia a questo punto aver sconfitto il Califfato di Al-Baghdadi e fermato l’avanzata dello Stato Islamico. Robetta. E siamo sicuri che nessuna delle donne dell’YPJ va in Giappone e viene fermata dai giornalisti. Un altro punto per Virginia nostra.

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Poi ci sarebbe qualche differenza, ma sono cose minime. La Raggi vive sotto scorta e non abita in una zona di guerra. Le donne curde invece ora stanno sotto le bombe turche e rischiano la vita ogni giorno. Il nostro eroe spiega che il suo è «un inno alle donne, capaci di fare imprese straordinarie, anche a rischio della propria vita». E senza dubbio Virginia Raggi è una donna, come tante altre donne in Italia, in Siria o in Giappone. Ma a differenza delle combattenti curde non ha fatto “imprese straordinarie”. A meno di non considerare il bando per Spelacchio e la sperimentazione del porta a porta nella zona del Ghetto di Roma una battaglia come la riconquista di Kobane. In tre anni da sindaca della Capitale la Raggi viene ricordata per aver cambiato una decina di assessori e per non aver fatto sostanzialmente nulla. E c’è di più: Virginia Raggi la sua battaglia l’ha scelta. Le donne curde invece ci si sono trovate in mezzo. Ma davvero bisogna fare politica con certi paragoni inutili?

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