Fact checking
Come Virginia Raggi tenta di far credere ai romani di aver risolto il problema della sosta selvaggia a Roma
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-06-17
Oggi la sindaca festeggia perché la Polizia Locale ci sta dando dentro con le multe contro i furbetti della sosta selvaggia. Ma dimentica di raccontare come la sua amministrazione abbia favorito la situazione tra multe non riscosse, bandi non assegnati e un totale disinteresse per il servizio del trasporto pubblico locale
Ordine, disciplina e rispetto delle regole. Questa è la Roma di Virginia Raggi. Forse non ve ne siete accorti perché avete gli occhi foderati di propaganda piddina ma da tre anni a questa parte la Capitale è una città senza dubbio diversa. Ci sono ancora alcuni dettagli da sistemare, l’aria condizionata sugli autobus, la cronica carenza di mezzi di ATAC, le fermate della Metro ancora chiuse oppure la monnezza che staziona davanti agli ospedali. Ma un po’ alla volta, un passettino dopo l’altro a Roma il vento sta cambiando.
Perché Virginia Raggi ha poco di che essere contenta
Presto sarà tutto bello, bello, bellissimo. Anzi lo è già da quando la Raggi è stata eletta. Ora è sufficiente convincere i romani che le cose stanno davvero così. Come parte di questa grande opera di convincimento – qualcuno potrebbe addirittura sostenere che è questo il lavoro dell’attuale amministrazione – oggi la sindaca ha annunciato che a Roma la Polizia Locale sta facendo controlli a tappetto per sanzionare coloro che parcheggiano l’auto in sosta selvaggia e nei posti riservati alle persone con disabilità. La Raggi è una che quando vuole dà anche i numeri: «ad aprile sono state emesse quasi 10mila multe e nei primi 4 mesi dell’anno circa 44mila per infrazioni di regole a tutela di pedoni e persone con disabilità».
Fantastico no? Finalmente gli incivili vengono multati e sanzionati. È la fine della sosta selvaggia? Manco per idea. Perché c’è un piccolo problemino, un dettaglio di poco conto che Virginia Raggi evita accuratamente di menzionare. Che fine fanno quelle macchine parcheggiate in mezzo alla strada, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali, nei gli stalli riservati alle persone con disabilità o ovunque siano d’intralcio alla circolazione? Perché le multe sono solo una parte della soluzione al problema dell’inciviltà degli automobilisti romani.
Quando è che Roma tornerà ad avere un servizio di rimozione dei mezzi in sosta vietata?
Perché? Innanzitutto perché le multe bisogna incassarle, altrimenti i parcheggiatori selvaggi potrebbero pensare che c’è un qualche modo di farla franca. Ed è solo per puro caso che il Comune guidato dalla Raggi e dal M5S ha deciso di rinunciare ad incassare 380 milioni di euro. Si tratta di crediti accertati ma non riscossi entro il termine dell’esercizio precedente che perciò sono stati cancellati nella delibera di giunta approvata lo scorso 9 aprile e relativa al rendiconto 2018. Soldi appunto delle multe per divieto di sosta, per gli accessi in ZTL o quelle comminate a chi viene beccato a circolare sulle corsie preferenziali (ma ci sono anche quelli che non pagano le tasse, come ad esempio la TARI).
Non finisce qui, perché la bella storiella delle multe per divieto di sosta ha un altro risvolto ridicolo. Si tratta di una delle grandi incompiute del MoVimento 5 Stelle: il rinnovo del bando rimozione. Dovete sapere che attualmente la Capitale non ha assegnato il servizio per la rimozione dei veicoli. Un servizio “di minima” c’è: è quello fornito dai quaranta carro attrezzi e dai sei depositi giudiziari che non sono certo in grado di sostenere il peso di circa 50mila rimozioni (previste). Motivo per cui serve appunto un bando, una gara per assegnare un appalto milionario.. Si tratta di una commessa da 5 milioni di euro all’anno. Un servizio che manca a Roma dal novembre 2015, quando venne revocato l’appalto al Consorzio Laziale Traffico (CLT).
Ma fino ad oggi il Campidoglio ci ha provato quattro volte (da quando la Raggi si è insediata, beninteso) senza mai riuscire a portarlo a termine. Annullamenti in autotutela, bandi da rifare perché bocciati dal TAR, temporeggiamenti vari da parte di Enrico Stefàno e dell’assessora Linda Meleo e via dicendo. L’ultima notizia risale al marzo scorso e prevede che “da novembre” parta la gara. Ma c’è da scommettere che anche per l’occasione qualcosa ostacolerà la grande marcia del carro attrezzi per la liberazione della Capitale dal gioco dell’automobilista incivile. È evidente quindi che tra multe non riscosse e auto non rimosse la Raggi abbia ben poco da festeggiare. E c’è di più: perché a monte del cronico problema delle auto parcheggiate in divieto ce ne sono due ancora più enormi: quello della cronica carenza di mezzi pubblici (se ce ne fossero e funzionassero magari la gente sarebbe più invogliata a lasciare l’auto a casa) e di parcheggi. Di fatto quindi è il Comune che continua a creare i presupposti che favoriscono la sosta selvaggia. Ma niente paura: a Roma è tutto bello, bello, bellissimo.
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