Quota 100, le domande sono di disoccupati (e il turnover?)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-07

Il governo sosteneva che lasciar andare in pensione prima avrebbe liberato posti di lavoro. Ma le prime domande all’INPS svelano qualcosa di diverso

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Sembra ieri che Salvini e Di Maio assicuravano insieme ai tanti componenti del Governo del Cambiamento che l’introduzione di Quota 100 per sospendere provvisoriamente la riforma Fornero avrebbe “liberato” posti di lavoro con un turnover che avrebbe complessivamente fatto bene all’economia italiana. Sono 24 mila, nel giro di meno di una settimana, le persone che hanno fatto domanda di pensionamento con il meccanismo del 38+62 (anni di contributi, più età anagrafica), ma, racconta oggi La Stampa, si tratta di una platea composta quasi unicamente (per il 90%) di individui attualmente privi di occupazione.

«Abbiamo a che fare con persone non occupate più pronte a fare domanda di pensionamento, circostanza che dovrebbe far riflettere circa l’idea che il pensionamento liberi posti di lavoro per i giovani», spiegano fonti dell’Inps ribadendo un concetto che il presidente uscente, Tito Boeri, ha espresso in molte circostanze. Nulla di male: lo strumento è aperto a chi ha maturato i requisiti ed è ovvio che proprio chi ha perso il lavoro sia maggiormente interessato ad approfittare della via d’uscita.

quota 100 opzione donna
Quota 100 e opzione donna: quanto si perde (La Repubblica, 4 febbraio 2019)

Tuttavia, appunto, il fatto che pochi italiani attualmente titolari di un’occupazione abbiano la smania di lasciare fa pensare che, difficilmente, ci sarà un massiccio turn-over negli uffici e nelle aziende. Molte domande, peraltro, provengono dalle regioni meridionali (4 su 10 da Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e in ballo ci sono soprattutto posti nel pubblico impiego, mentre lo spirito della riforma punta a privilegiare movimenti in uscita nelle aziende private.

Enrico Marro sul Corriere della Sera invece scrive che le elaborazioni sulle 6mila domande veicolate dal patronato della Cisl mostrano un altro dato molto interessante, cioè che il gruppo più numeroso di richiedenti, ben il 39%, è formato da disoccupati con la Naspi (l’assegno di disoccupazione). Se a questi si aggiunge il 4% formato da lavoratori autonomi «in difficoltà», ecco che il 43% delle domande passate per l’Inas viene da persone che sono senza lavoro o che rischiano di perderlo. In questo senso, quindi, «quota 100» si presenta come una sorta di nuovo ammortizzatore sociale. Un fatto che viene confermato guardando agli altri gruppi di richiedenti classificati dal patronato della Cisl: c’è infatti un 24% di lavoratori che, pur non avendo problemi di stabilità occupazionale, ha un familiare disabile da assistere. Significativo pure il fatto che non risultino richiedenti nella categoria «quadri e dirigenti».

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