Cosa c’è dietro l’ennesima “crisi” tra Di Maio e Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-18

Ufficialmente la pietra dello scandalo è il voto dei 5 Stelle alla von der Leyen che secondo la Lega è la dimostrazione dell’alleanza tra M5S e PD (ma non è così). In realtà la Lega vuole nascondere che in Europa non conta nulla, mentre il MoVimento 5 stelle fa sempre più fatica a giustificare il fatto di essere al governo con Salvini (ma non ha alternative)

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Stiamo assistendo oggi, in diretta sui social, all’ennesima “crisi” del Governo che ha capito che per andare avanti deve interpretare anche la parte dell’opposizione a sé stesso. Il nuovo casus belli non sono i presunti finanziamenti russi alla Lega, su quelli il MoVimento 5 Stelle è stato ben attento a non dare troppo fastidio a Salvini, ma sul voto al Parlamento Europeo a favore della Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen.

Salvini e il tradimento del M5S

Ad aprire le danze è il ministro dell’Interno, oggi eccezionalmente impegnato ad un vertice europeo, che ieri subito dopo l’elezione della von der Leyen attacca «chi parla sempre di democrazia e trasparenza» che si è ritrovato a votare con Renzi, Merkel e Macron «per qualche poltrona in Europa». Salvini sorvola sul fatto che anche la Lega aveva annunciato di essere disponibile a votare a favore della nuova Presidente della Commissione, salvo poi cambiare idea all’ultimo.

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Certo non deve essere facile leggere che l’alleato di governo ti considera al pari di Renzi, Merkel e Macron, con tanto di foto illustrativa per chi avesse difficoltà a leggere un paio di righe. Ai leghisti la cosa dà fastidio per una semplice questione aritmetica: senza il sì del M5S la von der Leyen non sarebbe stata eletta. In questo modo la Lega avrebbe potuto dimostrare di contare davvero qualcosa in Europa. Il M5S risponde dicendo che i partiti sovransti dei paesi di Visegrad hanno votato a favore della nuova Presidente e che con la mossa di votare a favore il MoVimento è diventato l’ago della bilancia. In realtà non essendo parte di alcun gruppo parlamentare questa era l’unica mossa possibile per il M5S, altrimenti condannato all’irrilevanza. E questo lo sa benissimo anche la Lega, che evidentemente sta litigando solo per il piacere di farlo.

Di Maio e la raffinatissima strategia per diventare ago della bilancia in Europa

Questa mattina la situazione non si è spostata di un millimetro. Il Presidente Conte ha scritto una lettera a Repubblica dove dice che «la designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è stata da me condivisa». Qualche ora dopo Matteo Salvini è uscito con un nuovo attacco all’alleato di governo. «5Stelle e PD? Da due giorni sono già al governo insieme, per ora a Bruxelles», ha scritto il vicepremier, che ha parlato di tradimento del voto degli italiani che volevano il cambiamento.

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Di Maio nel frattempo aveva rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove con la classe che lo contraddistingue ha dichiarato «non faremo mai alleanze con il partito di Bibbiano».  Dimenticando però che il M5S aveva finanziato la Onlus finita al centro dell’inchiesta e che una consigliera comunale eletta con il M5S è l’avvocato difensore di uno degli indagati. Il teatrino deve andare avanti. Il vicepremier pentastellato apre una diretta su Facebook dove afferma che «qui si attacca il M5S per fare notizia e coprire il caso dei fondi russi». Ma la storia dei fondi russi non serviva per distrarre l’opinione pubblica da Bibbiano? Siamo sinceramente confusi. Di Maio però è uno a cui non la si fa e scopre che la Lega «al governo con Berlusconi, in tutte le Regioni», che Salvini è a favore della TAV e che il Carroccio sta dalla parte di Renzi «su Radio Radicale, ovvero “Radio Soros”».

Paragone e il M5S che non aveva capito che era determinante

La vicenda sarebbe già sufficientemente ridicola così, se non fosse che poco prima ad Unomattina Di Maio aveva dichiarato «se avessi il minimo sospetto che la Lega ha preso soldi dalla Russia non starei al governo con loro». Quindi che senso ha “coprire” il caso dei fondi russi attaccando il M5S se anche Di Maio è convinto che la Lega non ha preso soldi dalla Russia? Non ha senso.

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Di Maio durante la diretta mostra il foglio dove è stampato il post pubblicato da Salvini contro di lui

E così mentre Conte si ritaglia il ruolo di quello che sa tenere a bada sia Di Maio e Salvini scrivendo che «una iniziativa perseguita senza un principio di coordinamento rischia di compromettere l’efficacia della nostra azione» i due vicepremier continuano a far caciara accusandosi vicendevolmente di tradimento. Ma senza naturalmente arrivare alle logiche conseguenze: se il tradimento c’è stato ed è stato consumato, se la Lega sta al governo con Berlusconi e vuole la TAV perché continuare a governare assieme? Ad aggiungere ancora più caos ci pensa il senatore M5S Gianluigi Paragone che ieri si interrogava sul fatto che fosse «proprio il caso di votare Lady Rottermeier» e che successivamente – sconfessando la linea del partito che parlava di grande scelta tattica ha dichiarato «che il Movimento 5 Stelle non avesse capito che il suo voto poteva essere determinante». Insomma la situazione è tragica, ma non seria. A cosa servono però questi attacchi incrociati? Semplicemente a far parlare di due che litigano, ma che al governo stanno troppo bene assieme. Uno perché sa che se si andasse a votare perderebbe ancora più voti di quelli che ha perso alle Europee (e non basterà un voto su Rousseau a salvare la leadership). L’altro perché non ha alcuna voglia di prendersi le responsabilità di governo, anche perché a quel punto dovrebbe gestire da solo la partita dell’Autonomia, senza l’alibi dell’alleato sudista.

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