Sovranisti senza gloria

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-27

Doveva essere una giornata gloriosa per il sovranismo italico: la grande e annunciata liberazione dell’Emilia-Romagna dal comunismo. È finita con i sovranisti alle vongole fuori dalle loro bolle e alle prese con la realtà

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Emilia-Romagna il giorno dopo. Il titolo del film che i sovranisti si apprestavano a vedere probabilmente suonava più come Emilia-Romagna Anno Zero, intendendo come il primo anno della liberazione della regione rossa dal governo dei sinistri e dei comunisti dopo settant’anni. È finita con diversi sovranisti di grido e di fama costretti a poderose marce indietro, giustificazioni, spiegazioni e curiose analisi della sconfitta.

Quelli che sono passati da Salvini genio a Salvini non capisce la gente nell’arco di una notte

Partiamo da Annalisa Chirico, la giornalista del Foglio è stata una delle grandi sostenitrici di Matteo Salvini di questi ultimi mesi. È la stessa Annalisa Chirico che in un pregevole  intervento a L’Aria che Tira sostanzialmente paragonava Salvini a Marco Biagi (perché deve girare con la scorta), se la prendeva con “gli agitatori” che hanno protestato davanti al Paladozza e lodava la scelta di Lucia Borgonzoni di parlare di “ospedali aperti anche di notte modello Veneto.

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L’avevamo lasciata a rispondere a Fabio Volo per spiegare che Salvini «avrebbe citofonato tale e quale pure a un camorrista. Lui fa così». Ma ha citofonato solo ad un ragazzino al Pilastro che per la Chirico è «un quartiere abbandonato dallo Stato», non a camorristi o ‘ndranghetisti. E sì che in Calabria ci è andato spesso in questi mesi. Inutile poi far notare che il messaggio non è «la signora disperata che ha perso un figlio per overdose» (perché malato di Sla) ma la gogna contro una famiglia di “tunisini”. Ma la fondatrice di Fino a prova contraria non ha battuto ciglio sullo strano garantismo salviniano nei confronti degli spacciatori.

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La troviamo oggi a promuovere il suo ultimo libro e a spiegarci che «a Bibbiano, al Papeete e al Pilastro la Lega perde. Gli eccessi di propaganda che superano il senso comune e talvolta il buon senso non premiano mai. La gente vuole essere rassicurata, non esasperata». Proprio lei che lodava Salvini parlando del fatto che il capo del Carroccio “ha un rapporto quasi carnale con la folla” e apprezzava il suo essere «autentico, la gente percepisce il suo essere vero, sincero, genuino».

Quelli che ci spiegano che doveva vincere la Borgonzoni ma la sinistra ha fatto di tutto per non perdere

Altre signore del sovranismo televisivo invece oggi tacciono. È il caso dell’ex giornalista RAI Maria Giovanna Maglie che il giorno prima del voto scriveva che il voto in Emilia-Romagna era «la madre di tutte le battaglie e non una elezione regionale qualunque da ascrivere fingendo disinvoltura nell’elenco ormai lunghissimo delle perdite del centro-sinistra» rivendicando il suo ruolo profetico nell’indicare nel voto di ieri la prova cruciale per il governo nato a settembre «a dispetto dell’ articolo 1 della Costituzione». Prima di salutare i suoi lettori “a lunedì” la Maglie indicava un lungo elenco di soprusi dei poteri forti contro il Popolo, dalla pronuncia della Cassazione sull’arresto di Carola Rackete alla sentenza della Corte Costituzionale sul quesito del referendum per la legge elettorale promosso dalla Lega (e scritto da Calderoli) passando per le Sardine «il movimento clonato dall’alto a suon di milioni di euro come non accadeva dai tempi del minculpop o dai tempi dei progetti maoisti  di pianificazione della società cosiddetta civile». I presagi, i segni del cielo, tutto congiurava per una vittoria di Lucia Borgonzoni. Oggi è lunedì e stiamo raccontando di quella di Stefano Bonaccini.

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Il professor Marco Gervasoni, già autore su Libero, ci spiega invece che è inutile prendersela con Lucia Borgonzoni per aver perso: «come se non sapessimo che il centro destra poteva candidare anche Roosevelt, lo stesso la sinistra avrebbe fatto di tutto per non farlo vincere». Ora a parte che Roosevelt – tra le altre cose – fu quello che alzò le tasse ai ricchi mentre Salvini e la Lega sono quelli che vogliono ridurle è curioso che si accusi il centro sinistra di aver fatto di tutto per non perdere. Cosa doveva fare Bonaccini, arrendersi alla candidatura della Borgonzoni e sventolare bandiera bianca? Fino a prova contraria a far vincere Bonaccini sono stati gli elettori, se qualcuno sa di brogli o altro forse è meglio andare a denunciare in Procura.

OPS: il senatore che saluta un vecchio amico

C’è poi il complotto. Perché ad un certo punto dello spoglio ieri notte i dati sui risultati pubblicati sul sito del Ministero e quelli dati in televisione non combaciavano. La differenza ovviamente è che il Ministero pubblica i dati certi mentre le televisioni, anche per ragioni di spettacolo, si affidano alle proiezioni statistiche sui dati fino a quel momento raccolti in alcuni seggi “campione” ma non ancora comunicati al Viminale e quindi resi pubblici.

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C’è anche quello che guardando i risultati ufficiali, che riguardavano poche sezioni in alcune province, ha festeggiato con un certo anticipo. È il caso del senatore Alberto Bagnai che ieri notte a mezzanotte e mezzo ha cinguettato “OPS”.

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Ma perché ha scritto OPS? Forse perché i “dati veri” e quelli delle proiezioni non dicevano la stessa cosa (segnatamente i primi davano in vantaggio la Borgonzoni)? Giammai. Come ha spiegato poco fa quell’OPS in realtà era un tweet «dedicato all’ingresso di un vecchio amico di Goofynomics».

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Perché tutti quando un amico entra da qualche parte lo salutiamo esattamente così: OPS. Alcuni esempi sono “OPS come stai? Da quanto tempo!” oppure “OPS vecchio amico mio, bentrovato!”.

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Solo un caso che poco prima Bagnai avesse condiviso un tweet che metteva in risalto la “discrepanza” su quanto veniva detto in quei momenti in televisioni e sembrava avessero vinto sia Bonaccini che la Lega.

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Ma il nostro si è ripreso subito retwittando un post in cui si rosicava per la vittoria di Bonaccini (ormai un dato di fatto) dicendo che «aveva solo l’appoggio dei media, del Governo, dei preti, di uno degli avversari e di un “movimento spontaneo” che sarà costato milioni».

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Alla fine in ER è finita 51% a 43%

Manca qualcosa? Certo: il voto di quei 1.195.742 elettori che in base alle regole di quella cosa chiamata democrazia con il loro appoggio hanno fatto vincere Bonaccini.

Quello che si fa trollare da Stefano Bonaccini

Il caso più curioso è senz’altro quello di Giorgio La Porta, assistente dell’europarlamentare leghista Antonio Rinaldi che oggi con un certo orgoglio rivendica un successo personale: «Qual’è la prima cosa che fa Bonaccini da nuovo presidente della Regione? Viene sul mio Twitter a ‘salutarmi’».

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A parte che qual è si scrive senza apostrofo è vero: Bonaccini ha risposto così ad un tweet di La Porta «Buongiorno. Sono il Presidente della @RegioneER  Un consiglio: sia più prudente nelle previsioni. Per evitare brutte figure. Ci vedremo presto a Bruxelles. In ogni caso, buon lavoro» il quale nei giorni scorsi (come tutti i sostenitori del centrodestra) aveva previsto una vittoria a valanga della Borgonzoni.

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C’è da dire che quello non è l’unico sassolino che Bonaccini si è tolto dalle scarpe via Twitter e il povero La Porta non è stato nemmeno il primo. Questa mattina alle 4 Bonaccini ha sfottuto l’account Grande Cocomero che preannunciava una vittoria leghista. Altre “vittime” della fury del Presidente: la giornalista Silvia Sciorilli Borelli e altri selezionati fortunati vincitori della lotteria dei tweet.

 

Leggi anche: I leghisti che spiegano ai cittadini di Bibbiano come dovevano votare

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