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Tony Rizzotto: come l’ex leghista ha sottratto fondi ad un ente di assistenza per i disabili

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-06

L’ex deputato regionale della Lega prova a scaricare le responsabilità sul suo ex collaboratore Alessandro Giammona. Che però aveva fatto assumere lui – senza contratto – e che è il marito di sua cugina. Secondo i giudici i due avrebbero sottratto 500 mila euro di fondi pubblici erogati dalla Regione Siciliana per corsi di formazione ai disabili

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Qualche giorno fa Matteo Salvini era in visita a Palermo, nella Sicilia governata dal centrodestra con la Lega. Da quando però è esploso lo scandalo Tony Rizzotto – l’ex deputato leghista dell’Assemblea Regionale Siciliana al quale, assieme al suo collaboratore Alessandro Giammona, sono stati sequestrati complessivamente 500 mila euro – Salvini non ha detto una parola su quello che sta succedendo sull’Isola. E non hanno detto nulla nemmeno i leghisti siciliani, che pure esistono. Anzi, la pagina Facebook Lega Sicilia Salvini Premier sembra preoccupata più di denunciare il business delle ONG che quello che succede dentro all’ARS.

La consulenza affidata al marito della cugina (senza contratto) e i soldi che sparivano dai conti dell’Istituto per disabili

I leghisti probabilmente contano sul fatto che Rizzotto non è più della Lega (non è stato espulso, se ne è andato lui a luglio causa della “poca democrazia”). Ma è indubbio il fatto che nel 2017 sia stato candidato (ed eletto) nella lista Fratelli d’Italia-Noi Con Salvini e che sia stato eletto con oltre quattromila preferenze. E le accuse non sono certo poca roba. Rizzotto è accusato – assieme al suo collaborator Alessandro Giammona – di peculato per aver sottratto somme di denaro dalle casse dell’Istituto formativo per disabili e disadattati sociali (Isfordd) del quale era presidente. «Ha amministrato l’associazione come fosse una cosa propria», ha scritto il Gip Guglielmo Nicastro nell’ordinanza di sequestro di mezzo milione di euro dai conti di Rizzotto. Il quale – dopo due anni – è stato dichiarato ineleggibile proprio perché non ha presentato le dimissioni dalla carica che ricopriva all’Isfordd entro  il termine di 90 giorni dal termine della precedente legislatura regionale.

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Scrive oggi Repubblica che quando nel 2013 una delle dipendenti dell’Ente, la responsabile amministrativa Josephine Minà, si accorse che i fondi che avrebbero dovuto essere destinati ai disabili finivano invece sul conti di Rizzotto e Giammona provò a chiedere spiegazioni al presidente. Ma per tutta risposta venne venne degradata al ruolo di collaboratore amministrativo. Nel frattempo i dipendenti dell’Ente non ricevevano lo stipendio. Su un totale di un milione e mezzo di euro incassati dall’Isfordd per l’organizzazione di corsi di formazione nel periodo tra il 2012 e il 2015 un terzo sarebbe finito sui conti dei due indagati: 32.520 su quello di Rizzotto e 457 mila su quello del “responsabile esterno delle operazioni”, Giammona il quale però «non risultava avere alcun rapporto di lavoro con l’ente ». Scrive Salvo Palazzolo  sull’edizione palermitana di Repubblica che Rizzotto «convocato in procura, ha ammesso candidamente che Giammona “è il marito di mia cugina, l’ho inserito io nell’Isfordd presentandolo all’ex rappresentante, mio cugino omonimo”».

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Il commissario della Lega in Sicilia Stefano Candiani (in piedi) ad una conferenza con Tony Rizzotto (primo da sinistra) nel 2018 via Facebook.com

Ai Pm Rizzotto ha anche provato a spiegare come mai quei soldi siano finiti sul suo conto dicendo «Pagavo in nero la signora delle pulizie, e poi c’erano le spese dell’affitto». Riguardo alle consulenze affidate a Giammona la decisione è stata invece presa in virtù di «approfondite conoscenze in materia informatica», ma di tutto questo non c’è traccia nel contratto perché non c’è. Si sa invece che Giammona aveva le credenziali d’accesso ai conti correnti dell’Istituto e grazie a queste avrebbe movimentato l’ingente somma di denaro. Rizzotto ha anche provato a scaricare la responsabilità sul suo ex collaboratore facendogli una causa civile e dichiarando «secondo me le parcelle esibite dal Giammona nel procedimento civile sono state create ad hoc dal Giammona stesso per giustificare gli indebiti prelievi dai conti dell’ente e comunque io non le ho autorizzate ne mai vistate a differenza di come ho riferito per le buste paga dei dipendenti dell’ente che mi venivano sempre sottoposte per il visto». Ma secondo il Gip «c’era un accordo fra i due per appropriarsi dei fondi» erogati dalla Regione (tramite contributi europei) in favore dell’Isfordd.

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