Come ha preso il M5S la batosta delle amministrative

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-11

Come da migliore tradizione del M5S (e della tanto vituperata vecchia politica) Luigi Di Maio canta vittoria dopo la tornata delle amministrative. Ma la grandiosa vittoria a Ripacandida (Potenza) rischia di essere oscurata dalle decine di comuni dove il MoVimento ha perso “per colpa delle coalizioni”. E non la coalizione di governo con la Lega, ma quelle degli altri che “barano” presentandosi dieci contro uno

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In Italia, si sa, nessuno perde le elezioni. La tornata delle amministrative del 10 giugno non fa eccezione: anche se a trionfare è stato il Centrodestra a trazione leghista il M5S non ha certo brillato. Anzi al Sud, dove il MoVimento 5 Stelle il 4 marzo aveva stravinto (ricordate la cartina dell’Italia divisa in due?) la coalizione di centrodestra ha conquistato piazze importanti come Catania. Ciononostante per il Capo Politico del M5S si rifiuta di raccontare ai suoi la realtà dei fatti.

Luigi Di Maio e la scusa delle coalizioni “ammucchiata”

La colpa, scrive Luigi Di Maio, è colpa del fatto che il partito di Grillo e Casaleggio “si è presentato da solo in tutti i comuni contro coalizioni di decine di liste”. Come già dopo la sconfitta in Molise il MoVimento cerca di far passare una legge elettorale costituzionale come antidemocratica. In parole povere i 5 Stelle non vincono non perché non prendono un numero sufficiente di voti ma perché gli altri partiti si coalizzano e raccolgono più consensi. Il che è proprio quello che deve fare un partito politico che ambisce a rappresentare la maggioranza dei cittadini (garantendo una pluralità di voci in seno al consiglio comunale o alla giunta). Ma se dopo le regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia i 5 Stelle potevano ancora criticare il sistema delle coalizioni (tutto alla luce del sole visto che i vari partiti e liste civiche devono per forza appoggiare un candidato sindaco) da una posizione di malintesa superiorità morale oggi le cose sono cambiate.

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Forse Luigi Di Maio non e ne è ancora accorto – e di sicuro non se ne sono resi conto i grillini – ma oggi il M5S governa in coalizione con un altro partito. Ancora peggio: con un partito contro il quale si era presentato alle elezioni.

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Fonte: YouTrend via Twitter.com

Certo, il MoVimento 5 Stelle ha guadagnato qualcosa (due comuni rispetto alla precedente tornata elettorale), ma è impossibile non notare il flop di Roma dove il M5S è escluso dai ballottaggi al III e all’VIII Municipio (dove aveva la maggioranza appena due anni fa). Come è impossibile non accorgersi che a fronte del “clamoroso” successo del MoVimento 5 Stelle a Ripacandida (Basilicata) il Centrodestra nel frattempo ha quasi raddoppiato il risultato delle precedenti amministrative.

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Nei commenti gli integerrimi difensori della democrazia spiegano che le elezioni comunali sono diverse perché si votano “parenti e amici” e perché c’è troppo clientelismo (trivia: alle politiche si è votato anche per i candidati all’uninominale). Ma cos’è il clientelismo per un elettore del M5S? Non l’elargizione di favori a “parenti e amici” ma il presentarsi “dietro sei liste di coalizione”.

Quelli che… è colpa di Roberto Fico

Nessuno ha chiesto (o obbligato) il M5S a presentarsi da solo alle urne. Se le regole del gioco democratico consentono di correre una gara in staffetta e una squadra sceglie di correre tutte le frazioni da sola non si può certo dare la colpa agli altri contendenti. Sarebbe invece opportuno riflettere sulla geniale strategia pentastellata. Il più importante partito politico a livello nazionale non sa interpretare le regole a suo vantaggio e finisce per non avere quasi nessuna presenza sul territorio al di là di alcune fortunate eccezioni. Ma per il M5S non è un problema, loro la classe dirigente la selezionano in un altro modo.

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Per alcuni elettori del M5S sorprendentemente la colpa è di Roberto Fico (il “boldrino” del M5S) e del fatto che il partito non ha appoggiato con abbastanza convinzione la linea dura di Salvini sui clandestini.

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«I terremotati nelle tende e lui [Fico NdR] va ad abbracciare i clandestini e appoggia le Ong?» scrive un elettore indignato dal buonismo fichiano. E un’altra elettrice rincara la dose avvertendo i possibili “sgambetti” del “gruppo” di Fico; «noi siamo con Salvini» conclude senza probabilmente accorgersi che Noi con Salvini è uno dei partiti satellite della Lega. Ma gli elettori del M5S sono fatti così: non vogliono allearsi con nessuno per paura di inciuci ma quando perdono il motivo è che non sono stati abbastanza vicini alle posizioni dell’avversario. Ovviamente tra la copia e l’originale alle amministrative i votanti hanno scelto il Centrodestra.

Il processo a Di Maio

Di Maio sembra sempre di più un John Belushi nella famosa scena dei Blues Brothers; solo che la scusa delle coalizioni non regge più. C’è chi prende coraggio e accusa la leadership del partito di stare facendo gravi errori.

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Altri lamentano che nei piccoli comuni gli attivisti siano lasciati soli; senza aiuti economici (ah, magari ci fossero i rimborsi delle spese elettorali), organizzativi e morali. A quanto pare lo show di piazza con annessa visita del parlamentare famoso non basta più. Per fare politica a livello locale bisogna lavorare sodo, bisogna saper fare politica.

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C’è chi chiede le dimissioni di Di Maio (ma non a causa della sconfitta) e chi invece accusa la dirigenza del partito di aver fatto resuscitare il centrodestra. Con queste prospettive sarà molto divertente vedere cosa succederà alla coalizione di governo (quella del “contratto”) il giorno dopo il voto per il rinnovo dell’Europarlamento. Ma di sicuro per Di Maio sarà colpa dell’Europa.

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La situazione nel frattempo è quella di un partito di governo che a livello locale è quasi del tutto inesistente. Qualcuno dovrà spiegare come mai a Vicenza e a Siena (città simbolo della lotta contro i favori alle banche) il MoVimento 5 Stelle non si è nemmeno presentato.

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Qualcuno si è reso conto che alle amministrative i cittadini votano la persona e non il simbolo, un bel problema per il partito dell’uno vale uno.

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E così mentre la Lega riconquista Catania, Treviso e Vicenza e il Centrosinistra vince a Brescia, Paola Taverna festeggia la vittoria a Crispiano (13mila abitanti) a Castel Di Lama (ottomila abitanti) e nella strategica Ripacandida (poco più di mille abitanti in provincia di Potenza). Sul Blog i toni sono trionfali: Davide continua a vincere contro Golia. E sono ormai dieci anni che il M5S continua a vincere a livello locale contro Golia, eppure di sindaci a 5 Stelle non ce ne sono poi così tanti.

Leggi sull’argomento: Comunali, il fallimento del M5S a casa di Grillo e Casaleggio

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