La distruzione del Camping River

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-12

Il Campidoglio ha preso silenziosamente atto del fallimento del Piano Rom e si prepara alla visita del ministro dell’Interno Salvini distruggendo e sgomberando i moduli abitativi dove vivono i residenti del campo Rom “chiuso” dalla Raggi nel giugno dell’anno scorso

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Ad inizio luglio il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato che a breve sarebbe andato a toccare con mano la situazione dei campi Rom della Capitale (pare tra martedì 17 e mercoledì 18 luglio). In particolare Salvini sembra interessato a visitare due campi in particolare. Uno è quello che Alemanno ha fatto costruire con i soldi stanziati dall’allora ministro dell’Interno leghista Maroni; l’altro è il Camping River, quello nel quale la giunta capitolina guidata da Virginia Raggi ha iniziato a mettere in atto il suo fallimentare piano di superamento dei campi Rom.

Il fallimento di Virginia Raggi e del piano Rom del Comune di Roma

Formalmente l’insediamento di Via Tenuta Piccirilli nel XV Municipio è stato chiuso più di un anno fa quando il Comune, dopo aver avviato il piano di “fuoriuscita” dal campo (che era autorizzato e non illegale e che sorge su un terreno di proprietà privata), non ha rinnovato la concessione all’associazione che aveva in gestione il campo. L’idea era quella di consentire ai circa 400 residenti del River di trovare una sistemazione più dignitosa delle baracche/container (alcune di proprietà del Comune). Ma contrariamente a quanto annunciato a più riprese quasi tutte le famiglie sono rimaste lì. Non perché fossero particolarmente affezionate al River ma perché il Comune non ha saputo gestire la “fuoriuscita” verso una soluzione abitativa più stabile. Solo una famiglia è riuscita ad affittare un appartamento e solo grazie all’intervento della comunità dei Testimoni di Geova di cui fanno parte.

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via Facebook.com

Per le altre solo porte in faccia. Nessuna agenzia immobiliare ha voluto stipulare un contratto con i Rom. E non tanto per razzismo quanto perché persone nullatenenti e senza un lavoro non sono in grado di offrire le garanzie necessarie. Il Comune si è totalmente disinteressato della procedura, limitandosi a promettere un contributo per il canone d’affitto per la durata di soli sei mesi. Ma solo nel caso fosse stato stipulato un contratto d’affitto. In pratica l’unico interesse dell’Amministrazione comunale era quello di sgomberare il River al più presto possibile, per presentarlo come l’ennesimo successo della giunta Raggi.

Così non è stato e i residenti del campo sono rimasti lì per oltre un anno; sostanzialmente abbandonati dal Comune. Eppure il River non era un campo “problematico”, era ordinato, i bambini andavano regolarmente a scuola. Sarebbe stato un buon punto di partenza per lavorare su progetti di vera integrazione e inclusione sociale per i Rom e i Sinti di Roma.

Le famiglie del River sfrattate dai moduli abitativi del Comune

Negli ultime settimane però il Comune è tornato al River, non per trovare una soluzione ma per rimuovere i moduli abitativi di proprietà del Comune. Ieri alla presenza degli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale che hanno vigilato sulle operazioni, sono stati rimossi i primi tre container dei totali 55, i quali saranno stoccati presso un’area individuata dall’Amministrazione per poi essere successivamente destinati ad altri usi a favore della collettività’. Non è la prima volta che il Comune sgombera i suoi “container”, sfrattando gli inquilini che da quando il campo è stato “chiuso” sono diventati “occupanti”.

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I moduli abitativi sono stati sequestrati e agli ex residenti è stato impedito l’accesso. Su Facebook Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio elenca i risultati dell’operazione di pulizia: 37 moduli distrutti o gravemente danneggiati, 12 moduli rimossi e stoccati all’entrata del campo. Il Comune si rimpossessa delle sue proprietà ma la maggior parte delle famiglie continua a vivere al River in ricoveri di fortuna, tende o all’interno delle automobili. Se il Comune di Roma vuole rendere inospitale il River per far sloggiare i residenti altrove ( in ossequio al precetto meloniano de “i nomadi devono nomadare”) non ci sta riuscendo.

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Associazione Nazione Rom ha presentato una richiesta di soccorso urgente alla Protezione Civile denunciando la grave situazione di disagio per 65 famiglie che attualmente si trovano prive di servizi sanitari, di acqua corrente, di energia elettrica e di abitazione. Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiesto formalmente a Roma Capitale quali iniziative intendono prendere il Sindaco Virginia Raggi e l’Ufficio della Sicurezza e della Protezione Civile per assicurare assistenza ai 250 cittadini che si trovano a vivere in condizioni di estremo disagio ed emergenza, a causa delle iniziative adottate dallo stesso Comune. Nel frattempo a rasserenare gli animi ci ha pensato CasaPound che ha organizzato l’ennesima manifestazione per chiedere la chiusura del River annunciando che se non verrà sgomberato al più presto “la prossima volta non saremo così tranquilli e scagliandosi contro “gli zingari” che abitano al River. Tutto è pronto per il prossimo grande show di Salvini, ma la pacchia per i Rom è finita da un pezzo.

Leggi sull’argomento: La ridicola strategia di Salvini sulla pelle dei naufraghi a bordo della nave Diciotti

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