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La storia di Soros dietro le proteste di Black Lives Matter per George Floyd

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-01

Cosa c’è di vero nella storia dei 33 milioni di dollari dati da Soros alle organizzazioni delle proteste di Black Lives Matters? La storia gira dal 2015 e ovviamente non è proprio così accurata come sembra a prima vista (strano, ve’?)

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Forse invidioso di essere stato sovrastato da Bill Gates nell’immaginario collettivo dei complottisti nostrani, George Soros torna d’attualità a proposito delle proteste di Black Lives Matter per George Floyd. L’accusa, non nuova ma evergreen, è di aver fondato oppure di aver dato un sacco di soldi e in ogni caso di essere dietro BLM, nato nel 2013 in seguito all’assoluzione del vigilante George Zimmerman che aveva sparato al diciassettenne afroamericano Trayvon Martin il 26 febbraio 2012, uccidendolo.

La storia di Soros dietro le proteste di Black Lives Matter per George Floyd

Andiamo con ordine. La prima accusa nei confronti di Black Lives Matter è quella di essere proteste “organizzate”, come ha scritto nei giorni scorsi tra gli altri Bernard Kerik, ex commissario di polizia di New York City che ha rimediato quattro anni di carcere per frode fiscale (successivamente amnistiato da Trump) e quindi quando parla di losche trame è di certo un’autorità. Già nelle reply alla discussione aperta da Kerik c’è chi indica Soros e la Cina come burattinai di BLM. E c’è anche chi pubblica un listino prezzi che prevede 200 euro al giorno per fare l’anarchico.

george soros black life matters

Ma, chissà perché (ironia), sono i sostenitori di Donald Trump quelli più sicuri del fatto che il movimento faccia parte di una vasta campagna per manipolare gli afroamericani sotto la guida occulta del finanziere ungherese che ha fatto studiare Viktor Orbàn (e quindi, tecnicamente, lo ha finanziato).

Su Twitter c’è anche chi pubblica la lista dei progetti finanziati da Soros (dove BLM non compare) per dare maggiore sostegno alla sua tesi, mentre una tesi così originale e interessante non poteva non fare breccia anche nel cuore dei complottisti nostrani:

black lives matter george soros

Tra questi c’è anche chi dice che le intere proteste USA sono in realtà un false flag, mentre all’accusa nei confronti di BLM si aggiunge anche quella nei confronti di ANTIFA, che non poteva non far parte dei cattivoni.

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C’è da dire che la storia di Soros che finanzia i movimenti antirazzisti era molto di moda all’epoca di Ferguson. Uno dei giornali più interessanti a parlare della vicenda è il Washington Times secondo il quale “Soros ha spinto il movimento di protesta di Ferguson attraverso anni di finanziamenti e mobilitazione di gruppi negli Stati Uniti, secondo le interviste con attori chiave e i documenti finanziari esaminati dal Washington Times”. È sul WT che nasce la storia dei 33 milioni di dollari donati “per sostenere gruppi già affermati che hanno incoraggiato gli attivisti di base e sul campo di Ferguson , secondo le più recenti dichiarazioni fiscali delle sue Open Society Foundations senza scopo di lucro”.

Ma davvero George Soros finanzia Black Lives Matter?

David Mikkelson su Snopes nel gennaio 2015 aveva spiegato cosa c’è di vero e cosa c’è di falso nella storia dei 33 milioni di dollari di Soros ai manifestanti che si sono ribellati dopo l’omicidio di Michael Brown da parte di un agente di polizia a Ferguson: la voce è nata dalla Open Society Foundations (OSF), una rete di sovvenzioni progressista-liberale che ha fondato (come Open Society Institute) nel 1993 per finanziare gruppi della società civile in tutto il mondo. Spiega Snopes: “sebbene George Soros sia il fondatore e il presidente dell’OSF, ovviamente non supervisiona né approva personalmente ogni singola sovvenzione concessa dalla rete dell’OSF alla moltitudine di organizzazioni e programmi che la rete aiuta a finanziare. Inoltre, la cifra di 33 milioni di dollari include quasi tutte le organizzazioni con qualsiasi collegamento con l’attivismo correlato a Ferguson che hanno ricevuto denaro dalla rete OSF, anche se il loro coinvolgimento era tangenziale (come pubblicare, scrivere o promuovere un hashtag). E che tali gruppi potrebbero aver ricevuto parte dei loro finanziamenti dalla rete OSF non significa che quei fondi siano stati dati allo scopo specifico di organizzare proteste legate a Ferguson, o con la conoscenza che sarebbero stati utilizzati in questo modo”.

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Molte delle organizzazioni citate nei rapporti hanno ricevuto finanziamenti anni prima delle proteste di Ferguson, forse per una forma di “preveggenza” nei confronti dell’immediato futuro (o, direbbero i complottisti, questa è la prova del complotto che viene da lontano). Kenneth Zimmerman, direttore dei programmi statunitensi dell’OSF, ha spiegato in una dichiarazione che l’OSF ha dato questo tipo di gruppi sin dai suoi inizi nei primi anni ’90 e che, sebbene i gruppi coinvolti nelle proteste siano stati destinatari delle sovvenzioni del sig. Soros, non erano in alcun modo diretti a protestare contro il volere di Open Society. Ma la verità è che Soros in questo periodo sta bene un po’ su tutto. Anche sull’arancione dei gilet di Pappalardo:

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