Al voto perché cade il governo dopo le Europee?

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-02-21

Da mesi i pronostici sugli scenari aperti in caso di caduta del governo Conte si inseguono indicando come fattore decisivo i risultati delle elezioni europee, che potrebbero ribaltare i rapporti interni tra Lega e MoVimento 5 Stelle e contribuire così a una resa dei conti il cui unico sbocco naturale sarebbero le urne. Ma in …

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Da mesi i pronostici sugli scenari aperti in caso di caduta del governo Conte si inseguono indicando come fattore decisivo i risultati delle elezioni europee, che potrebbero ribaltare i rapporti interni tra Lega e MoVimento 5 Stelle e contribuire così a una resa dei conti il cui unico sbocco naturale sarebbero le urne. Ma in realtà c’è un’emergenza molto più importante che incombe, più importante di qualsiasi urna: l’economia. Francesco Verderami, il retroscenista preferito da Giorgetti, sul Corriere della Sera spiega che potrebbero essere i numeri sulla crescita, quelli sullo spread e quelli sul debito pubblico a convincere gli attori della politica della necessità di un ritorno alle urne a settembre, prima del varo della nuova legge di bilancio e della scelta della prossima commissione europea:

Siccome è chiaro a tutti cosa accadrà dopo i cento giorni di campagna elettorale, tutti hanno iniziato ad alzare lo sguardo verso il Colle, come si fa ogniqualvolta sul Palazzo prende a piovere. E tutti — maggioranza e opposizioni— interpretano allo stesso modo i segnali che giungono dal Quirinale, dove l’imperativo non è tutelare la legislatura ma tutelare il Paese.

Perciò la previsione bipartizan di questi giorni è che — al più tardi dopo il voto per l’Europarlamento — il capo dello Stato chiamerà i leader della maggioranza per capire se c’è l’intenzione di portare a compimento la prossima legge di Stabilità, che si preannuncia draconiana: una trentina di miliardi basterebbe appena per tenere a regime il sistema. L’obiettivo di verificare la tenuta della coalizione sarà fondamentale, perché l’Italia non potrebbe permettersi una crisi di governo in piena sessione di bilancio.

Il ragionamento sotteso è che si potrebbe andare al voto per le elezioni politiche anche a fine settembre per riuscire a fornire al prossimo esecutivo il tempo necessario per varare una legge di bilancio che questo governo potrebbe non riuscire a portare a casa visto che bisognerà tagliare ma finora di progetti di spending review non se ne vedono (solo annunci) e nemmeno si trova la volontà politica di varare provvedimenti che sarebbero buoni per la crescita (come le opere pubbliche finora bloccate o rallentate dalle paturnie del M5S). C’è un unico appunto a questo piano: dopo il voto del 4 marzo il nuovo governo arrivò solo a giugno perché non c’era una maggioranza chiara su cui appoggiarsi finché non è stato trovato l’accordo tra Lega e M5S. Visto che di fatto il quadro politico italiano è ormai tripartizan, chi garantisce che alle prossime elezioni non ci sia un risultato simile?

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