La vera storia delle tessere di Poste per il reddito di cittadinanza

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-30

L’arcano svelato da Repubblica: ecco la legge su cui si sta costruendo il provvedimento. E con la scoperta si capisce perché Di Maio non ha voluto fornire troppi particolari

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Dopo le balle di Di Maio e Castelli e sulla tipografia dei segreti che stampa tessere del reddito di cittadinanza, arriva la verità su Poste. Perché in realtà è vero che c’è un tavolo tecnico tra gli uomini del ministero del Lavoro e dello Sviluppo ma questo parte da un punto ben preciso: la social card di Giulio Tremonti targata 2008.

La vera storia delle tessere di Poste per il reddito di cittadinanza

A svelare il mistero è Valentina Conte su Repubblica: non c’è nessun ordine di stampare cinque o sei milioni di tessere per il reddito di cittadinanza come hanno affermato i due simpatici (?) contaballe e questo perché non c’è ad oggi alcuna norma che lo consenta: la Manovra del Popolo non è ancora legge – e si discutono modifiche con l’UE – e il disegno di legge collegato per il reddito di cittadinanza quindi ancora non esiste. Non esiste nemmeno il decreto legge, visto che nella maggioranza hanno scritto una cosa sulla legge di bilancio (ovvero che per reddito e quota 100 si faranno disegni di legge collegati) mentre ai giornalisti hanno detto che sarà un decreto legge a regolare la materia.

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Manovra del Popolo, stime a confronto (La Repubblica, 28 novembre 2018)

Ma qualcosa c’è. Nel disegno (o decreto) sarà finalmente deciso in via ufficiale chi avrà diritto al reddito di cittadinanza, quali siano i requisiti e le condizioni e come si può fare domanda. Spiega però Repubblica che nell’occasione arriverà la sorpresa: il rimando cioè al decreto legge 112 del 2008, convertito nella legge 133 del 6 agosto 2008, firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Brunetta, Sacconi, Calderoli e promulgato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ovvero il decreto di istituzione della social card di Giulio Tremonti.

La social card per il reddito di cittadinanza

Le carte di credito sono materia di Poste italiane, azienda ora quotata in Borsa, che per inciso ha ancora in essere un contratto con lo Stato per la realizzazione e la fornitura della social card di tremontiana memoria. Che a quanto pare sarebbe il veicolo adatto per il reddito di cittadinanza, evitando una gara pubblica, come spiega anche Sergio Rizzo sempre su Repubblica. Il decreto di Berlusconi e Tremonti verrà quindi utilizzato ora dal reddito di cittadinanza pentastellato, in totale continuità con i governi degli ultimi dieci anni.

Lo stampatore, oltre che circuito finanziario, sarà Mastercard. All’epoca intascò 1,898 euro su base annua per ciascuna carta emessa, come rivelò l’allora sottosegretario all’Economia Casero in Parlamento. Mentre a Poste andarono 1.149.221 euro per la sola spedizione a casa della tessera. Se ne produssero 2 milioni, ma fu un flop. Meno di 600 mila ricariche, per i requisiti troppo stringenti. Il ministro Di Maio ne vuole 5-6 milioni. Anche se le famiglie in povertà assoluta sono 1 milione e 800 mila, che certo corrispondono a 5 milioni di poveri. Compresi anche i bambini, però.

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Vignetta da: Twitter

Ecco quindi svelato l’arcano: il ministero di Di Maio sta quindi lavorando sulle tessere per il reddito di cittadinanza sulla base della legge per la social card, anche se è probabile che ci saranno significative differenze da colmare con una legge tra i due provvedimenti. Questo intendeva Di Maio con la sboronata sui cinque-sei milioni di tessere che aveva dato ordine di stampare.

Leggi sull’argomento: Tutto quello che non torna nella “massima trasparenza” di Luigi Di Maio

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