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L’attacco di Libero e del Giornale a Salvini

Alessandro D'Amato 29/04/2020

Mentre i sondaggi registrano perdite sempre più ampie per la Lega  e lui, chiaramente innervosito, si riduce a sfottere l’alleata Giorgia Meloni per le manifestazioni a Palazzo Chigi, proprio i giornali che dovrebbero essergli più vicini cominciano a colpirlo alle spalle. E su questo movimento a destra si staglia sempre più pesante l’ombra di Giorgetti

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Dev’essere un momentaccio per Matteo Salvini. Perché mentre i sondaggi registrano perdite sempre più ampie per la Lega  e lui, chiaramente innervosito, si riduce a sfottere l’alleata Giorgia Meloni per le manifestazioni a Palazzo Chigi, proprio i giornali che dovrebbero essergli più vicini cominciano a colpirlo alle spalle. E su questo movimento a destra si staglia sempre più pesante l’ombra di Giorgetti.

L’attacco di Libero e del Giornale a Salvini

Ieri Vittorio Feltri in prima pagina su Libero lo ha attaccato a viso aperto, descrivendolo come “timoroso,incerto, ha smarrito le energie che lo avevano condotto ai vertici, mettendo a soqquadro i palazzi del potere, che egli ha consegnato gratis ad ex amici e nuovi nemici”. Nelle parole del direttore editoriale di Libero però può evidenziarsi anche una certa stizza per non essere stato difeso dal Capitano all’epoca della frase sui meridionali inferiori:

In pratica è stato espulso dal campo con il cartellino rosso di Nicola Zingaretti fra gli applausi di Luigi Di Maio e soci senz’arte. Seguita a comparire in televisione però non incide se non quando si tratta di dire che io sono un coglione perché, senza volerlo, avrei offeso i meridionali, affermando che alcuni di essi sono inferiori economicamente, non certo intellettualmente, rispetto ai settentrionali.

Come se fosse un mistero che al Sud primeggiano le attività mafiose per la semplice ragione che la ‘ndrangheta e similari associazioni sono più organizzate ed efficienti dello Stato, il quale pertanto non riesce a batterle. Comprendo che al capo della Lega premano i voti delle regioni da Roma in giù, mentre a me sta più a cuore la descrizione della realtà patria. Facciamo mestieri diversi e non invidio il suo. Tuttavia, un minimo di rispetto da lui me lo aspettavo. Pazienza, in politica pesano i suffragi più di chi li conta.

vittorio feltri salvini

Certo, le parole di Feltri su Salvini accompagnate dall’elogio della Meloni fanno più pensare a un Littorio che si sente tradito e che per questo si sta vendicando: in ogni caso è probabile che a questo punto debba scordarsi il Quirinale (!). Più significativo è invece che anche il Giornale di Sallusti, con un articolo a firma di Augusto Minzolini, cominci a chiedersi cosa succede al Capitano.

matteo salvini il giornale

I pasticci e i sondaggi del Capitano

Per Minzolini infatti se governo e maggioranza dovrebbero piangere, non è che l’opposizione abbia motivi per ridere. E la sua critica investe anche Giorgia Meloni:

Tra un ordine del giorno contro il Mes (Meloni) e una mozione di sfiducia verso il ministro dell’Economia (Salvini), non ha una strategia per uscire da questo cul de sac. In sintesi: la sua proposta è monca. Come puoi togliere Conte, se non dici con cosa e con chi vuoi sostituirlo? Chi nella Lega aveva visto per tempo questo limite, è scoraggiato.

Gli sms di Giancarlo Giorgetti sembrano presi di sana pianta da un testo letterario di egiziano antico custodito nel museo di Berlino, Dialogo dell’amareggiato dalla vita con l’anima sua: «Sono incazzato – scrive la testa d’uovo della Lega coni politici, i magistrati e i giornalisti».

E probabilmente ha le sue ragioni. Berlusconi, invece, si consola per avere conquistato una nuova centralità e si rifugia nel momentum: «Non è il tempo-dice-di attaccare il governo. Se e quando ci sarà una maggioranza che potrà sostenerne un altro, tipo Draghi, ne parleremo».

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Inutile dire che quello che traspare dalle parole di Minzolini è la causa del contrasto, finora raccontato dai giornali, tra il “braccio destro” Giancarlo Giorgetti e il Capitano. Che secondo alcuni retroscena smentiti sarebbero addirittura venuti alle mani, ma che invece sono sicuramente discordi sulla strategia politica da attuare nei confronti del governo Conte durante l’emergenza Coronavirus. Per i “moderati” che esisterebbero nella Lega sarebbe necessaria una prova di ragionevolezza. Ma il Capitano sa solo strillare e urlare. Ovvero proprio quello che oggi non serve. E quindi allontana i voti e con essi anche il momento in cui sarà possibile tornare a sedersi sulle poltrone abbandonate con la crisi del Papeete. Chissà se è vero o sono solo chiacchiere di giornali.

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