Opinioni
L’incidente che può far cadere il governo
di Mario Neri
Pubblicato il 2019-02-06
La maggioranza Lega-M5S è al capolinea, sentenzia oggi il retroscenista Francesco Verderami sul Corriere della Sera. E la figura maestosa (si fa per dire) del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si staglia prepotente sul pronostico. Perché, argomenta Verderami, i gialloverdi sono divisi su tutto: dalla TAV alla Diciotti passando per l’autonomia. E lo […]
La maggioranza Lega-M5S è al capolinea, sentenzia oggi il retroscenista Francesco Verderami sul Corriere della Sera. E la figura maestosa (si fa per dire) del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si staglia prepotente sul pronostico. Perché, argomenta Verderami, i gialloverdi sono divisi su tutto: dalla TAV alla Diciotti passando per l’autonomia. E lo sgarbo dell’invio dell’analisi costi-benefici alla Francia senza avvertire l’alleato è soltanto uno degli episodi che fanno dire che “è finita prima ancora che finisca”. Anche se sul tavolo c’è ancora un’arma di ricatto o qualcosa su cui litigare, ovvero l’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
Il passaggio per il ministro dell’Interno è delicato: per questo motivo ha imposto la consegna del silenzio ai dirigenti leghisti. Solo che i dirigenti leghisti tra loro parlano. Così la scorsa settimana a Bergamo, durante la festa della Lega lombarda, il sottosegretario alla presidenza Giorgetti ha detto che «se non dovesse passare l’Autonomia regionale come la chiediamo noi, e come peraltro è scritto nel contratto, io mi ritirerei dal governo. Restarci non avrebbe senso».
Il pronostico di Verderami è che il punto di rottura potrebbe essere trovato presto, anche prima delle elezioni europee che sembravano diventare un punto di svolta:
La verità è che il «mediatore» si trova imbrigliato tra Di Maio e Salvini. I due vicepremier non possono sbagliare: il primo si gioca solo il governo, il secondo rischia anche personalmente. Entrambi mirano a scaricare sull’altro la responsabilità della rottura. Ecco spiegato il motivo per cui non c’è certezza sulla deadline, che — secondo rappresentanti di governo leghisti — «potrebbe essere anticipata prima delle Europee». In quel caso non ci sarebbero i numeri per altri esecutivi.
L’opzione M5S-Pd è impraticabile, «i dem non sono pronti», spiega un esponente grillino. E un gabinetto di centrodestra con i transfughi dei Cinque Stelle non lo vorrebbe Salvini: intestarsi una simile operazione per gestire poi la prossima Finanziaria, vorrebbe dire ripercorrere la strada di Renzi. Che vinse alle Europee e poi perse tutto.
Ma se le alternative sono finite c’è solo una strada da percorrere: le urne.
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