Le bufale dell’operazione verità del M5S sul condono per Ischia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-31

Il condono per Ischia c’è, ma non si vede perché stranamente nella sua campagna per la verità e la trasparenza sull’articolo 25 del Decreto Genova il MoVimento 5 Stelle ha dimenticato di riportare il testo del primo comma, proprio quello che fa riferimento al condono del 1985

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«Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità», questo famoso aforisma attribuito a Joseph Goebbels viene spesso utilizzato per spiegare il funzionamento della propaganda politica. Qualche anno fa Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle usavano la frase del gerarca nazista per attaccare i mentitori professionisti della casta della politica e far capire ai cittadini onesti come mai continuavano a mentire al popolo. Ora questo problema non si pone perché al governo c’è l’Avvocato del Popolo (non eletto), che vara la Manovra del Popolo e il decreto Genova, scritto non dal Popolo ma col cuore. Il problema ora è raccontare “la verità” sul condono per Ischia.

Il condono per Ischia c’è, ma il M5S non lo mostra

Tra le pieghe di quel decreto, scritto non solo con amore ma anche con una «tecnica giuridica cosi elevata» che si è scoperto che all’articolo 25 conteneva una bellissima sanatoria per le case abusive danneggiate dal terremoto di Ischia. Il MoVimento 5 Stelle ha sempre negato l’esistenza di quel condono edilizio. Del resto Luigi Di Maio in campagna elettorale aveva promesso che non ci sarebbe mai stato nessun condono per Ischia. C’è poi chi come la ministra del Sud Barbara Lezzi addirittura ha candidamente ammesso di non sapere cosa c’era scritto.

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Fonte 

Succede poi che dopo le proteste della Lega (che è l’alleato di governo), gli articoli di giornale (ma la stampa, si sa, è tutta contro di loro), i relatori di maggioranza in Commissione abbiano presentato un emendamento leggermente migliorativo perché andava ad introdurre il riferimento alla necessità di parere favorevole rispetto al vincolo paesaggistico che – secondo il M5S –  non era previsto per il condono del 1985, mantenendo invece la possibilità di usufruire di quello del 2003, varato dal governo Berlusconi.

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Il trucco è da azzeccagarbugli: il M5S non ha varato nessun nuovo condono ma ha fatto sì – come spiegava Stefano Montanari sul Fatto Quotidiano – che ad Ischia sia possibile sanare edifici abusivi costruiti in zone a rischio soggette a rischio sismico oppure a rischio idrogeologico oppure costruite in zone sottoposte a vincoli di tutela paesaggistici. In tutti questi casi chi avesse presentato richiesta di sanatoria in base al condono del 2003 avrebbe visto respinta la domanda per il semplice motivo che quelle abitazioni lì non potevano essere costruite.

Che fine ha fato il comma 1 dell’Art 25?

In questi giorni il MoVimento 5 Stelle ha iniziato una campagna per spiegare “la verità” sul condono ad Ischia. Secondo il MoVimento 5 Stelle non c’è nessun condono. Strano, perché anche la senatrice M5S Elena Fattori due giorni fa parlava proprio del condono edilizio come uno di quegli argomenti che se ne avessero parlato con gli elettori prima delle elezioni «mi avrebbero preso per folle o per lo meno mi avrebbero rincorso con torce e forconi». All’operazione verità del MoVimento 5 Stelle però manca una parte: il comma dove effettivamente si parla del condono.

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Eppure il condono c’è davvero perché se da un lato è vero che il condono del 2003 non è stato varato dall’attuale governo e quindi non c’è nessun nuovo condono è anche vero che è proprio l’articolo 25 del Decreto Emergenze consente a chi ha presentato in precedenza una domanda di sanatoria pur sapendo di non poterla presentare (perché appunto sussiste il rischio sismico, quello idreogeologico o il vincolo paesaggistico) perché sarebbe stata respinta di poter accedere alla sanatoria. Curiosamente infatti il M5S posta il testo dell’articolo 25 senza il comma 1, che però non è stato è stato soppresso dal’emendamento dei relatori.

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Cosa succede quindi ora? Che i comuni di Ischia (Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno) colpiti dal terremoto del 2017 che non hanno ancora preso una decisione sulle istanze di condono presentate ai sensi dei condoni del 1985, del 1994 e del 2003, non ancora risolte (e presentate nella maggior parte dei casi unicamente per consentire il rogito delle abitazioni) abbiano sei mesi di tempo per prendere una decisione. Secondo la responsabile Politiche abitative e dello sviluppo urbano della Cgil nazionale Laura Mariani «gli articoli 23 e 25 del provvedimento aprono una ‘finestra’ per tutti gli interventi non ‘totalmente abusivi’ nell’isola, e introducono il solo riferimento del condono del 1985 per la valutazione delle istanze pendenti, bypassando limiti e vincoli introdotti da successive leggi. Un emendamento ha aggiunto il solo nulla osta paesaggistico, in realtà già previsto nella normativa del 1985».

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La protesta di Legambiente davanti a Montecitorio

Al primo comma infatti, quello che il M5S ha dimenticato di pubblicare, c’è infatti scritto che la definizione di tali istanze di condono «trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai capi IV e V della legge 28 febbraio 1985 n. 47». Il che significa che per definire le pratiche di condono si deve ancora usare la legge del 1985. E il condono voluto da Craxi consente di poter fare la sanatoria anche edifici costruiti in aree demaniali o protette, proprio il caso di Ischia. Il tutto ovviamente ammesso e non concesso che in sei mesi gli uffici comunali riescano davvero a smaltire le 28mila richieste di condono rimaste inevase. Inoltre – sottolinea la CGIL – l’art. 39 ter per le quattro regioni del Centro Italia interessate dal sisma del 2016, «estende la possibilità di sanare anche gli abusi successivi al 2003, data dell’ultimo condono, e, utilizzando le norme del Piano Casa, aumenta la volumetria sanabile fino al 20%». Ovvero questo bel condono qui.

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