Simone Di Stefano e le “scaramucce di paese” in cui era stato coinvolto Francesco Chiricozzi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-30

Ospite questa mattina a Radio 24 nel programma condotto da Maria Latella e Oscar Giannino il segretario nazionale di CasaPound ha spiegato che il caso del consigliere comunale accusato di violenza sessuale non è figlio della cultura dei fascisti del Terzo Millennio. E minimizza i pestaggi (“scaramucce di paese”) dicendo che quelli di CasaPound sono solo vittime di un “nemico senza volto” che si aggira per “i territori” armato di mazze e bastoni. Chi?

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«Episodi di scaramucce sul territorio è piena l’Italia perché purtroppo esiste una controparte politica violenta che pensa di poter con mazze, caschi e bastoni di sopprimere la voce di un partito che si candida regolarmente alle elezioni». Così questa mattina a Morgana e Merlino su Radio 24 il vicepresidente di CasaPound Italia Simone Di Stefano spiegava come mai Francesco Chiricozzi – il consigliere comunale accusato di aver stuprato e picchiato una donna – non fosse stato allontanato prima dal partito. Ieri su Facebook CasaPound Viterbo aveva scritto che  il reato contestato è «estraneo al nostro DNA». Si riferivano ovviamente all’accusa di violenza di gruppo.

Il vittimismo di Di Stefano

Ma perché Di Stefano parla di scaramucce sul territorio? Maria Latella gli aveva appena chiesto se magari non fosse stato il caso di espellere Chiricozzi dopo che era stato accusato di aver partecipato un pestaggio. Il consigliere comunale di CasaPound è infatti stato rinviato a giudizio per il pestaggio di un giovane di Vallerano Paolo Evangelistella, che aveva postato su Facebook una vignetta ironica su Casapound. Per quella stessa vicenda sono stati condannati con il giudizio abbreviato a due anni e otto mesi Jacopo Polidori, all’epoca presidente di Casopound Cimini e ora consigliere comunale a Vallerano e il militante Luca Santini. La posizione di Chiricozzi, allora minorenne, venne invece stralciata. Ora, a distanza di due anni, si terrà il processo per lui davanti al tribunale per i minorenni. Il 19 luglio dovrebbe essere la data di inizio del giudizio a suo carico.

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Le orribili neofemministe (cit.)

Secondo Di Stefano per quel pestaggio la colpa è apparentemente della vittima. Che però non girava con mazze, caschi e bastoni (lo fanno invece quelli di CasaPound) né tentava di “sopprimere” la voce di CasaPound. Anzi sono stati quelli di CasaPound a tentare di mettere a tacere un ragazzo la cui unica colpa – se così la vogliamo chiamare – era stata quella di aver condiviso sul suo profilo Facebook un meme. Di Stefano però ritiene non si possano paragonare le due cose: «non può mettere sullo stesso piano i due episodi, uno di una gravità estrema l’altro comunque ancora in attesa di giudizio». Insomma, per l’accusa di  pestaggio massimo garantismo, per quella di violenza sessuale Chiricozzi è già stato condannato dai suoi «nella maniera più rapida e più giusta».

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Ma CasaPound è un’organizzazione violenta? Al di là delle parole d’ordine (ad esempio nel dubbio mena) Oscar Giannino fa notare come difficilmente si possa parlare di una persecuzione nei confronti di CasaPound, violenze, rapine, attentati incendiari, detenzione di armi, banda armata, aggressione a pubblico ufficiale, questi alcuni dei reati contestati agli esponenti di CasaPound. Di Stefano contesta i numeri (del Ministero dell’Interno) e spiega che «la verità è che noi operiamo sui territori con dall’altra parte un nemico che non ha volto che è impunito e che può fare quello che vuole, parlo del mondo dei centri sociali, dell’antagonismo e dell’antifascismo militante». Identificare un avversario politico come “nemico” nasconde un atteggiamento violento.

CasaPound aveva un violento in casa, ma la colpa è dello Stato che non vuole la castrazione chimica

I violenti sono i No Tav, insomma, loro si stanno solo difendendo (da una vignetta su Facebook?) e «abbiamo sempre meno condanne e meno indagati del Partito Democratico», precisa. Dimenticando però che i reati sono ben diversi, così come anche i numeri in proporzione agli iscritti. Nessuno vuole mettere sullo stesso piano uno stupro e un pestaggio ma come fa notare la Latella «la tolleranza zero sui violenti comincia con il segnalare che non sono accettati quelli più “piccoli”», quelli che Di Stefano chiama “risse di paese” dove un branco si accanisce su una persona sola.

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Non si può chiedere repressione sugli stupri e tollerare invece le “scaramucce” dando la colpa agli altri, anche quando gli aggressori sono di CasaPound e quando la violenza avviene all’interno di un circolo dove abitualmente si riuniscono i militanti di quel partito. Il punto è che CasaPound tollera al suo interno la presenza di un certo tipo di violenti e poi magari si sorprende se tra questi ci sono magari degli stupratori. Ma la colpa è dello Stato, delle pene che non sono abbastanza severe e della giustizia che procede troppo a rilento, dei No Tav, dei centri sociali, degli antifascisti.

Leggi sull’argomento: Quando Salvini era alleato con CasaPound

 

 

 

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