Come Borgonzoni e Salvini se ne fregano dei lavoratori della canapa legale in difficoltà (anche in Emilia Romagna)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-17

Dal 2016 la legge consente la coltivazione della canapa, parlare di agricoltori spacciatori è un’assurda criminalizzazione di persone che fanno onestamente il proprio lavoro. L’emendamento bocciato ieri al Senato avrebbe consentito di colmare un vuoto normativo che sta mettendo in ginocchio il settore e a rischio migliaia di posti di lavoro. Ma per la Lega ci sono agricoltori di serie B

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La Lega festeggia l’esclusione al Senato dell’emendamento sulla canapa legale al grido di “no allo Stato spacciatore”. Ma il rovescio della medaglia di questa battaglia contro una pianta che non è droga e che contiene un livello estremamente basso di sostanza psicoattiva è che la bocciatura dell’emendamento rende più difficile il lavoro di quei coltivatori, negozianti e lavoratori della filiera che tutto sono tranne che spacciatori.

Per la Lega chi coltiva canapa è un agricoltore di serie B

Lucia Borgonzoni ha subito scritto che la priorità della Lega in Emilia-Romagna sarà quella di «aiutare tutte le imprese e le aziende agricole dimenticate» invitando i 5 Stelle a “non delirare” e a preoccuparsi dei posti di lavoro messi a rischio con la Plastic Tax. Il no alla canapa legale però mette a rischio altri posti di lavoro in  un comparto – quello agricolo – che è già in difficoltà. Secondo Simone Benini e Carlo De Girolamo, rispettivamente candidato presidente alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e parlamentare del Movimento 5 stelle «l’ignoranza e la malafede della destra danneggiano 1.000 imprese agricole emiliano-romagnole». I due esponenti del M5S hanno spiegato ieri che in Emilia-Romagna vengono coltivati a norma di legge 1.200 ettari di terreno e che «la scelta politica di non ammettere nella manovra l’emendamento che colmava quel vuoto normativo che oggi blocca e costringe gli agricoltori di questo settore alla totale precarietà è semplicemente inaccettabile».

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Un bel controsenso, se si pensa che la Borgonzoni promette di aiutare proprio le aziende agricole. Evidentemente solo quelle la cui attività è “moralmente” accettabile per la Lega. Ed è un dato di fatto che in Veneto la Lega abbia promulgato una legge regionale per promuovere la coltivazione della canapa (varietà Cannabis Sativa)  con tanto di finanziamenti per quegli agricoltori e imprenditori che si imbarcheranno nell’attività. E per i difensori delle tradizioni c’è un altro problema: perché in Veneto così come in Emila-Romagna la coltivazione della canapa era un’attività tradizionale. Ben prima che qualcuno si sognasse di definire gli agricoltori come “spacciatori”.

infografica canapa industriale
La canapa industriale

L’emendamento per cui tanto esultano i leghisti non blocca solo i negozietti di Cannabis Light ma anche gli agricoltori (e di conseguenza tutta la filiera produttiva). Federcanapa qualche tempo fa ha pubblicato la lettera di un coltivatore di canapa che ha dovuto mollare tutto a causa dell’incertezza e del vuoto normativo. Perché in Italia coltivare, produrre e vendere canapa è un’attività perfettamente legale ai sensi della legge 242/2016, a patto che nelle piante non si superi lo 0,5% di THC.

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I negozi che vendono cannabis legale in Italia (Corriere della Sera, 9 maggio 2019)

Il problema è che quella legge non consente la vendita delle infiorescenze e che nel testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope questo limite non viene precisato. Motivo per cui è teoricamente possibile sequestrare prodotti lecitamente coltivati anche se hanno un quantitativo di THC inferiore a quanto prescrive la legge. Ci sono centinaia di imprenditori che saranno messi in ginocchio dalla battaglia della Lega e di Fratelli d’Italia contro la cannabis legale (il caso del partito della Meloni è assai curioso).

Cosa chiedono commercianti, distributori e agricoltori? Semplicemente di chiarire alcuni aspetti della normativa vigente in materia di canapa industriale. Nessuno di loro chiede la “droga di Stato” o la droga libera o la liberalizzazione della cannabis. «Abbiamo finalmente l’occasione di affermare un modello italiano esportabile in altri Paesi anziché subire il predominio delle aziende americane, cinesi e di altri paesi europei» scrive Federcanapa in una nota. Perché oltre al danno c’è la beffa: i prodotti a base di canapa legale vengono venduti nel nostro paese ma sono prodotti all’estero, in Svizzera o negli USA. Il motto della Lega è prima gli italiani, ma solo quelli per cui comoda a loro?

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