Cosa c’è dietro la grande vittoria della Raggi che sostituisce i cassonetti bruciati

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-25

I conti di AMA sono in rosso, i romani pagano la TARI più cara d’Italia ma si trovano la monnezza in mezzo alla strada e la sindaca che fa? Parla di cassonetti vittime di “sabotaggio” e protesta contro l’idea di costruire nuovi impianti per i rifiuti. Ma non era lei che voleva due nuovi impianti per il compostaggio proprio a Roma?

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Virginia Raggi è una maestra nel raccontare cose che un’amministrazione normale fa senza troppo clamore come se si trattasse di una grande vittoria. L’ultima è la sostituzione di alcuni cassonetti bruciati in via Galla Placidia. Secondo la sindaca di Roma si tratta di «un risultato importante che fa capire l’impegno che, ogni giorno, i dipendenti dell’azienda assicurano». Secondo il MoVimento 5 Stelle quindi togliere le carcasse di tre – diconsi tre – cassonetti bruciati è un grande risultato. Non solo: per la Raggi «questa è la risposta di Roma Capitale: davanti ai sabotaggi, davanti agli attacchi, noi non arretriamo di un passo».

Virginia Raggi e i cassonetti “sabotati”

Sembra di essere tornati ai bei tempi dei complotti dei frigoriferi. Ma la Raggi ha delle prove di quello che sostiene? Se di sabotaggio si tratta, vale a dire di un’azione sistematica messa in atto da un gruppo di persone definito con scopi ben precisi allora perché la sindaca non è andata di corsa a sporgere denuncia? Il dubbio è che al M5S faccia assai comodo usare come alibi il racconto dei sabotaggi. A Roma da tre anni fila tutto liscio, se non fosse appunto per i “sabotaggi” scoperti e prontamente sventati dalla sindaca.

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Una volta risolto questo problema però si torna alla realtà. I cassonetti sono “sabotati” solo quando vengono incendiati oppure anche quando straripano di immondizia? Al solito il MoVimento è restio a parlare di emergenza rifiuti (a meno di non trovare le prove di qualche cospirazione).

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È un sabotaggio anche la presenza di cumuli di rifiuti abbandonati per le strade oppure quella è ordinaria amministrazione? Se fosse il secondo caso allora sarebbe manifesta l’incompetenza (o incapacità?) dell’attuale Amministrazione nella gestione di un servizio basilare come quello della raccolta dei rifiuti. E dal momento che non è la prima volta che accade e che non risulta ci siano inchieste aperte a carico di sabotatori più o meno ignoti la possibilità che si possa trattare di un atto deliberato contro la sindaca sembra da escludere.

La Raggi e la protesta contro le discariche

A meno naturalmente di non voler sostenere che i cittadini romani producono rifiuti con il solo scopo di mettere i bastoni tra le ruote alla Raggi. Certo, qualche incivile che non fa la differenziata, che abbandona i rifiuti ingombranti fuori dai cassonetti o che semplicemente tratta la città come un’enorme pattumiera c’è. Ma quelli non sono “sabotatori”, sono persone con uno scarsissimo senso civico e un quasi nullo rispetto per gli altri.

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In tutto questo la sindaca che fa? Va all’attacco della Regione Lazio perché ha dato il via alla conferenza dei servizi che dovrà discutere della fattibilità della discarica a Pian dell’Olmo, nella zona Nord di Roma. La Raggi quella discarica non la vuole, poco importa che la conferenza dei servizi potrebbe decidere di non dare l’autorizzazione. Per la sindaca della Capitale “il nostro territorio non può permettersi altri impianti”. A dirlo è la stessa sindaca che qualche tempo fa proponeva di realizzare – senza alcuna concertazione con i territori – due impianti di compostaggio per la frazione umida, uno a Cesano e uno a Casal Selce.

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Eppure da qualche parte i rifiuti prodotti nella Capitale dovranno pur finire. La sindaca ormai è affetta dalla sindrome not in my backyard, motivo per cui la monnezza romana fa il giro d’Italia (e d’Europa). La raccolta porta a porta è definitivamente ferma e non sembra produrre i risultati sperati, il M5S era salito al governo della città al grido di “rifiuti zero”. Un piano ambizioso che si è rivelato una farsa non appena dal Campidoglio hanno iniziato a parlare di “materiali post-consumo” invece di usare il termine “rifiuti”. Et voilà, ecco scomparsi i rifiuti.

I video dei lavoratori AMA con i cassonetti stracolmi

Chissà se è un sabotaggio anche la mancata approvazione degli ultimi due bilanci di AMA. L’ultimo approvato è quello del 2016 e all’appello mancano i consuntivi del 2017 e del 2018. Proprio quelli che riguardano gli anni dell’amministrazione a 5 Stelle della Capitale. Sono i fatti che hanno portato alla cacciata di Bagnacani, che voleva iscrivere a bilancio un credito da 18 milioni di euro che l’azienda vanta nei confronti del Comune per i servizi cimiteriali.

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Il Messaggero ipotizza un bilancio in rosso: di 40 milioni per il 2017 e di 60 per il 2018. Il tutto a fronte di 700 milioni di euro di introiti per la TARI. Perché i romani hanno tutte le fortune: non solo una sindaca che sventa i complotti in nome della legalità ma anche la tassa sui rifiuti tra le più alte d’Italia.

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E la situazione non può che peggiorare perché dopo l’incendio del Tmb Salario AMA è rimasta solo con il vecchio impianto di Rocca Cencia. Di fatto i dipendenti della municipalizzata si occupano solo di raccogliere i rifiuti dalle strade perché i rifiuti dei romani vengono tutti spediti altrove. E non è finita qui, in questi giorni i dipendenti che fanno parte del LILA – Laboratorio Idee Lavoratori Ama (di fatto il “braccio armato” dell’ex assessora Paola Muraro) si sono messi a pubblicare video girati nei pressi dei cassonetti in varie zone della città per documentare l’emergenza (che per il Comune non c’è).

Prima o poi il M5S dovrà rispondere ad una semplice domanda: senza impianti di smaltimento, senza nuove discariche, senza la manutenzione dei mezzi, senza inceneritori come pensa la Raggi di risolvere la questione dei rifiuti a Roma? Sostituire i cassonetti “sabotati” non funzionerà ancora per molto.

Leggi sull’argomento: Doriana Sarli: la deputata M5S che mette a rischio il governo con la Lega

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