«Piuttosto che fare la TAV, facciamo cadere il governo»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-07

La minaccia di Di Maio a Salvini. Che però non sembra molto impressionato e procede a riunire il centrodestra. Immaginando un voto del Parlamento sulla TAV

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«Forse non hanno capito che la Tav con questo governo non si farà mai, qui non finisce come con Tap e Ilva, piuttosto che dare il via libera lo facciamo cadere, il governo. Ma non arriveranno a tanto»: Luigi Di Maio sembra davvero crederci all’arma fine-del-mondo per fermare l’Alta Velocità e convincere la Lega. Tanto che, racconta oggi Repubblica, è persino riuscito ad ammettere indirettamente che su TAP e ILVA ha fatto il contrario di quello che aveva promesso, nonostante i grillini in pubblico tentino ancora di negarlo.

 

«Piuttosto che fare la TAV, facciamo cadere il governo»

Ma a parte la felicità per la consapevolezza appena conquistata, che l’esecutivo sia a rischio non è una novità visto che ieri Francesco Verderami, “voce” di Giorgetti sul Corriere della Sera, tornava a evocare l’incidente per far cadere il governo anche se lì si puntava più sull’autonomia come casus belli. Repubblica scrive che per Di Maio la pratica Tav è chiusa.

Col premier Conte e con Toninelli hanno già decretato la morte del progetto, con questo timing: consegna del documento a Salvini entro lunedì, poi entro venerdì 15 la pubblicazione ufficiale del testo. Il “tunnel di base” non si realizzerà, è l’annuncio che il premier si prepara a fare. L’unica concessione di Di Maio è che in alternativa si potrà potenziare con un miliardo di investimenti la linea storica che passa dal Frejus, adeguandola alle esigenze dei nuovi treni.

Un’operazione che però, secondo alcuni esperti favorevoli all’alta velocità, comporterebbe il trasporto delle merci a 1.300 metri di quota, con tutti i rischi e i costi del caso. Eppure, la partita che l’ala grillina di Chigi considera chiusa non lo è affatto per Salvini e la Lega. Pronti a rilanciare la battaglia e a trascinarla fino in PParlamento un minuto dopo che Conte e Toninelli avranno reso ufficiale l’analisi costi-benefici.

Ma la Lega, forse a conoscenza dello scenario raccontato dai grillini, ha già in serbo la contromossa: un voto d’Aula dove far convergere l’intero centrodestra e anche il Partito Democratico, per avere l’ok all’Alta Velocità e mettere in minoranza i grillini. Quale strumento verrà utilizzato? Un ordine del giorno?

 

Un grande ritorno (quello di Salvini con Berlusconi)

Intanto oggi per Salvini è il giorno in cui tornerà a farsi vedere in giro con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi  e per le 17 di oggi ha allestito nella sala consiliare del Comune di Pescara — in quell’Abruzzo che sta battendo metro per metro in vista del voto di domenica:

Conferenza stampa congiunta a beneficio di telecamere e dirette Facebook nella regione in cui sono alleati. In campagna elettorale non accadeva dal “patto dell’arancina” di Catania del novembre 2017, in pubblico dalla manifestazione di Roma al Tempio di Adriano alla vigilia delle Politiche di un anno fa, quei tre non si erano più fatti vedere insieme dalle consultazioni al Colle di maggio.

Un rischio schianto ad Alta Velocità per l’esecutivo Conte comincia quindi a profilarsi. E del resto che i rapporti tra Lega e M5S siano orribili a causa della TAV è testimoniato dall’aneddoto raccontato oggi dal Corriere della Sera: il ministro Toninelli ha convocato l’ambasciatore francese per dargli l’analisi costi-benefici senza farsi beccare da Rixi e Siri, i suoi due sottosegretari che rispondono al Carroccio.

Dietro al no al completamento dell’opera, scrivono i tecnici guidati dal professor Marco Ponti, c’è «l’antieconomicità del trasporto via ferro». Che impone quindi l’immediato stop alla Torino-Lione. In quanto i costi per terminarla, circa 4,7 miliardi, non sarebbero ripagati da un aumento di traffico nel medio lungo termine. Non solo. Se le merci fossero dirottate dall’autostrada ai treni ad alta velocità,l’erario avrebbe una perdita secca, da qui ai prossimi anni, di almeno 1 miliardi di euro di gettito dell’accisa sul gasolio per i Tir. Tra le diseconomie c’è poi l’extra costi legato invece alla costruzione della linea che, a dispetto di quanto stimato dal progetto originario, sarebbe di circa 6 miliardi. Costi di realizzazioni di cui non si sarebbe tenuto conto.

Leggi sull’argomento: Quota 100, le domande sono di disoccupati (e il turnover?)

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